AGI - I mercati mostrano un pò di affanno, ma non troppo, dopo la decisione della Fed di lasciare i tassi di interesse invariati, condita dalla precisazione del numero uno dell'istituto Jerome Powell, che l'ipotesi di una riduzione a marzo del costo del denaro, "non rappresenta lo scenario base" e che si potrà parlare di possibili tagli solo quando sarà acquisita una maggiore fiducia in un calo sostenibile dell'inflazione verso il target del 2%.
In Asia i listini sono misti, Tokyo ha chiuso in calo mentre Hong Kong e Seul procedono in rialzo, dopo che in Cina l'indice Caixin sull'attività manifatturiera è cresciuto a sorpresa per il terzo mese consecutivo a gennaio, attestandosi leggermente sopra la soglia dei 50 punti, mentre martedì il Pmi ufficiale della Cina aveva segnato 49,2 punti. In rialzo anche i future a Wall Street, dopo che ieri a New York l'indice Dow Jones ha perso lo 0,86%, lo S&P l'1,62%, segnando il giorno peggiore in quattro mesi, e il Nasdaq il 2,2%, il giorno peggiore in tre mesi. Inoltre il dollaro avanza e i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa scendono, con il 10 anni sotto al 4% e il 2 anni al 4,23%. A far scendere il 2 anni al 4,21%, oltre alla Fed, ci ha pensato ieri anche il Tesoro americano il quale ha annunciato che nei prossimi 3 mesi organizzerà le più grandi aste obbligazionarie mai viste, per colmare il deficif di bilancio.
"È chiaro che la Fed non ha fretta di allentare i tassi con la stessa rapidità dei prezzi di mercato, e fa sapere che c'è bisogno di 'maggiore fiducià sul fatto che l'inflazione sia 'sostenibilmentè più bassa", commenta Michael Brown, analista di mercato di Pepperstone. Più in generale la Fed ha completamente eliminato ogni riferimento a un possibile aumento dei tassi, confermando che i suoi membri pensano che la loro prossima mossa sarà un taglio. Tutto ciò significa, come suggerisce lo stesso Powell, che una sforbiciata a marzo "non è probabilmente l'ipotesi più probabile", pur lasciando l'opzione aperta e confermando che a marzo sarà in ogni caso rivista la politica di riduzione del bilancio.
Dopo queste parole i trader hanno ridotto le probabilità di un taglio a marzo dal 60% al 37%. Inoltre i funzionari della Fed ora prevedono di effettuare tagli per 75 punti base nel corso del 2024, ma sono riluttanti a impegnarsi a fissare una data di inizio finchè non ci saranno più dati che dimostrino che l'inflazione proseguirà la sua traiettoria discendente.
Intanto oggi a Wall Street c'è attesa per le trimestrali di altre due big del calibro di Apple e Amazon, mentre i riflettori si spostano verso la BoE, la quale sarà chiamata a decidere sui tassi e, dopo l'inatteso rialzo dei prezzi nel Regno Unito, potrebbe mostrare un atteggiamento più cauto sui futuri tagli del costo del denaro. Inoltre negli Usa saranno da monitorare i dati di domani sul mercato del lavoro, con la crescita dei nuovi occupati che dovrebbe rallentare e quelli di Meta, che chiuderà sempre domani il giro di valzer delle trimestrali. In Europa i future sull'Euro Stoxx sono misti, mentre scendono i rendimenti dei Bund a 10 anni e dopo che le Borse europee, prima della Fed, ieri hanno chiuso in calo ad eccezione di Milano.
A pesare sono stati soprattutto i dei dati dell'inflazione tedesca, scesi più rapidamente del previsto all'inizio dell'anno, il che rafforza le speranze che la Bce inizi a tagliare i costi di finanziamento questa primavera. Sempre oggi prosegue a Bruxelles il vertice dei leader europei che ieri hanno fatto un'offerta al primo ministro ungherese, Victor Orban per assicurarsi il suo sostegno agli aiuti finanziari da 50 miliardi di euro verso l'Ucraina. Orban a dicembre aveva posto il veto agli aiuti. E Bruxelles ieri gli ha offerto incentivi finanziari e, allo stasso tempo, ha minacciato di interrompere i flussi verso l'Ungheria, se non toglierà il veto.
Secondo la bozza visionata dal Financial Times, la nuova proposta prevede una revisione annuale degli aiuti all'Ucraina nei prossimi quattro anni. L'accordo però non è stato ancora raggiuto, "stiamo negoziando" ha commentato Balàzs Orbàn, direttore politico del primo ministro ungherese. Un'opzione estrema sarebbe quella di privare Orbàn dei suoi diritti di voto, cosa che però appare difficile perchè richiederebbe il consenso di tutti gli altri paesi del blocco. In ogni modo, se Orbàn dovesse rifiutarsi di rinunciare al suo veto domani, i funzionari affermano che i restanti 26 leader lavoreranno su soluzioni alternative per finanziare Kiev. Intanto il prezzo del petrolio continua ai suoi alti e bassi e in Asia è tornato a salire, dopo aver chiuso in deciso ribasso al Nymex. Attualmente i future sul Brent sono sopra 81 dollari e quelli sul Wti sopra quota 76 dollari al barile.