AGI - Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ritiene che la banca centrale "non è sicura" che i tassi di interesse siano "sufficientemente restrittivi" per controllare l'inflazione e raggela i mercati, smorzando così l'ottimismo degli investitori sull'allentamento della politica monetaria della Fed. Nella giornata di venerdì 10 novembre, le Borse asiatiche sono in rosso e i future a Wall Street sono deboli e misti, mentre quelli europei sono diventati negativi, dopo che, il giorno prima, i tre indici di New York hanno chiuso in ribasso, con l'S&P 500 che è terminato a -0,8%, ponendo fine a otto sessioni in forte rialzo, la serie di guadagni più lunga da due anni a questa parte.
Anche i rendimenti dei Treasury hanno ripreso a salire, con il 10 anni al 4,6%, il 30 anni al 4,8% e il 2 anni che è tornato sopra il 5%, non solo per colpa di Powell ma dopo una deludente asta del Tesoro sui titoli trentennali a stelle e strisce, che ha alimentato le preoccupazioni per il rallentamento della domanda di debito statunitense, stimolando un ampio selloff di titoli di Stato.
In rialzo il biglietto verde, con l'euro che è tornato sotto 1,07, lo yen sopra quota 151 e il dollaro Usa che ha toccato i massimi da una settimana contro quello australiano e quello neozelandese. Powell, a un evento del Fmi, ha detto che i banchieri centrali americani "non sono sicuri" che i tassi di interesse siano ancora abbastanza alti da ridurre l'inflazione al target del 2%, ribadendo che se occorrerà inasprire ancora la politica monetaria "non esiteremo a farlo".
Il presidente della Fed, commenta Peter Cardillo, capo economista di Spartan Capital Securities, ha "assunto di nuovo un punto di vista aggressivo" e le sue parole non sono per niente piaciute ai mercati, anche se probabilmente questo era esattamente ciò che lui e la Federal Reserve si proponevano. Non a caso nei giorni scorsi diversi membri Fed avevano già adottato toni più da 'falco' per scoraggiare l'aspettativa di un taglio dei tassi a maggio-giugno.
Ora, dopo Powell, la maggior parte dei trader scommette che la Fed manterrà i tassi di interesse invariati quest'anno, ma le probabilità di un taglio di 25 punti base a maggio sono scese nettamente sotto il 40%. In Asia la Borsa di Tokyo cede, seguendo il sentiment generale e per le perdite dei titoli di chipmaking, energia e tecnologia. La conglomerata tecnologica giapponese SoftBank è stata tra le peggiori crollando del 4,5%, dopo aver registrato un'inaspettata perdita trimestrale.
Male anche le Borse cinesi, con Hong Kong in rosso dell'1,5% e Shanghai giù di mezzo punto percentuale, trainate in basso dai tecnologici, dopo che Smic, il più grande produttore di chip della Cina ha ceduto quasi il 6% dopo aver registrato un crollo dell'80% nei profitti del terzo trimestre. Le perdite di Smic, hanno segnalato una forte debolezza nella domanda globale di chip e si sono riversate su altri titoli, trascinando al ribasso l'indice Kospi della Corea del Sud, che è sceso di oltre lo 0,5% e i listini di Sydney e di Mumbai.
A Wall Street i future provano a risollevarsi, anche se quelli sul Nasdaq restano sotto la parità, mentre i future sull'EuroStoxx hanno girato in negativo, dopo che le Borse europee hanno chiuso positive (prima che Powell parlasse). Sempre ieri il capo della banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau, membro del consiglio direttivo della Bce, ha dichiarato che l'istituto di Francoforte non aumenterà nuovamente i tassi a meno che non ci sia una "sorpresa" o uno "shock".
Le quotazioni del petrolio sono in rialzo, dopo aver toccato ieri i minimi da luglio. Oggi è previsto un intervento della presidente della Bce Christine Lagarde e gli interventi del presidente della Fed di Dallas, Lorie Logan e di quello di Atlanta, Raphael Bostic. In Asia i future sul Wti risalgono a 76 dollari e quelli sul Brent tornano sopra 80 dollari, restando comuque su livelli bassi per il timore dei rallentamenti dell'economia cinese e in prospettiva per i rischi di recessione negli Usa e soprattutto in Europa.
Intanto in Medio Oriente Israele non prevede alcun ridimensionamento dei "combattimenti di guerra" a Gaza e nessun cessate il fuoco ma consentirà nuove 'pause umanitarie' giornaliere di quattro ore in alcune parti del Nord della Striscia di Gaza, per consentire il passaggio degli aiuti e la 'fuga' verso il Sud dei civili. La Casa Bianca lo ha definito un "primo passo significativo". Le nuove pause avranno luogo ogni giorno in un diverso quartiere nel nord, con i cittadini avvisati tre ore prima.