North Charleston (Carolina del Sud) - Donald Trump insiste: no all'ingresso dei musulmani in Usa perche' i rifugiati "sono un cavallo di Troia" del terrorismo e "non si tratta di timori ma di realta'". Al sesto dibattito tra i candidati repubblicani che si contendono la nomination per la corsa alla Casa Bianca, il miliardario americano resta al centro della scena, anche fisicamente sul palco, come previsto per chi guida i sondaggi,con il senatore texano Ted Cruz alla sua sinistra e Marco Rubio a destra e, a seguire, il neurochirurgo Ben Carson, il governatore del New Jersey, Chris Christie, Jeb Bush e il governatore dell'Ohio, John Kasich. E se Bush ha definito Trump "un folle" per le sue posizioni estreme sui musulmani, il confronto, a due settimane dell'importante caucus dell'Iowa, ha sancito definitivamente la fina della tregua tra il magnate del real estate e Cruz. Trump ha ammesso di aver sollevato solo ultimamente la questione dell'ineleggibilita' di Cruz perche' il rivale "sta andando meglio" nei sondaggi. "Prima non mi importava", ha candidamente dichiarato Trump.
Il senatore texano, nato in Canada da madre americana, non si e' limitato a far notare che la "Costituzione non e' cambiata mentre i numeri si" ma ha contrattaccato, ricordando che la madre di Trump e' nata in Scozia. "Ma io non intendo sollevare la questione dell'ineleggibilita' perche' siamo tutti americani su questo palco", ha affermato Cruz. Il siparietto e' poi proseguito con i due che hanno ironizzato sulla possibilita' di scegliersi, reciprocamente, come vice presidenti ma Trump ha assicurato di "sentirsi" la nomination in tasca. "Non ci serve un presidente debole ed e' quello che ci toccherebbe con Jeb", e' stata la stoccata riservata dall'eccentrico miliardario all'ex governatore della Florida. Le critiche piu' feroci tuttavia state riservate a Barack Obama e all'aspirante presidente democratica, Hillary Clinton, su tutta la linea e in particolare sui temi delle armi, dell'immigrazione, della lotta all'Isis. "I nostri nemici non ci temono piu'" e se la Clinton venisse eletta "nei suoi primi cento giorni invece di fissare l'agenda potrebbe dover fare la spola tra la Casa Bianca e il tribunale", ha attaccato Bush. "Sfortunatamente il governatore Christie ha appoggiato molte delle idee di Barack Obama: dalla stretta sulle armi alla nomina di Sonia Sotomayor", e' stato l'affondo di Marco Rubio. "E tu, da senatore, l'unica cosa che fai e' parlare", e' stata la replica di Christie. Da Ben Carson nessuna affermazione di spicco, solo una battuta quando gli e' stata rivolta la prima domanda da Maria Bartiromo. "Sono felice di ricevere finalmente una domanda - ha scherzato - stavo per chiedervi di svegliarmi al momento del mio turno". Interpellato sulla salita nei sondaggi di Bernie Sanders in corsa contro la Clinton, Kasich ha ostentato sicurezza. "Se venisse nominato vinceremmo in ogni stato ma il problema - ha dichiarato - non si pone". Non si puo' tornare "alla diplomazia dei cowboy" e' stato il commento della Clinton via Twitter, che alla fine del dibattito si e' dichiarata annoiata. "Due ore e mezza di questo? Immaginate 4 anni", ha avvertito postando anche un video in cui manifesta tutta la sua perplessita'". (AGI)
(15 gennaio 2016)