Roma - (di Barbara Tedaldi) - La cultura come volano di sviluppo e di dialogo per una vera e propria "diplomazia della scienza". Stefania Giannini, ministro dell'Istruzione e della ricerca scientifica, all'indomani della visita del presidente iraniano Hassan Rohani fa un bilancio con l'AGI dei rinnovati rapporti tra Italia e Iran e spiega il senso degli accordi firmati in questi giorni, l'ultimo dei quali ieri nel campo della salute e della formazione e ricerca medica. E annuncia: "in tempi ravvicinati tornerò in Iran, dopo questo importante bilaterale, perchè c'è un impulso da dare alla nostra collaborazione".
"La forza della diplomazia scientifica è sempre più evidente - sottolinea il ministro Giannini -. Sia da ministro che nella mia esperienza accademica in precedenza, ho capito che può diventare un volano di sviluppi e di relazioni internazionali che, anche negli scenari più complicati, possono dare risultati straordinari. Il governo italiano, a partire dalla convinta valorizzazione di questi temi da parte del premier Renzi, può giocare un ruolo fondamentale. Quando diciamo in Europa un euro in sicurezza e un euro in cultura diciamo una cosa non scontata. Ma questo ci viene riconosciuto e anche per questo Rohani ha scelto Roma come prima tappa della sua visita. Ora dobbiamo dare concretezza a questo impegno".
Il leader islamico, tra l'altro, nella conferenza stampa dopo il bilaterale con Renzi ha posto l'accento sull'importanza della cooperazione in campo culturale e scientifico: "è stato uno dei passaggi cardine da parte sia di Renzi che di Rohani e lo è stato, in modo non retorico, anche durante il dialogo bilaterale. C'è una apertura politica vera del presidente e del governo iraniano su questo punto".
Il ministro Giannini è stato il primo ministro, dopo quello degli Esteri Paolo Gentiloni e dello Sviluppo Federica Guidi, a volare a Teheran, a settembre, per "esaminare concretamente l'ampio spettro di collaborazioni in campo scientifico educativo e di ricerca di base". In quell'occasione ebbe quattro incontri bilaterali con i ministri della Ricerca e università, della Salute e formazione medica, dell'Istruzione e con il vicepresidente Sattari. Con Sattari, ricorda, "abbiamo fatto un discorso complessivo con un particolare riguardo al tema del trasferimento tecnologico e cioè del rapporto tra ricerca di base e ricerca applicata".
I campi in cui Italia e Iran intendono collaborare, infatti, si incentrano sulla cultura, ma il risvolto di tali accordi ha un futuro assai concreto. Da subito, riferisce il ministro Giannini, una collaborazione su "le humanities, ad esempio confermando e potenziando gli studi di iranistica, e l'archeologia, con ovvi risvolti per il turismo. Poi c'è il filone scientifico a cominciare dal campo biomedico, e infatti il ministro della Salute Seyed Hassan Hashemi ha voluto immediatamente un atto operativo perchè l'Italia ha una eccellenza riconosciuta. Poi c'è la fisica: l'Infn è un riferimento nel mondo e ci sarà una forte collaborazione, tanto che il suo presidente sarà a Teheran a febbraio. Importantissimo è anche tutto il settore agroalimentare e l'ingegneria in cui siamo due eccellenze a livello internazionale".
Dopo una intesa quadro e diversi momento di dialogo, insomma, "si tratta ora di avere un approccio più strutturale, a cominciare dall'incentivazione della mobilità studentesca e dei ricercatori, per indirizzare le relazioni scientifiche già in corso tra atenei". A cominciare da quelli di Roma e Trieste, i cui rettori sono già stati a Teheran a settembre. Ovviamente la fine delle sanzioni agevolerà la cooperazione. Essa "simbolicamente rappresenta l'abbattimento di una barriera politica di necessaria distanza. E per quanto riguarda l'Italia in particolare - nota il ministro - c'è già la naturalezza di una relazione storico culturale veramente remota. Basta pensare che il farsi è una lingua cugina dell'italiano, per la sua origine indoeuropea. E ora c'è davvero la volontà di ricostituire questo legame storico, prova ne è il fatto che Rohani ha voluto Roma come prima tappa della sua visita in Europa".
Questo ha risvolti geopolitici fondamentali, "il ruolo dell'Iran è un ruolo strategico per la ricomposizione delle relazioni nel mondo musulmano, la parte sciita può diventare un punto di riferimento per ricostruire degli equilibri che portino a un superamento degli estremismi. Il fatto che l'Italia con la tenace azione di Renzi a livello europeo abbia da subito reagito all'attacco terroristico a Parigi dicendo che la cultura e l'istruzione ci aiuteranno, nel breve e medio periodo, a superare questa anomalia storica del terrorismo è una grande responsabilità culturale nel contesto internazionale. E il mio ministero deve tradurre queste linee politiche con un impegno preciso e determinato". Tra l'altro, non sfugge che "l'Iran ha un elevatissimo livello culturale e di istruzione. In Iran si laureano 900.000 studenti ogni anno, e le donne sono una forte componente della vita accademica universitaria. Insomma, quella di Teheran è una società evoluta ed avanzata con punte di eccellenza riconosciute. Il fatto che riconoscano la comunità scientifica, culturale e accademica italiana significa che c'è una cornice culturale che crea le condizioni per sviluppare le relazioni tra i due paesi. Un paese come l'Iran, al netto delle considerazioni e delle differenti posizioni in campo dei diritti che vanno ribadite, può diventare un partner molto importante".
Dunque i rapporti tra i due Paesi non si possono ridurre al business, alla seppur fondamentale "contabilità" che ha fatto parlare di 17 miliardi di accordi tra le imprese in diversi settori. "Simbolicamente - conclude il ministro Giannini - ci sono altrettanti miliardi di talenti che dobbiamo mettere a reddito nella borsa delle relazioni bilaterali".
(27 gennaio 2016)