Roma - "Prima di parlare di quanti uomini inviare in Libia bisogna avere un nuovo governo": con queste parole il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha ricordato che, prima di qualunque impegno italiano in Libia contro l'Isis, bisogna attendere un passaggio cruciale: il voto di fiducia del Parlamento di Tobruk al governo di unità nazionale. Il voto sul nuovo governo, guidato da Fayez al-Sarraj e composto da 13 ministri, è atteso per lunedi' prossimo, 29 febbraio.
Ancora non è chiaro se la votazione si terrà a Tobruk o verrà spostata in un luogo diverso per evitare pressioni esterne da parte di fattori locali contrari al nuovo governo. Un totale di 101 deputati hanno firmato una petizione a sostegno della lista dei ministri, garantendo in tal modo la fiducia "virtuale" al futuro esecutivo. "Ci auguriamo che la prossima settimana si riesca a fare ciò che non è riuscito nelle ultime settimane, e cioè la fiducia al nuovo governo", ha insistito il capo della Farnesina. Gentiloni è a Cipro per un vertice dei Paesi Ue della sponda sud che, tra i temi cruciali in agenda, ha proprio quello dell'allarme per l'avanzata jihadista in Libia.
Quando il nuovo governo avrà formulato le richieste alla comunità internazionale, "certamente l'Italia farà la sua parte", ha aggiunto. "C'è una maggioranza, 101 parlamentari sono a favore: ma il fatto che questa maggioranza possa esprimersi a Tobruk dipende dal cessare di atteggiamenti, addirittura minacce fisiche, che ci sono stati negli ultimi incontri. Mi auguro che questa maggioranza possa esprimersi davvero". Sulla stessa lunghezza d'onda l'inviato dell'Onu per la Libia, Martin Kobler: "La lista dei ministri proposta dal premier Fayez al Sarraj non è esemplare ma è la migliore possibile". Ma "non possiamo aspettare molto, tutte le parti devono ritornare a unire il Paese".
Oggi negli ambienti del Quirinale si sottolineava come il Consiglio Supremo di Difesa, nella riunione di giovedi', abbia pienamente confermato la linea espressa in questi mesi dal governo. Nessuna fuga in avanti, dunque, anche se il Corriere della Sera ha scritto che la "missione militare di supporto su richiesta delle autorità libiche" avverrà con "corpi militari speciali" e "operazioni riservate" condotte grazie a una legge approvata lo scorso novembre dal Parlamento che permette ai gruppi d'elite di agire "seguendo la catena di comando dei servizi segreti". Intanto, sul terreno, il portavoce dell'Esercito libicoha annunciato la presa del centro di Bengasi e in particolare di alcuni importanti palazzi delle istituzioni locali. Piu' est, invece, la città di Derna si blinda per impedire il ritorno dell'Isis: sacchi di sabbia, blocchi di cemento, cecchini agli edifici sono pronti a difenderla. (AGI)