AGI - La joint venture tra Leonardo e la tedesca Rheinmetall annunciata martedì 15 ottobre ha un respiro che va oltre il vasto carattere innovativo di veicoli da combattimento digitalizzati in grado di dialogare con i satelliti e prendere decisioni rapidissime grazie all'Intelligenza Artificiale. L'accordo presentato a Roma dagli amministratori delegati dei due gruppi, Roberto Cingolani e Armin Papperger, segna, nelle parole di Cingolani, il "primo passo verso un concetto di difesa europea che apra la strada a ulteriori sviluppi".
"L'iniziativa ha un significato profondo", ha proseguito il manager italiano, "è la prima iniziativa a livello europeo in cui si crea una struttura societaria di questo tipo, una joint venture tra due colossi europei che pone le basi per un sistema europeo di difesa" e verrà costituita legalmente nel prossimo trimestre. Il modello che si auspica diventi standard è l'alleanza tra grandi aziende europee del settore, in modo da creare compagnie capaci di competere con gli operatori americani e cinesi e di eliminare le duplicazioni e sovrapposizioni che, magari per esigenze politiche di corto respiro, rendono scoordinato e farraginoso il settore europeo della difesa. Una prospettiva da allargare anche a nazioni fuori dallo spazio comunitario ma alleate, come dimostra il programma GCAP per la produzione di caccia di sesta generazione con gli inglesi di Bae Systems e i giapponesi di Mitsubushi, un'intesa ormai alla stretta finale, ha anticipato Cingolani, che ha parlato di "un'accelerazione nelle ultime settimane" e si è detto "molto ottimista".
"Un investimento per il futuro del continente"
"Occorre ragionare in maniera continentale e non nazionale, forse non ci sono ancora i finanziamenti necessari ma questa consapevolezza, anche a livello di Commissione Europea, c'è", ha detto ancora Cingolani, "abbiamo concorrenti che sono il doppio di noi, bisogna accorparsi e allearsi, mettere in comune le tecnologie, evitare sprechi e sovrapposizioni", ha concluso l'ad di Leonardo, "la nostra responsabilità sociale come grandi imprese è convincere gli Stati che questo è un investimento per il futuro, per la sicurezza del continente, per la sicurezza dei nostri figli e nipoti".
Se l'orizzonte è la formazione di un nuovo nucleo europeo per lo sviluppo e la produzione di veicoli militari da combattimento, l'obiettivo primario della nuova società Leonardo Rheinmetall Military Vehicles, che avrà sede legale a Roma e il centro produttivo a La Spezia, è lo sviluppo industriale e la successiva commercializzazione del nuovo Main Battle Tank italiano e della nuova piattaforma Lynx per il programma Armored Infantry Combat System, nel quadro dell'investimento da 20 miliardi per rinnovare entro 10 o 15 anni tutti i sistemi di trasporto di fanteria con macchine multifunzionali, non solo carri armati ma anche veicoli da recupero, da ingegneria e da posaponti. "Il governo italiano sta facendo la cosa giusta: ragionare nel lungo periodo", ha commentato Papperger. Ci si attende però anche un vasto mercato per le esportazioni. "La piattaforma è a un livello tra i migliori del mondo, credo stabilirà un nuovo stato dell'arte", ha aggiunto Cingolani.
Digitalizzazione per vincere le guerre del futuro
Tale piattaforma trae forza dalla complementarità delle due aziende ed è basata su una completa digitalizzazione del mezzo, ovvero il necessario, ha avvertito Papperger, "per non perdere le guerre del futuro". "Ci siamo mossi verso un nuovo concetto di difesa multidominio con un approccio di interoperabilità", ha proseguito Cingolani, "dobbiamo considerare diverse piattaforme: i carri armati e i mezzi aerei che comunicano in uno scenario di battaglia concreto monitorato dal satellite con decisioni prese in tempo reale dall'Intelligenza Artificiale che analizza tutti i dati del continuum digitale, macchine che dialogano l'una con l'altra".
"C'è molto di più, ci sono anche droni da ricognizione, serve l'Intelligenza Artificiale per combinare queste informazioni, nessun uomo è in grado di prendere le decisioni corrette in contemporanea", ha aggiunto Papperger. Quanto al rischio che un attacco al sistema satellitare possa "accecare" i mezzi, Cingolani ha rassicurato: "si tratta di sistemi ibridi con satelliti ad alta e bassa quota, sono sistemi abbastanza ridondanti da prevenire il rischio di diventare ciechi a causa della distruzione di tutti i satelliti". In ogni caso, ha concluso, "i carri hanno pur sempre un conducente, i sensori e tanti strumenti. Ma non è facile accecare tutti i satelliti".