AGI - La prossima legge di bilancio, a politiche invariate, costerà almeno 20 miliardi. Ma vanno trovate risorse adeguate per coprire gli interventi in programma, a partire dalla proroga del taglio del cuneo fiscale, che da solo vale quasi 11 miliardi. Il Pil 2024 dovrebbe attestarsi allo 0,8%, per poi salire all'1,1% nel 2025 e rallentare di nuovo allo 0,8% nel 2026. La piena attuazione del Pnrr potrebbe portare a una crescita del Pil di 3 punti percentuali, inferiore dello 0,5% rispetto a quanto previsto dal Mef, ma gli interventi previsti andranno attuati tempestivamente. L'Ufficio Parlamentare di Bilancio nella sua relazione annuale traccia alcune possibili traiettorie per l'andamento dei conti pubblici nei prossimi anni. E indica possibili scenari per la costruzione della prossima manovra. Un documento che arriva nel giorno in cui la Commissione Ue ha aperto una procedura di inflazione sul deficit per 7 Stati, tra cui l'Italia e la Francia. Entro il 20 settembre gli Stati membri dovranno sottoporre alla Commissione dei piani di medio termine (4-7 anni) per ridurre il debito, successivamente verranno fornite raccomandazioni sui piani di medio-termine, sulle bozze delle manovre del 2025 indicando le correzioni per il deficit. Ad influire sull’andamento dei saldi di finanza, oltre alle scelte dell'esecutivo, ci sono variabili esterne come i conflitti in corso, dall'Ucraina al Medio Oriente, che hanno portato alla spirale inflazionistica con successiva crescita dei tassi di interesse. E fattori interni, come il peso del debito pubblico, che in Italia il prossimo anno dovrebbe sforare i 3mila miliardi, e quello della stagione dei provvedimenti per la ripartenza post pandemica, a partire dai bonus fiscali nel settore edilizio.
Le previsioni del Governo sul quadro macroeconomico "sono ritenute adeguate, ma scontano un forte recupero degli scambi globali", si legge nel testo della relazione. Le attese sulle variabili internazionali dei documenti del Governo sono "nel complesso coerenti con quelle delle principali istituzioni internazionali e con le quotazioni di mercato". Tuttavia, prosegue il documento, "le ipotesi sono esposte a rischi al ribasso; le tensioni geopolitiche e i conflitti in corso", che "frenano il commercio internazionale ed espongono i mercati delle materie prime a una forte volatilità". La presidente Upb Lilia Cavallari sottolinea che "La politica di bilancio italiana ha di fronte un percorso di risanamento per ridurre il peso di un debito pubblico elevato che costituisce un fattore di vulnerabilità, oltre a sottrarre risorse a impieghi produttivi e socialmente utili. E' un percorso ambizioso che limita la possibilità di effettuare interventi in disavanzo".
L'Upb stima che la conferma anche nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati dall'ultima manovra - dal taglio del cuneo, alla Zes per il Mezzogiorno, dalla riduzione del canone Rai alla detassazione dei premi - impatterebbe sul deficit per circa 18 miliardi. Sommando anche altre spese, come gli oneri per il prossimo triennio contrattuale dei dipendenti pubblici (2025-27), l'impatto complessivo sull'indebitamento netto potrebbe superare quello indicato nel Def, di poco inferiore ai 20 miliardi. Anche per questo l'Upb invita l'esecutivo chiarire su alcuni provvedimenti sulle misure fiscali. "Nel Def, si afferma che verrà data priorità al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro. A riguardo, dovrà essere chiarito se si intende rendere la misura strutturale individuando corrispondenti risorse di copertura", si legge nella relazione. Non si può escludere, annota l'Upb, che il ripristino di requisiti pensionistici "meno stringenti possa facilitare il turnover tra generazioni, gli ingressi al lavoro dei più giovani e anche la stabilizzazione dei già occupati", ma "restano lontane" le proporzioni auspicate nel 2019 all'introduzione di Quota 100.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ribadisce: "Tra tutte le misure di cui si discute questo è un must, un impegno inderogabile, la prima cosa che dobbiamo assicurare, la confermeremo. Anche in deficit? I deficit sono quelli che abbiamo indicato nella Nadef e nel Def, che intendiamo assolutamente rispettare, non in deficit quindi". Il titolare del Mef commenta la decisione della Commissione Ue: "La procedura di infrazione non è una notizia, era ampiamente prevista, avevamo detto già un anno fa. D'altronde con il boom di deficit legato alle misure eccezionali non potevamo certo pensare di stare sotto al 3%. Abbiamo un percorso, avviato dall'inizio del governo, di responsabilità della finanza pubblica sostenibile, apprezzata dai mercati e dalle istituzioni europee". Il Commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni apre: "Da oggi all'autunno ci sarà moltissimo lavoro da fare, per la preparazione dei piani pluriennali di spesa. L'Italia potra' contare sul sostengo della Commissione europea e sulla collaborazione eccellente che si è costruita in questi anni con tutti i governi sul Pnrr".