AGI - Il Governo incontrerà questa sera alle 18 le associazioni delle imprese dell'indotto del siderurgico di Taranto e alle 19.15 le sigle sindacali metalmeccaniche per un punto di situazione su Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva. A Taranto, invece, dalle 16.30 ci sarà un presidio sotto la Prefettura indetto dal sindacato Usb. Al Governo, sindacati e mondo delle imprese chiederanno che accade adesso per l'azienda e per l'indotto, che è in attesa di vedersi riconoscere i crediti milionari accumulati a causa dei mancati pagamenti di Acciaierie.
Il Governo ha approntato delle misure per l'indotto con un dl specifico, ma sarebbero al momento incagliate a causa della mancata trasmissione da parte di AdI a Sace delle informazioni necessarie ad attivare le garanzie sui crediti. La convocazione dell'Esecutivo, che risale ai giorni scorsi, coincide con l'ennesimo scontro delle ultime ore che contrappone Acciaierie a Invitalia, che della società è azionista pubblico di minoranza.
Invitalia chiede l'amministrazione straordinaria
Ieri sera Invitalia ha annunciato di aver chiesto al ministero delle Imprese l'avvio della procedura per l'amministrazione straordinaria di Acciaierie. Adesso i passi successivi sono le decisioni del Mimit e del Tribunale di Milano relativamente allo stato di insolvenza della società. Acciaierie, da parte sua, ha risposto con una domanda al Tribunale di concordato con riserva per tutte le società che costituiscono la holding di AdI. Strumento, questa tipologia di concordato, che l'impresa insolvente può stipulare con i propri creditori al fine di cercare una soluzione per entrambe le parti coinvolte.
Tuttavia il decreto legge 4/2024, quello che ha rafforzato la possibilità che Invitalia chieda l'amministrazione straordinaria, già prevista da un altro decreto di gennaio 2023, stabilisce tra l'altro che dalla data della presentazione dell'istanza di accesso all'amministrazione straordinaria da parte dei soci e sino alla chiusura della procedura, sono interdette la presentazione e la prosecuzione delle domande di accesso a uno degli strumenti di regolazione della crisi o dell'insolvenza.
La decisione del giudice di Milano
Appena venerdì scorso, inoltre, il giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli, ha rigettato la richiesta di misure cautelari e protettive avanzata da Acciaierie per tutelarsi rispetto ai principali creditori e a vantaggio della composizione negoziata della crisi, spinta da Acciaierie in alternativa all'amministrazione straordinaria. Ha scritto infatti il giudice Pipicelli che per giustificare "un provvedimento giudiziale di compressione delle azioni cautelari ed esecutive dei creditori sul patrimonio del debitore", serve "una concreta, attendibile e realistica prospettiva di risanamento dell'impresa". Che nel caso di Acciaierie per il giudice non c'è.
Per il magistrato, infatti, "una prognosi positiva allo stato non pare sussistere, in quanto la situazione finanziaria attuale, l'assenza di disponibilità di soci o di terzi a rifinanziare AdI spa, non sembrano consentire all'impresa ricorrente di avere una liquidità di cassa a breve per l'acquisto di materie prime e per la stessa sopravvivenza della continuità aziendale diretta, per un tempo limitato idoneo a condurre le complesse trattative con un ceto creditorio variegato e multiforme".
D'altra parte, ha scritto ancora il magistrato, anche l'esperto incaricato per la composizione negoziata della crisi, Cesare Giuseppe Meroni, "è netto nel ritenere l'assenza in concreto della sussistenza di concrete e ragionevoli prospettive di risanamento". Lo stesso giudice, nei giorni precedenti, ha anche rigettato la richiesta di Acciaierie finalizzata a bloccare Invitalia dal chiedere al Mimit l'amministrazione straordinaria e dichiarato che non c'è anticostituzionalità nel dl del 2023 che prevede che un socio pubblico possa chiederla.