Di Marco Scarinci
Roma, 19 apr. - Il Bon è tradizionalmente riconosciuto come la religione autoctona del Tibet. Esiste una sostanziale ignoranza su questa religione in Occidente, ma anche tra i comuni tibetani spesso si notano idee erronee a riguardo, essendo diffuso il pregiudizio che il Bon consista in una semplice e bassa stregoneria camuffata da apparenze buddhiste.
Con l'ascesa del Buddhismo in Tibet il Bon è stato disprezzato e spesso perseguitato - ad esempio all'epoca del re tibetano Trisong Detsen -, ma negli ultimi decenni ha avuto un certo revival, in parte associato proprio alla fine della dominazione buddhista (grazie alla «Liberazione Pacifica» del Tibet). Oggi si conta che circa il 10% dei tibetani segua in qualche misura la religione Bon, e persino in Occidente (anche in Italia) c'è un numero consistente di seguaci (che spesso praticano contemporaneamente anche il Buddhismo Tibetano). In Tibet (Xizang) sono oggigiorno attivi circa 264 monasteri, conventi o eremitaggi di questa tradizione.
Tuttavia, ci scontriamo subito con un difficile problema di definizione. Non è semplice definire cosa sia il Bon e, quando lo si fa, spesso ci si riferisce a fenomeni diversi. Allora è importante fare delle distinzioni e sottolinearne le problematicità:
1) Innanzitutto, con il termine Bon ci si è riferiti alla tradizione pre-buddhista del Tibet. Le sue caratteristiche erano primariamente sciamaniche. Il sacerdote Bonpo infatti si occupava sopratutto di curare il destino dell'anima dopo la morte e il benessere e la prosperità dei viventi tramite gli opportuni riti propiziatori. Esisteva anche una certa venerazione nei confronti dei Re, che dopo la morte venivano accompagnati nel mondo ultraterreno dagli spiriti degli animali (lo yak, il cavallo, etc.) opportunamente sacrificati durante il rito funerario. Queste tradizioni sono state in gran parte soppresse durante il dominio buddhista, intorno all'ottavo e al nono secolo.
2) La religione nata in concomitanza alla rinascita buddhista, ma separata da quest'ultima, nel decimo e undicesimo secolo. E' ciò che viene più propriamente chiamato Yungdrun Bon, ovvero Bon Eterno. Questo tipo di Bon è molto simile al Buddhismo Tibetano, pur conservando una propria identità
3) L'insieme amorfo di tradizioni, culti a divinità locali, tecniche di divinazione e credenze popolari tibetane. Tuttavia, nonostante in gran parte derivate dalla tradizione Bon pre-buddhista, queste credenze e pratiche popolari non sono espressamente né bon né buddhiste.
A complicare ancora le cose vi è il fatto che vengono spesso definiti come "Bon" tutti i culti sciamanici dell'area himalayana, pur non avendo spesso una discendenza diretta con le tradizioni tibetane. Molti jhankri (sciamani) del Nepal ad esempio vengono impropriamente definiti come bonpo, pur essendo in realtà di cultura induista e non tibetana.
Pertanto, per semplificare è opportuno ridurre la distinzione ad un Bon pre-buddhista ed un Bon nato in periodo buddhista, dalle caratteristiche molto diverse tra di loro. Il problema è che alcuni studiosi criticano l'uso del termine "Bon" per riferirsi alle tradizioni pre-buddhiste, perché come afferma Sam Van Schaik, i tibetani probabilmente non avevano la percezione di praticare una vera e propria religione unitaria. Accettando questo punto di vista, pertanto, dovremmo collocare la nascita del Bon nel decimo secolo, quando nacque, in pieno periodo buddhista, lo Yungdrun Bon.
Tuttavia, a complicare ulteriormente le cose vi è il fatto che lo Yungdrung Bon si richiama, in polemica alla tradizione buddhista, a queste origini pre-buddhiste pretendendone la discendenza, pur avendone abbandonato la pratica dei sacrifici animali.
Quali sono, pertanto, le principali credenze dello Yungdrung Bon?
Il termine "Bon" è un equivalente del tibetano "Chos" e del sanscrito "Dharma". Significa verità, realtà, o quella dottrina eterna che la esprime. Chi segue il Bon, ovvero il bonpo, pertanto è un seguace della Verità. Questa dottrina eterna e senza tempo - simboleggiata dalla Swastica che si muove in senso antiorario - è stata insegnata, secondo la tradizione, da un personaggio il cui mito sta a fondamento della religione Yungdrung Bon. Questo fondatore mitico visse ben 18000 anni fa e si chiama Tonpa Shenrab. Quest'ultimo è ritenuto dai bonpo essere il Buddha della nostra epoca proprio come i buddhisti considerano Shakyamuni (Siddharta Gautama).
Tonpa Shenrab nacque nella terra di Olma Lungring, un luogo mitico - spesso identificato con il Regno di Shambala - che viene collocato nell'Asia Centrale. Era un principe ed ebbe molte mogli e figli, che parteciparono alla sua attività di predicazione. Dopo essere diventato Re viaggiò in lungo e in largo, anche in Tibet, per propagare la dottrina del Bon e fondare templi e stupa.
Secondo i bonpo questo insegnamento venne sparso in tutta l'Asia e divenne il fondamento sia delle diverse espressioni centro-asiatiche dello sciamanesimo, sia della religione vedica in India e probabilmente anche delle tradizioni cinesi.
Sopratutto, ad avere una importante connessione con l'insegnamento bonpo era il regno di Zhang Zhung (pronunciato "Shang Shung"). Questo regno, la cui esistenza storica è comprovata, si estendeva ad Ovest del Tibet Centrale e venne conquistato dal re Songtsen Gampo. Tutt'oggi circa 2000 persone nell'Himachal Pradesh affermano di provenire dall'antico Regno di Zhang Zhung e parlano una lingua da esso derivata.
Per ciò che riguarda la dottrina, i riti e le pratiche religiose non c'è grande differenza tra lo Yungdrung Bon e il Buddhismo Tibetano (sopratutto di scuola Nyingma). Ci sono differenze nei miti fondanti, nell'identità dei Buddha e delle Divinità di meditazione. Ma il resto sembra essere quasi identico, tanto che sia i buddhisti che i bonpo si sono da sempre accusati reciprocamente di plagio. In entrambi i casi il Canone è diviso in un Kangyur (insieme dei Sutra e dei Tantra) e in un Tengyur (insieme dei commentari), e oltre tutto il Bon possiede degli insegnamenti di Dzogchen molto sofisticati simili a quelli trasmessi nella scuola Nyingma. In entrambi i casi si fanno meditazioni tantriche sulle Divinità, ed esiste una consolidata istituzione monastica. Potremmo dire che se non fossero diversi i nomi e i mantra delle Divinità (che comunque nella rappresentazione grafica sono quasi indistinguibili da quelle buddhiste) sarebbero due tradizioni praticamente identiche.
Il più prestigioso monastero Bon si chiamava Menri e venne fondato nel 1404 nella provincia di Tsang (Tibet Centrale). Ma molti altri monasteri vennero fondati nel Kham e Amdo. I monaci venivano chiamati "dangsong" e seguivano strettamente le regole di disciplina monastica, tra cui il voto del celibato. Interessante è notare che nel corso del tempo questa istituzione monastica divenne sempre più dipendente dalla tradizione accademica delle università (Shedra) Gelugpa, tanto che i Bonpo adottarono persino il titolo di Geshe (Dottore in Filosofia).
A rivitalizzare la tradizione Bon nello scorso secolo è stato il famoso Shardza Rinpoche (1859 - 1935), un grande maestro Dzogchen che secondo la tradizione ottenne il corpo di luce (massima realizzazione della tradizione Dzogchen). Shardza Rinpoche ebbe discepoli non solo tra i bonpo ma tra tutte le tradizione tibetane, e scrisse un insieme famoso di diciotto volumi per chiarificare e propagare la dottrina eterna del Bon.
19 APRILE 2016
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