AGI - Dopo le due sedute in profondo rosso e l'apertura in rialzo di questa mattina, la Borsa di Milano vira in negativo fallendo il rimbalzo. Il Ftse Mib cede ora lo 0,7% a 31.075 punti. In Asia la Borsa di Tokyo ha chiuso in forte rialzo, dopo il calo storico di ieri dovuto ai timori di una recessione negli Stati Uniti e al forte aumento dello yen sulla scia della stretta monetaria in Giappone. Dopo il crollo del 12,4% di lunedì, il principale indice Nikkei è rimbalzato del 10,23% a 36.675,46 punti, registrando la più grande impennata in una singola seduta della sua storia. Il Topix ha guadagnato il 9,3% a 2.434,21 punti.
Negli ultimi giorni i mercati globali sono scesi per il timore che la Federal Reserve sia stata troppo lenta a rispondere ai segnali di indebolimento dell'economia statunitense e che potrebbe essere costretta a recuperare terreno con una serie di rapidi tagli dei tassi di interesse. Inoltre la svendita globale è stata esacerbata dalla cessazione del cosiddetto carry trade sullo yen, tramite il quale i trader avevano approfittato dei bassi tassi di interesse del Giappone per contrarre prestiti in yen e acquistare attività rischiose nei Paesi emergenti.
A rimettere i mercati in carreggiata, almeno per ora, hanno contribuito ieri le dichiarazioni rassicuranti di due alti funzionari della Fed. Mary Daly, la presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, ha detto di essere "più fiduciosa" che l'inflazione statunitense si stia dirigendo verso l'obiettivo del 2% della Fed.
"E' chiaro che l'inflazione si sta avvicinando al nostro obiettivo e che il mercato del lavoro sta rallentando e siamo arrivati al punto in cui dobbiamo bilanciare questi obiettivi", ha dichiarato Daly a un evento alle Hawaii. Anche il presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee ha parlato ieri alla Cnbc sostenendo che l'economia Usa ha rallentato ma non sembra essere entrata in recessione e che comunque la banca centrale è pronta a rispondere ai segnali di debolezza economica, suggerendo anche che gli attuali tassi di interesse potrebbero essere troppo proibitivi.
Anche le valute questa mattina sembrerebbero aver invertito la rotta, con il dollaro che è risalito fino a 145,64 yen, dopo essere sceso ieri dell'1,5% a un minimo di 141,675. Inoltre il dollaro ha ridotto le perdite sul franco svizzero, la valuta rifugio per eccellenza, attestandosi a 0,8546 franchi da un minimo di 0,8430.
E sull'euro il biglietto verde si è stabilizzato, restando comunque debole a 1,0958, dopo che ieri gli investitori hanno venduto di tutto, dal peso messicano alle azioni taiwanesi, abbandonando frettolosamente le operazioni finanziate con prestiti a bassi tassi in valuta giapponese per acquistare asset rischiosi ad alto rendimento. Sul fronte obbligazionario i tassi dei Treasury si sono allontanati dai minimi, dopo che ieri quello del dieci anni è salito brevemente sopra quello a due anni per la prima volta dal luglio 2022, poichè i trader hanno aumentato le loro scommesse sul fatto che la Federal Reserve avrebbe presto tagliato i tassi di interesse. Oggi dunque i mercati provano a ritrovare la 'bussolà, dopo aver accelerato i sell-off, iniziati la settimana scorsa, dopo che venerdì il debole rapporto sull'occupazione negli Stati Uniti ha alimentato i timori di una recessione nella più grande economia mondiale.