Romania: 4 giorni di fuoco costringono il governo a fare marcia indietro sulla corruzione

  Proteste in Romania (Afp)

Una furia che non si vedeva dall'89

 Proteste in Romania (Afp)
Secondo i media locali, quelle degli ultimi giorni sono le maggiori manifestazioni avvenute nel Paese dal 1989, anno della caduta del dittatore Nicolae Ceausescu. Per comprendere la rabbia dei cittadini, occorre ricordare quanto sia endemico il problema della corruzione in Romania, che fa compagnia a Bulgaria, Italia e Grecia alle vette della classifica dei Paesi europei a essa più vulnerabili. Furono sempre scandali politici che innescarono le violente proteste iniziate nel 2012 e conclusesi con una vera e propria ‘Tangentopoli’ rumena che vide finire dietro le sbarre ministri, parlamentari, uomini d’affari e magistrati. E molte di queste persone potrebbero tornare presto in libertà proprio grazie al decreto del governo.

Le proteste del 2012 e la caduta del governo Boc

  Proteste in Romania (Afp)
Nel gennaio 2012 il governo di coalizione guidato dal conservatore Emil Boc approva, dopo due anni di misure di austerità, una riforma della sanità pubblica improntata a una drastica privatizzazione. Il provvedimento scatena violente manifestazioni che assumono sovente i caratteri della rivolta popolare, con atti di vandalismo e duri scontri con la polizia. Boc si dimette a febbraio. Seguono mesi di crisi politica, che vedono il presidente Traian Basescu sopravvivere al secondo impeachment della sua controversa carriera e si concluderanno solo a dicembre, quando le elezioni vedranno trionfare il Partito Socialdemocratico (Psd). Le inchieste per corruzione continuano però a costellare anche il mandato del nuovo primo ministro Victor Ponta. E ad alimentare il furore della piazza è anche il continuo peggioramento delle condizioni di vita dei rumeni, dovuto in parte ai tagli alla spesa sociale effettuati negli anni precedenti. Ma Ponta sembra troppo occupato dal suo braccio di ferro con Basescu per occuparsene.

La ‘Tangentopoli’ rumena

A far riesplodere le manifestazioni sono le modifiche al codice penale che vengono approvate dalla Camera nel dicembre 2013 senza dibattito parlamentare. Il testo prevede che senatori, deputati, avvocati e lo stesso presidente non possono più essere considerati “pubblici ufficiali” e che quindi non possono essere imputati per reati quali l’abuso d’ufficio, la corruzione e il conflitto di interesse. La Corte Costituzionale e le istituzioni europee protestano duramente. Iniziano a girare disegni di legge che limiterebbero il potere di indagine della magistratura. I giudici non possono che reagire intensificando l’attività investigativa. A fine 2014 saranno oltre mille gli indagati eccellenti finiti nel mirino del pool nazionale anticorruzione. Mentre nuovi fascicoli vengono aperti, altri si chiudono con sentenze definitive. Tra i condannati più illustri tre ex ministri e l’ex premier Adrian Nastase, in carica dal 2001 al 2004. Nel frattempo il Parlamento tenta, invano, di approvare un’amnistia.

Anche il nuovo premier finisce sotto inchiesta

"A rischio la posizione di Bucarest nella Ue e nella Nato"

 Proteste in Romania (Afp)
Ad appena un mese dall’insediamento il nuovo esecutivo, guidato da Sorin Grindeanu, emette un decreto che depenalizza i casi di corruzione o di abuso di potere che portino a una perdita economica inferiore ai 44 mila euro. Tra i primi beneficiari del provvedimento c’è il leader dei socialdemocratici, Liviu Dragnea, sotto processo per un abuso di potere che ha arrecato allo Stato una perdita da 24 mila euro. “Non c’è nulla di segreto, illegale o immorale”, ha scritto su Facebook il ministro della Giustizia, Florin Iordache, poi autosospesosi.
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