Washington - Oggi lo scontro tra Apple e Fbi si sposterà per la prima volte nelle aule del Congresso Usa. Nel pomeriggio i parlamentari ascolteranno, in due interventi distinti, il capo dell'Fbi, James Comey e il responsabile dell'ufficio legale di Apple, Bruce Sewell. Circa dieci anni fa Sewell e Tim Cook, l'amministratore delegato di Apple, si scontrarono, quando Sewell era l'avvocato di Intel, sull'utilizzo dei chip della Intel nel pc Mac. Ora invece sono sulla stessa sponda. Sewell ribadirà che costringere Apple e sbloccare l'iPhone di uno dei terroristi della strage di San Brernardino costituirebbe un "pericoloso precedente" per la sicurezza di milioni di utilizzatori di iPhone. Sewell e' considerato un avvocato calmo e pragmatico, che in genere tende ad evitare le liti, ma Cook ha già detto che Apple è pronta ad andare fino in fondo nella vicenda e cioe' e' pronta ad arrivare fino alla Corte Suprema.
Giudice New York, Apple non obbligata a sbloccare i Phone
Al colosso di cupertino dà ragione un giudice di New York che stabilisce che la Polizia ha violato la legge chiedendo all'azienda di sbloccare l'iPhone di un presunto trafficante di droga. La sentenza riguarda una vicenda completamente diversa da quella ripresa dai media di tutto il mondo in cui l'Fbi ha ordinato a Apple di sbloccare l'iPhone di uno degli autori della strage di San Bernardino, tuttavia le richieste della Dea e dell'Fbi sono le stesse, anche se riguardano l'iPhone di un presunto trafficante di droga. Il giudice, James Orenstein di New York pero' ha disposto che la polizia non può obbligare Apple ad eseguire l'ordine. "Quel che il governo vuole non si puo' ottenere - scrive - perché il Congresso ha preso i esame una legge a questo scopo ma non l'ha approvata". Dunque la polizia non può procedere attraverso l'All Writs Act, che fa scattare le ordinanze dei giudici. (AGI)