Roma - L'Arabia Saudita ha annunciato una coalizione militare contro il terrorismo composta da 34 Paesi islamici e che può contare sull'appoggio di altri 10, tra cui l'Indonesia. La base operativa sarà a Riad. L'obiettivo e' "serrare le fila e unire gli sforzi per combattere il terrorismo" in tutte le sue forme e manifestazioni. Il ministro della Difesa, il principe Mohammad bin Salman Al Saud, uno degli uomini piu' potenti del Paese, ha precisato che l'alleanza non combattera' solo l'Isis, ma "tutti i gruppi terroristici che abbiamo di fronte"; e a questo fine la coalizione si coordinerà con le potenze mondiali e le organizzazioni internazionali. Il ministro e principe ha spiegato che i gruppi terroristici saranno combattuti non solo militarmente, ma anche attraverso "l'ideologia e mediaticamente" Oltre all'Arabia Saudita, tra i 34 i Paesi della coalizione ci sono Paesi a maggiorana sunnita (Egitto, Turchia, Pakistan e Marocco), ma non c'e' l'Iran, il potente rivale sciita di Riad, né la Siria o l'Iraq. Il regno saudita è la culla dell'ideologia wahabita, una versione molto rigorosa dell'Islam sunnita, che viene spesso accusato dall'Occidente di avere un atteggiamento troppo blando con il terrorismo. L'inatteso annuncio è arrivato dopo che tanto in Europa che in Usa si erano levate numerose voci che accusavano Riad di finanziare i gruppi estremisti. Nelle ultime settimane gli Usa avevano moltiplicato gli appelli sulla necessità di mobilitare truppe di terra, in particolare arabe. Proprio lunedì sera, da Washington, il presidente americano, Barack Obama, aveva invocato un più forte sostegno militare dei Paesi della regione alla coalizione anti-Isis. A questo fine, dalla Turchia, prima tappa del suo tour in Medio Oriente per coalizzare il consenso, del segretario alla Difesa americano, Ash Carter, ha chiesto ad Ankara di controllare meglio il confine con la Siria, in particolare il centinaio dichilometri di frontiera che si ritiene sia utilizzato dall'Isisper il contrabbando e anche per fare passare, in un senso e nell'altro, i terroristi. E adesso, si attendono gli sviluppi da Mosca, dove Russia e Stati Uniti tentano di avvicinare le posizioni tanto sulla lotta all'Isis che per quanto riguarda la transizione a Damasco. Salutando il suo omologo russo, Serghei Lavrov, il segretario di Stato americano, John Kerry, ha detto esplicitamente che spera di trovare "un terreno comune" con la Russia. E Lavrov si e' augurato di poter discutere anche delle attivita' dell'Isis in Libia, Iraq, Yemen e Afghanistam oltreche' del conflitto israelo-palestinese. "Il problema del terrorismo e' certamente piu' ampio che solo le questioni legate alla Siria". Dopo Lavrov, Kerry e Lavrov saranno ricevuti dal presidente, Vladimir Putin. (AGI)
(15 dicembre 2015)