dall'inviato Salvatore Izzo
L'Avana - Un solo matrimonio unisce la chiesa cattolica a quella ortodossa russa. Nella dichiarazione congiunta tra Papa e Patgriarca Kirill e' espresso "rammarico" per le equiparazioni al matrimonio di altre forme di unione. La dichiarazione e' il frutto dlel'incontro di due ore e del negoziato di vent'anni che lo ha preparato.
Per mille anni mai un vescovo di Roma e un patriarca di Mosca si erano incontrati. Ed oggi si sono abbracciati in un luogo "neutro", lontano dall'Europa dei conflitti intercristiani: Cuba, dove il primo - che e' diretto in Messico - ha raggiunto il secondo che vi sta compiendo una visita pastorale. Il gesto di abbracciarsi che hanno compiuto pur non essendosi conosciuti personalmente prima (mentre Kirill nel precedente incarico di responsabile delle relazioni estere del patriarcato russo aveva avuto modo di incontrare altri esponenti cattolici, compreso Ratzinger), richiama alla memoria un'altra prima volta: l'abbraccio di 50 anni fa a Gerusalemme tra Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora.
"Questo viaggio e' stato fortemente voluto da mio fratello Cirillo e da me", ha affermato poche ore fa Papa Francesco salutando nel volo da Roma i giornalisti che lo seguono nel suo 12esimo viaggio internazionale. "Adesso le cose sono piu' facili", ha commentato il Patriarca Kirill. "Anche se le nostre difficolta' non si sono ancora appianate c'e' la possibilita' di incontrarci e questo e' bello", ha aggiunto rivolto a Papa Francesco che lo salutato invece con le parole: "Fratello, finalmente!". E che prima di abbracciarlo ha ripetuto la parola "fratello" 4 o 5 volte. "Siamo fratelli, e' molto chiaro che questa e' la volonta' di Dio", e' stato il ragionamento del Papa prima che fossero allontanati i giornalisti perche' il colloquio tanto atteso potesse svolgersi nella massima liberta'.
Un incontro organizzato per 20 anni
All'inizio del colloquio di circa due ore nella sala del cerimoniale di Stato dell'aeroporto Jose' Martin erano presenti con il Papa, il Patriarca e gli interpreti anche il metropolita Hilarion, "ministro degli esteri" del patriarcato di Mosca e il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del dicastero per l'unita' dei cristiani. I due dignitari hanno preparato insieme la dichiarazione congiunta che sancisce una convergenza tra le due Chiese anche su temi caldi come la protezione che viene richiesta per i cristiani del Medio Oriente e particolarmente per quelli perseguitati in Siria e Iraq, ma anche la difesadella famiglia fondata sul matrimonio uomo-donna che sta acuore a entrambe le comunita' ecclesiali. Facilitatore dell'incontro di oggi e' stato il presidente cubano Raul Castro che ieri ha accolto Kirill e oggi Papa Francesco sulla pista dell'aeroporto.
Per il Pontefice e' stato il secondo atterraggio in 5 mesi nell'Isola caraibica, dopo la visita pastorale del settembre scorso. Ma oggi - e non poteva essere diversamente per ragioni di protocollo - mancava il popolo festoso della prima volta: sulla pista c'erano solo giornalisti, cameramen e fotografi. Nel precedente viaggio Francesco era stato invece acclamato dai cubani come un "salvatore della patria" in quanto protagonista della mediazione con gli Usa sul ripristino delle relazioni diplomatiche tra L'Avana e Washington e la cancellazione dell'odioso embargo (che deve essere ancora formalizzata da Washington).
Oggi e' stato Francesco, in un breve colloquio privato, a dire grazie al presidente Castro, al quale si deve l'invito al Papa di Roma e al Patriarca di Mosca e di tutta la Russia che ha reso possibile l'incontro senza precedenti. Ad accogliere Bergoglio anche l'arcivescovo locale Jaime Ortega y Alamino, che e' stato uno dei grandi elettori di Bergoglio nel Conclave 2013, dove e' cominciato il cambiamento che ha reso possibile il ruolo che sta esercitando Cuba nel dialogo tra le Chiese.Viaggia invece con il Papa un altro dei protagonisti della trattativa tra Vaticano e Mosca, il numero due della Segreteria di Stato, arcivescovo Angelo Giovanni Becciu, che essendo stato nunzio a Cuba ha mantenuto rapporti cordiali e discreti con il presidente Raul Castro. Sull'aereo che lo portava all'Avana, il Papa ha ricordato che nella capitale cubana si svolgono anche i negoziati tra il governo della Colombia e i guerriglieri delle Farc ed ha confermato che nel 2017 si rechera' in Colombia per essere presente alla firma degli accordi di pace. Il mondo (almeno questo pezzo di mondo) e la Chiesa stanno cambiando grazie alla spinta di Francesco. (AGI)