Jeremy Scott fuori dalla direzione creativa del marchio Moschino
AGI - La moda cambia e cambiano anche i suoi direttori creativi, forse perché la moda “sta per diventare un po' meno divertente”? Più che una domanda, quella del New York Times è un’affermazione di fronte al nuovo cambio della guardia in una maison della moda globale: Jeremy Scott lascia infatti il suo incarico di direttore creativo di Moschino dopo un mandato lungo dieci anni che ha di sicuro “ringiovanito il marchio utilizzandolo come veicolo per prendere in giro il consumismo e contemporaneamente celebrarlo in acrobazie visive fatte su misura per l'era di Instagram”, sottolinea il giornale, che non manca di evidenziare come l’uscita segua solo di qualche mese quella di Alessandro Michele da Gucci, altro fantasioso ed estroverso stilista che ha contribuito non poco a rinfrescare il marchio, anche con una serie di singolari passerelle-evento.
Al momento Moschino non ha ancora designato il successore di Scott, ma di certo “il cambio rimodellerà ulteriormente il mondo della moda italiana, dove l'abilità di Scott di iniettare una sorta di ironico umorismo pop postmoderno negli abiti ha catapultato Moschino verso una sua nuova rilevanza”, annota il quotidiano americano sempre attento alle uscite e alle entrate nel settore, in quanto il marchio è diventato uno dei preferiti di celebrità come Miley Cyrus, che una volta ha vestito un abito T-shirt Moschino con la scritta "Non avevo niente da mettermi, quindi ho indossato questo abito Moschino" e Katy Perry, “che ha indossato invece un lampadario Moschino al Met Gala 2019”.
Nel ripercorrere la carriera dello stilista, il New York Times mette in evidenza come quasi da subito Jeremy Scott abbia “con il suo gioco di parole abbia attirato una generazione cresciuta sui social media” al punto da segnare “un boom di vendite, almeno fino allo scorso anno” quando nel 2022 Aeffe — il gruppo che detiene anche i marchi Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini e Pollini — “ha registrato una perdita di 9 milioni di euro (circa 10 milioni di dollari) su ricavi per 352 milioni di euro (circa 377 milioni di dollari)”, in particolare a causa “delle complicazioni del mercato in Cina”.
Tuttavia, secondo il quotidiano Usa, quel che non è chiaro è se il mandato di Scott a Moschino “sia terminato a causa di un cambiamento nell'umore generale nel settore, che si sta allontanando dal brusio teatrale dei social verso l’atemporalità nel mentre le vendite di marchi di lusso classici tra cui Chanel e Hermès salgono” oppure se, come si dice in giro “un decennio è semplicemente sufficientemente lungo perché un singolo direttore creativo possa dirigere una casa di moda”.
Massimo Ferretti, presidente di Aeffe, il gruppo che possiede Moschino, in una dichiarazione ha ringraziato Scott per "aver inaugurato una visione distinta e gioiosa che farà per sempre parte della storia di Moschino".