Bruxelles - Si prolunga nella notte il dibattito fra i leader europei sulla crisi migratoria, che nelle intenzioni del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk avrebbe dovuto essere circoscritto alla durata di una cena di lavoro. A cambiare i programmi, l'annuncio austriaco, datato ieri, di voler fissare dei limiti agli ingressi di profughi nel paese. La Commissione europea ha risposto che si tratta di una politica "completamente incompatibile con gli obblighi dell'Austria secondo le norme europee e internazionali". Al suo arrivo al Consiglio, il premier socialdemocratico Werner Faymann aveva invece ribadito che l'Austria, fra i paesi piu' "ospitali" con moltissimi migranti e richiedenti asilo gia' accolti, non accetta di doverli accogliere tutti. Inoltre, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha puntato il dito a sorpresa contro i paesi dell'Est Europa, ovvero il gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia), particolarmente refrattari a partecipare alla redistribuzione dei profughi, uno dei pilastri della politica Ue per la gestione dei flussi migratori messa a punto l'anno scorso.
I leader erano in partenza chiamati a discutere su un testo di conclusioni che non aggiungeva nuove misure a quelle già decise, ma ribadiva l'urgenza di attuare la redistribuzione, i rimpatri e la gestione degli arrivi con l'identificazione e la registrazione negli "hotspot", riconoscendo che su quest'ultimo punto, che vede impegnate Italia e Grecia con il sostegno comunitario, si sono registrati dei decisi miglioramenti. Al suo arrivo a Bruxelles, Matteo Renzi aveva sottolineato che "l'Italia è sempre pronta a fare la sua parte", chiedendosi se questo vale anche per l'Europa. Renzi ha ricordato ai colleghi dell'Est, durante il dibattito, che la solidarieta' fra paesi Ue "non può essere solo nel prendere: o siete solidali nel dare e nel prendere oppure noi paesi contributori smettiamo di essere solidali", di fatto minacciando ripercussioni sui fondi comunitari di cui i paesi dell'Est sono beneficiari netti se non ci sara' una corrispettiva disponibilita' ad accogliere migranti da paesi che, come l'Italia, sono invece contributori netti al bilancio Ue. (AGI)