AGI - È terminata, a Palazzo Chigi, la riunione tra governo e associazioni di categoria dei benzinai. Ora il confronto in Sala Verde prosegue con i rappresentanti dei produttori di carburanti e delle reti di distribuzione. Per il governo, al tavolo sono presenti il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, quello delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
Il governo ha preso atto del congelamento dello sciopero dei benzinai convocato per il 25 e 26 gennaio e la sospensione del giudizio da parte delle associazioni sul decreto legge in attesa della pubblicazione. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Il governo assicura l'avvio di un confronto con il settore dei distrributori di benzina, che inizierà con un tavolo tecnico martedì 17. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Tre le sigle presenti: Faib, Fegica e Figisc/Anisa, che avevano annunciato uno sciopero il 25 e 26 gennaio, Assopetroli e Assoenergia sostengono la mobilitazione e rappresentano i gestori delle circa 22mila stazioni di servizio.
"Abbiamo apprezzato il chiarimento avuto con Governo che ripristina una verità inequivocabile: i gestori non hanno alcuna responsabilità per l'aumento dei prezzi, né per le eventuali pretese speculazioni di cui si è parlato. Per quello che riguarda le organizzazioni dei benzinai, le polemiche finiscono qui. Ora è il momento di lavorare seriamente per restituire efficienza e piena legalità alla rete". Lo affermano con una nota congiunta Faib, Fegica, Figisc/Anisa al termine dell'incontro con il Governo.
Le sigle associative fanno sapere che: "Già nei prossimi giorni, le organizzazioni dei gestori si rendono disponibili ad affrontare i temi sul tavolo e a individuare strumenti anche normativi utile ad affrontare sia la contingenza che soprattutto la prospettiva. Un percorso che può portare a rivalutare anche lo sciopero proclamato per fine mese, al momento congelato seppure con la riserva per una sua sospensione in funzione dell'esame del testo del decreto una volta emanato".
"Sospendiamo il giudizio. Siamo in attesa di leggere il decreto, non lo abbiamo visto. Lo sciopero è congelato: si è sgombrato il campo da tutte le voci di speculazione e di frodi". Così le associazioni di settore dei benzinai al termine dell'incontro con l'esecutivo a palazzo Chigi. "L'incontro possiamo definirlo proficuo. Ringraziamo personalmente il governo e i ministri, hanno ascoltato le esigenze della categoria. Siamo soddisfatti, si è deciso di incontrarci per aprire un tavolo che sarà basato su tutti i temi del settore. Noi stiamo cercando di instaurare un rapporto proficuo", la posizione. "La volontà espressa dal governo è quello di lavorare su tutti i temi. La norma sulla trasparenza? Dobbiamo vedere il decreto. I controlli devono essere effettuati", hanno sottolineato le sigle sindacali.
Da inizio anno il prezzo della benzina alla pompa ha ripreso a correre, arrivando spesso in città attorno ai 2 euro al litro e sulla rete autostradale anche fino a 2,5 euro. Dal 1 gennaio è scaduto lo sconto sulle accise, introdotto a marzo scorso dal governo di Mario Draghi dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Lo sconto inizialmente era di 30 centesimi al litro dal 1 dicembre scorso è sceso a 18.
Martedì il Consiglio dei ministri ha varato un decreto sulla trasparenza che introduce l'obbligo per i benzinai di esporre il prezzo medio nazionale, che verrà elaborato quotidianamente dal Ministero dell'Ambiente, in maniera da fornire maggiore informazione ai consumatori prima della scelta su dove fare rifornimento. Il testo prevede anche delle sanzioni per chi viola le disposizioni, che arrivano fino alal chiusura temporanea dell'attività in caso di recidiva.
Nel decreto, spiegano fonti del governo, non ci sarà un nuovo meccanismo automatico di intervento qualora il prezzo dei carburanti nelle stazioni di servizio tornasse a salire in maniera repentina. Il testo fa riferimento ad una norma contenuta nella legge di bilancio 2008 (articolo 1, commi 290 e 291), che l'esecutivo si riserva di rivedere, che consente di abbassare le accise qualora aumentino le entrate Iva e se il prezzo supera il 2% rispetto alla media del periodo e al valore indicato nel Def.