AGI - I mercati procedono con prudenza e a Wall Street i future provano a riprendersi dopo l'arretramento di ieri, in attesa della riunione della Fed. La previsione è che oggi la banca centrale americana taglierà i tassi di un quarto di punto, anche se resta incertezza sulla futura traiettoria del costo del denaro negli Usa, che potrebbe rallentare l'anno prossimo. C'è anche attesa per il pronunciamento in settimana della Boj, anche se l'impressione è che le precedenti aspettative di un aumento dei tassi siano svanite in Giappone dopo una serie di commenti cauti questo mese da parte dei funzionari della Bank of Japan.
Per questo lo yen si è indebolito e la Borsa di Tokyo arretra, mentre il resto dei listini asiatici si è rafforzato, specie in Cina, dopo che Reuters ha riferito che Pechino aumenterà il suo deficit di bilancio dal 3% al 4% del Pil nel 2025 e punterà a una crescita economica del 5% per il terzo anno consecutivo. Il nuovo piano di deficit, il più alto mai registrato finora, prevede una maggiore spesa fiscale ed è in linea con la politica fiscale più espansiva delineata durante le riunioni del Politburo e della Conferenza centrale sul lavoro del partito della scorsa settimana. L'1% di Pil aggiuntivo indica circa 1.300 miliardi di yuan (179,4 miliardi di dollari) di spesa aggiuntiva che la Cina dovrebbe finanziare anche attraverso nuove emissioni di debito.
Più in generale sui mercati non si arresta la corsa del Bitcoin, che ha superato i 108.000 toccando nuovi massimi storici, mentre il dollaro si è rafforzato e la moneta unica passa di mano in lieve calo a quota 1,05, poichè gli analisti si aspettano che Fed l'anno prossimo rallenti il ritmo delle sue riduzioni dei tassi alla luce di un'inflazione potenzialmente più elevata, soprattutto a causa dei tagli delle tasse e dei rialzi dei dazi annunciati da Donald Trump. A Wall Street i future sono leggermente positivi dopo che ieri i tre indici di New York hanno chiuso in calo e anche i tecnologici sono inciampati, mentre i rendimenti dei T-Bond decennali migliorano quasi impercettibilmente, dopo essere tornati nei giorni scorsi al livello più alto dal 21 novembre sopra il 4,4% e lo stesso è avvenuto per il tasso dei "titoli a lungo termine" a 30 anni, poiché i mercati, nell'ultima riunione dell'anno della Fed, dopo la sforbiciata odierna, prevedono solo altri due tagli nel 2025 e un incremento della stima sui tassi neutrali a lungo termine oltre il 3%.
Sull'altra sponda dell'Atlantico i future sull'EuroStoxx sono negativi e ieri le Borse europee hanno chiuso in calo, con l'eccezione di Parigi, per la crisi economica e politica in Germania e nonostante secondo Christine Lagarde il "peggio è alle spalle" e crescono le aspettative per una riduzione più rapida di tassi da parte della Bce. Intanto in settimana, oltre alla Fed, c'è attesa per le riunioni delle banche centrali di Gran Bretagna, Svezia e Norvegia. Domani la BoE e la Norges Bank dovrebbero restare ferme, mentre la Riksbank dovrebbe tagliare i tassi. (
In Asia, oltre alla riunione della Boj di venerdi', oggi la Banca d'Indonesia dovrebbe mantenere i tassi fermi per sostenere la rupia. E anche la banca centrale thailandese dovrebbe mantenere invariato il suo tasso di interesse chiave, mentre domani la banca centrale delle Filippine ridurrà il suo tasso di riferimento di 25 punti base per la terza volta consecutiva. Più in generale in Asia, il Nikkei arretra Tokyo, mentre i titoli del settore automobilistico nipponico sono sotto osservazione dopo la notizia che Nissan e Honda hanno avviato colloqui per una possibile fusione. Le azioni di Nissan volano a +23% e quelle di Honda a -3%, sulla scia di una possibile alleanza dalla quale potrebbe nascere un colosso da 52 miliardi di dollari, anche se il negoziato è solo in fase iniziale e in Giappone si teme che dall'unione dei due principali gruppi dell'auto potrebbero scaturire forti tagli di posti di lavoro.
Nel frattempo Shanghai e Hong Kong avanzano di oltre lo 0,50% e anche Seul cresce quasi dell'1%. Intanto, in attesa della Fed, ieri a New York il Dow Jones ha ceduto lo 0,61%, l'S&P500 lo 0,39% e il Nasdaq lo 0,33%, mentre continua il momento 'magico' di Tesla, le cui azioni sono salite del 4,02%. Sul fronte macro, a novembre le vendite al dettaglio Usa sono cresciute più del previsto, il che evidenzia che l'economia statunitense continua a crescere a un ritmo elevato, nonostante i tassi di interesse più elevati. E questo rafforza il convincimento che il calo dei tassi possa avvenire più gradualmente senza troppi danni per l'economia.
Intanto la prospettiva dei rincari tariffari di Trump non aiuta a migliorare l'umore dei mercati, con il dollaro canadese che ha toccato il livello più basso nei confronti del dollaro dal marzo 2020 e i rendimenti del debito pubblico del Canada in rialzo dopo che le improvvise dimissioni del ministro delle Finanze, Chrystia Freeland che ha annunciato di essere "in disaccordo" col premier Trudeau sul percorso migliore da intraprendere per il paese dopo l'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti. La Freeland prima di dimettersi ha lanciato l'allarme sul desiderio del premier Trudeau di aumentare la spesa, avvertendo che una simile mossa potrebbe mettere a repentaglio la capacità del Canada di resistere ai danni causati dai dazi di Trump.
Il timore dei rincari tariffari di Trump pesa anche sull'Europa, dove ieri l'istituto Ifo ha dichiarato che in Germania l'indice del clima aziendale è calato a 84,7 nel mese, contro l'atteso 85,5 e contro l'85,6 precedente. Oltre alla Germania, anche l'altra grande potenza europea, la Francia, è a un bivio, con l'agenzia di rating Moody's che alla fine della scorsa settimana si è detta pronta a tagliare il rating del Paese di un livello a causa dello stato delle sue finanze pubbliche. Intanto oggi in Asia il prezzo del petrolio si è stabilizzato, dopo aver chiuso a New York in calo di circa l'1%, con le quotazioni del Wti a quota 70 dollari al barile e il Brent poco sopra i 73 dollari.