AGI - A pochi giorni di distanza dall’attacco hacker che ha colpito alcune decine di siti istituzionali italiani come quello della Difesa, dei carabinieri, del ministero degli Esteri e dell’Interno gli interrogativi restano ancora molti. Ad iniziare da uno: perché un attacco di tale portata non ha creato quasi nessun disservizio se non per pochi minuti? Perché le infrastrutture critiche italiane sono preparate e hanno resistito. Almeno in parte in effetti è così, ma forse non si tratta di una risposta esaustiva. Di certo le bande di hacker internazionali, quelli che hanno tentato di colpire, come scritto nella loro rivendicazione, l'Italia "russofoba" sanno fare di meglio. E non resteranno a guardare.
"Questi gruppi si nutrono del "volume di panico" che riescono a generare, ed effettivamente con il loro ultimo attacco il panico è stato più sui siti e sui giornali che nella realtà visto che i disservizi sono stati limitati" ha spiegato all'AGI Pierguido Iezzi, Ceo di Swascan, gruppo Tinexta. A questo punto secondo gli esperti è quindi inevitabile che si alzi l'asticella.
"Con due possibili scenari: o una escalation che cambi il target e prenda di mira le pmi, decisamente più numerose e vulnerabili della pubblica amministrazione - ha proseguito - cosa che farebbe danni seri. Oppure con un escalation dello strumento utilizzato e allora le bande potrebbero creati attacchi "wiper" che invece che bloccare momentaneamente il servizio cancellano ogni dati presente. E anche in quetso caso i danni sabbero decisamente importanti. Sarebbe equiparabile ad una vera e propria dichiarazione di guerra ma non è escluso. E forse questo, anche se si tratta dell'attacco di un collettivo di hacker, sarebbe anche un modo per testare la reazione del Paese attaccato".
Per quanto tempo istituzioni e imprese dovranno convivere con questa minaccia? Per molto tempo. Quanto meno per tutta la durata del conflitto russo-ucraino. Ma non è escluso che gli strascichi di questa guerra digitale proseguiranno anche una volta raggiunta la pace sui campi di battaglia. "Parliamo di veri e propri cyber-soldati e la matrice che li unisce è sempre di stampo russo - ha poi concluso - come si fa a ipotizzare che un gruppo entra dentro ad un sistema, esfiltra dei dati e che questi non diventino poi oggetto di interesse in altri tavoli della loro stessa nazione?".