AGI - I mercati azionari e obbligazionari vanno in rally, in attesa dei dati odierni sul mercato del lavoro a stelle e strisce e dopo che la Federal Reserve e altre banche centrali hanno segnalato la possibile fine del ciclo delle strette monetarie. Mercoledì la Fed ha deciso di mantenere fermi i tassi di interesse e di lasciare aperta la porta a un futuro aumento del costo del denaro, anche se l'impressione degli investitori è stata che la banca centrale Usa abbia raggiunto il picco dei rialzi dei tassi.
Secondo FedWatch i trader che puntano su una Fed che manterrà i tassi stabili a dicembre sono saliti all'85,5% dal 79,5% del giorno precedente. Anche oggi sono proseguiti gli acquisti sui titoli di Stato, mentre per il secondo giorno consecutivo i rendimenti dei Treasury e dei bond europei arretrano e il dollaro perde terreno, specie in Asia, dove le Borse salgono con vigore.
A Wall Street i future frenano leggermente, per colpa di Apple, anche se ieri i listini di New York hanno brindato alla Fed, chiudendo al top da sei mesi. Più nel dettaglio oggi la Borsa di Tokyo resta chiusa per festività, ma Seul e i listini cinesi avanzano spediti. Il Kospi sudcoreano cresce quasi dell'1% e Hong Kong è in rialzo del 2,5%, grazie al traino dei tecnologici, galvanizzati dal ribasso dei tassi obbligazionari.
Shanghai è un po' meno spedita e sale di oltre mezzo punto, dopo che l'indice Pmi Caixin dei servizi è cresciuto leggermente ma meno delle attese in Cina a ottobre, mantenendosi saldamento in espansione a 50,4 punti e dando un segnale di ripresa, anche se per molti analisti la lenta crescita del reddito delle famiglie e l'incertezza del mercato del lavoro sollevano interrogativi sulla sostenibilità della crescita del settore.
Sempre in Asia gran parte delle valute si apprezzano sul biglietto verde, con il won sudcoreano, il peso filippino e la rupia indonesiana, tutte monete ad alto rischio e sensibili ai tassi, in rialzo tra lo 0,5% e l'1%, mentre lo yuan cinese è piatto e lo yen avanza dello 0,1% sopra quota 150, frenato dagli scambi ridotti per il giorno di festività in Giappone.
Intanto a Wall Street i future sono misti, con quelli sullo S&P 500 e sul Nasdaq negativi, penalizzati da Apple, il cui titolo nell'after hour ha ceduto oltre il 3%, dopo un calo delle entrate trimestrali dell'1%, nonostante un buon andamento dei servizi e dell'iPhone. Ieri comunque i tre listini di New York hanno chiuso in rally, sulla scia della Fed e in attesa dei dati odierni sull'occupazione. "I dati sul mercato del lavoro Usa sono molto importanti, forse perfino più importanti della riunione della Fed" spiega Vincenzo Bova, senior analist di Mps. "La Federal Reserve per ammorbidirsi sui tassi - dice ancora l'analista - si aspetta che il mercato del lavoro s'indebolisca".
E la previsione è che oggi i nuovi occupati rallentino dagli oltre 300.000 di settembre a circa 190.000 a ottobre, che il tasso di disoccupazione resti fermo al 3,8% e che i salari siano in leggera frenata. Ieri comunque Wall Street ha fatto festa, con il Dow Jones che è avanzato dell'1,7%, il Nasdaq dell'1,78% e l'S&P 500 dell'1,89%, mentre i titoli growth e a grande capitalizzazione come Tesla e Nvidia hanno terminato in rialzo rispettivamente del 6,2% e del 2,8%. Anche Apple, prima della pubblicazione della trimestrale, è avanzata del 2,07%, mentre il rendimento del Treasury a 10 anni è sceso al 4,62%, il calo più forte dal marzo scorso e il 2 anni, che riflette l'andamento dei tassi d'interesse è restato leggermente sotto il 5%.
In Europa i future sull'EuroStoxx sono in rialzo, dopo che ieri anche le Borse del Vecchio Continente hanno chiuso in netto rialzo, con Milano a +1,77%, Parigi a +1,85%, Francoforte a +1,48% e Londra a +1,42%, dopo che la Boe, sulla scia della Fed, ha lasciato fermi i tassi, avvertendo che non rinuncerà alla sua politica restrittiva ma precisando che essa non dovrà restare così "per un periodo eccessivamente lungo". Insomma, una seduta all'insegna dell'ottimismo, con gli occhi puntati sulle prossime mosse della Bce che nel direttivo del 14 dicembre dovrebbe confermare anch'essa una pausa della stretta monetaria. Anche il rendimento del Bund tedesco è sceso al 2,7% e quello del Btp decennale è arretrato al 4,55%, mentre lo spread tra il Btp e in Bund tedesco è arretrato da 190 a 185 punti.
Sul fronte delle materie prime, il prezzo del greggio in Asia sale leggermente, mantenendosi comunque nettamente sotto i 90 dollari al barile. Il Brent sale sopra quota 87 dollari, dopo aver chiuso ieri al mercato dei future di Londra in rialzo del 2,62% a 86,85 dollari al barile. Il Wti resta invece sotto 83 dollari, dopo aver archiviato la sessione al Nymex in crescita del 2,5% a 82,46 dollari al barile, rimbalzando dopo quattro sedute consecutive di ribassi.
Il ritorno alla crescita delle quotazioni del greggio certificano il ritorno della propensione al rischio sui mercati finanziari. Secondo gli analisti, il fatto che la Fed possa terminare il ciclo di stretta sui tassi potrebbe favorire la domanda nel principale Paese consumatore di petrolio al mondo mentre sembrano attenuarsi i timori che la guerra tra Israele e Hamas possa avere ripercussioni su scala più ampia, e quindi impattare sulle forniture di greggio.