Roma - La grande avventura scientifica degli archeologi italiani e' protagonista della mostra che s'inaugura domani pomeriggio al Museo Nazionale d'Arte Orientale di Roma, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani. La mostra, patrocinata dall'AGI, e' promossa dall'Ismeo, dall'Istituto Culturale dell'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran e dal Museo Nazionale d'Arte Orientale 'Giuseppe Tucci'."La ricerca archeologica italiana in Iran. Scavi e restauri", ripercorre attraverso l'esposizione di centinaia di fotografie per lo piu' inedite le innumerevoli attivita' degli studiosi. Tutto comincio' verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando il presidente dell'IsMEO Giuseppe Tucci svolse la prima esplorazione archeologica nel Sistan. L'attenzione cadde sulla "citta' bruciata" di Shahr-i Sokhta, un giacimento eccezionale di reperti su cui le indagini dell'Istituto si concentrarono per prime. L'ultimo accordo fra Italia e Iran risale al marzo del 2015 ed e' di oggi la notizia che l'Universita' di Zabol ha invitato gli italiani a una ripresa collaborativa dopo la revoca delle sanzioni.
L'Iran e' sempre stato visto come un ponte culturale ed economico fra l'Italia e l'Asia. La visita del presidente Rohani cade a 45 anni dalla commemorazione di Ciro il Grande, tenuta a Roma in Campidoglio da Giuseppe Tucci, che il 25 maggio 1971 sigillo' le celebrazioni per il duemilacinquecentesimo anniversario del conquistatore. Le imprese di Ciro, ricordo' Tucci, non possono soltanto essere viste come portentose conquiste o frutto di accorta amministrazione. Piuttosto "e' l'Asia che si protende verso l'Occidente, e' una situazione nuova del mondo, il risveglio di un umanesimo che nasce appunto dal confluire insieme di tesori acquisiti, di fermenti imprevisti, di combinazioni prolifere, di ravvicinamenti prodigiosi". "Da questo punto in avanti comincia una nuova era nel mondo: un novus ordo. Le lontananze spariscono, cadono le frontiere; dopo le migrazioni che da millenni avevano percorso barbaramente in un senso o nell'altro la vastita' del continente euro-asiatico, albeggia una comunanza solidale, di cui siamo gli eredi". Gli antichi significati della storia si ripropongono per il presente e per il futuro, "perche' - osservava Tucci - nulla v'e' di piu' presente di cio' che e' stato".
Ciro, "l'unto di tutti gli dei", splende "come stella di prima grandezza" quale "esempio piu' antico della tolleranza e dell'equita', colui che, fondando un nuovo impero e dando vita ad una nazione immortale, per primo intui' quell'unita' del continente euro-asiatico che ancora, a tanta distanza di secoli, non siamo riusciti a consolidare su basi di reciproca e confidente comprensione". Un'eredita' giunta fino ai tempi moderni attraverso la dinastia Safavide che riunifico' la Persia nel sedicesimo secolo, proclamando per la prima volta la religione sciita come religione di stato. (AGI)
(25 gennaio 2016)