La risposta di Pechino alla proposta degli Stati Uniti di nuovi dazi su importazioni cinesi per cento miliardi di dollari di valore non si è fatta attendere. La Cina combatterà “fino alla fine” e “a ogni costo” contro il protezionismo commerciale degli Stati Uniti, ed è “del tutto preparata, e non avrà esitazioni” a rispondere a una nuova offensiva di Washington.
Gli avvertimenti sono arrivati oggi dal Ministero del Commercio, in due diversi momenti della giornata. Nella tarda mattinata, un comunicato aveva avvertito che la Cina è pronta a combattere “fino alla fine” e “a ogni costo” il protezionismo commerciale degli Stati Uniti. Nel caso in cui gli Usa decidano di imporre nuove dazi, si leggeva nella nota, la Cina avrebbe adottato “nuove contromisure” per salvaguardare i propri interessi.
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Toni più duri sono comparsi sulla stampa, che ha deriso l’iniziativa di Trump. Il tabloid Global Times, dalle sue pagine on line in cinese, ha definito “ridicola” la proposta del presidente Usa. “Quest’ultima intimidazione riflette la profonda arroganza di alcune elite americane nella loro attitudine nei confronti della Cina”, ha scritto il corrosivo e influente tabloid pubblicato dal Quotidiano del Popolo, l’organo di stampa del Partito Comunista Cinese. Reazioni di sdegno sono arrivate, però, anche dallo stesso giornale del Pcc, con toni solo di poco più lievi.
Il secondo messaggio all’indirizzo degli Usa è arrivato in serata, nel corso di una inusuale conferenza stampa, convocata in un giorno di festa, come quello di oggi. Il portavoce del Ministero del Commercio, Gao Feng, ha ribadito che la Cina non si tirerà indietro dallo scontro sul commercio e ha lanciato un nuovo avvertimento all’indirizzo degli Stati Uniti.
Gli Usa hanno preso la “decisione sbagliata”, ha detto - rievocando parole utilizzate ieri, da Mosca, dal ministro degli Esteri, Wang Yi - e la Cina è “del tutto preparata e non avrà esitazioni” a rispondere all’offensiva Usa. Toni duri, che negli ultimi giorni non sono controbilanciati da messaggi più rasserenanti che indichino l’intenzione di un dialogo. Lo stesso portavoce del Ministero del Commercio ha confermato che non sono in corso colloqui tra funzionari di Washington e di Pechino. “A queste condizioni, non si possono condurre negoziati”, ha detto.
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La Cina cerca, invece, il dialogo con l’Unione Europea per contrastare il protezionismo della Casa Bianca. Il capo della delegazione diplomatica cinese presso l’Ue, Zhang Ming, ha sottolineato all’agenzia Bloomberg che Cina e Ue devono “scendere in campo assieme con una posizione chiara contro il protezionismo e lavorare per mantenere l’ordine del commercio multilaterale fondato sulle regole”.
Parole che non sembrano sfiorare il presidente degli Stati Uniti: in un’intervista radiofonica andata in onda poco prima della conferenza stampa di Pechino, Trump ha difeso le proprie scelte sui dazi, spiegando che nel breve periodo potrebbero causare “qualche sofferenza”, ma che gli Usa ne usciranno rafforzati alla distanza. Mercoledì scorso, Trump aveva dichiarato che gli Usa non erano in una guerra commerciale con la Cina: “quella l’abbiamo persa tempo fa”, aveva scritto su Twitter, incolpando “gli sciocchi o incompetenti” delle passate amministrazioni.
La parola, ora, passa al presidente cinese, Xi Jinping, che difficilmente risponderà in maniera diretta alle minacce di Trump, ma che domenica prossima, sull’isola tropicale cinese di Hainan, inaugurerà il Boao Forum, la “Davos asiatica”. Xi è emerso come difensore della globalizzazione proprio al World Economic Forum dello scorso anno, non senza sollevare dubbi tra gli analisti sulle reali intenzioni della Cina, che promette di aprirsi ma che allo stesso tempo è sotto accusa per le barriere di accesso al mercato interno da parte di molte imprese straniere.
A Boao, Xi sarà per la prima volta sotto i riflettori dopo la rielezione plebiscitaria al vertice dello Stato del 17 marzo scorso: le attese sono per le nuove misure che Pechino intenderà mettere in atto per la “nuova era” del socialismo con caratteristiche cinesi, a quaranta anni dall’inizio dell’era delle Riforme e Aperture inaugurata dell’allora leader cinese, Deng Xiaoping.
Trump raddoppia
Il presidente Donald Trump 'raddoppia' contro la Cina dando mandato al rappresentante commerciale Usa, Robert Lighthizer, di individuare un nuovo paniere di beni su cui imporre tariffe per 100 miliardi di dollari. L'annuncio, che ha fatto sprofondare i future a Wall Street, si aggiunge ai dazi all'import dalla Cina per 50 miliardi già autorizzati dalla Casa Bianca e ai quali Pechino ha risposto con un'azione speculare. "Anziché rimediare ai suoi comportamenti scorretti la Cina ha scelto di colpire i nostri agricoltori e attori del manifatturiero", ha dichiarato Trump, definendo la risposta di Pechino "un'ingiusta ritorsione". "Ho ordinato al rappresentante per il commercio di valutare se 100 miliardi di dollari di tariffe addizionali sono appropriate" e, nel caso, "di identificare i prodotti sui quali imporre tali tariffe", ha spiegato Trump, esacerbando la tensione.
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Lighthizer, in un comunicato, ha già definito la proposta del presidente "un'appropriata risposta alla recente minaccia della Cina di nuove tariffe" perché "dopo una dettagliata analisi" sono state "trovate prove evidenti del fatto che le azioni irresponsabili cinesi stanno minando la nostra economia". Trump accusa Pechino di pratiche sleali, compreso il furto di segreti industriali, ma allo stesso tempo non sbarra la strada del dialogo "per proteggere la tecnologia e la proprietà intellettuale delle società americane e del popolo americano". Una guerra commerciale tra le due principali economie del mondo potrebbe compromettere l'espansione globale ed alimentare le tensioni geopolitiche soprattutto in vista dell'incontro di Trump con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, con il benestare di Pechino, principale partner di Pyongyang.