AGI - Vox populi, vox dei. Così ha scritto Elon Musk in calce al suo (ennesimo) sondaggio su Twitter. Ma sono in molti a pensare che se un imprenditore fa ricorso sempre più spesso ai pareri di un pubblico, per altro nemmeno qualificato, non è tanto per la volontà di ascoltare il popolo, ma per la disperata necessità di trovare una via da seguire.
Così l'istrionico tycoon l'ha fatto di nuovo. Per la terza volta (considerando solo quelli più importanti). E per la terza volta gli è andata male. E questa volta però la posta in gioco era ancora più alta: un suo passo indietro nella gestione di Twitter. Oltre 17,5 milioni di voti in poche ore e un nettissimo 57,5% di persone che hanno che sì, forse sarebbe meglio se Musk si concentrasse su altri business lasciando in pace il social network.
La vendita di Tesla
Era il novembre 2021 quando il tycoon sudafricane, sempre più "guru" dei nuovi media, aveva fatto il suo primo sondaggio per chiedere al suo pubblico se vendere o meno il 10% delle sua azioni di Tesla. Anche in quel caso a dire di sì era stato il 57% del suo pubblico, coincidenze del caso. Era una decisione già presa, hanno detto in molti, necessaria per pagare le tasse, ha spiegato lui. Di certo quei circa 21 miliardi di dollari realizzati con la vendita di tale quota non lo fanno uscire come un perdente. Ma quello che forse non aveva considerato era che tale mossa aveva poi prodotto un calo del titolo in borsa del 5% con 60 miliardi di dollari bruciati in una sola seduta. Perché non c'è ansia più grande per un investitore che temere che il Ceo di un grosso gruppo possa riuscire a non tenere la barra dritta e a far le scelte giuste.
Gli account sospesi
Pochi giorni fa era stata invece la volta di una complessa polemica circa l'opportunità o meno di tracciare gli spostamenti dell'areo privato di Musk come fatto dall'account @ElonJet, bloccato dallo stesso Musk. Ne è seguita una levata di scudi che deve avergli fatto ripensare la decisione e così (forse anche per salvare la faccia) ha ben pensato di lanciare un altro sondaggio, certo forse che gli utenti avrebbero dato estremo valore alla tutela della privacy. Nient'affatto: la maggioranza, il 43% dei votanti chiesero di rimuovere la sospensione degli account che documentavano la sua posizione in tempo reale. Ma a questo punto, forse incredulo e infastidito dal risultato, ha spiegato che c'erano troppe scelte nel test e che per questo andava rifatto. Rifatto, poco dopo con meno opzioni, il responso è apparso ancora più chiaro: il 59% di 3,7 milioni di utenti ha votato per una riabilitazione degli account sospesi.
Il diritto al fallimento
Ma forse la lezione più importante di questa vicenda sta forse proprio in quel "diritto al fallimento" tipico dell'economia americana, così diverso dal mondo di sentire italiano. D'altra parte non va dimenticato che quel mostro di capitalizzazione che è oggi Tesla, uno dei titoli più "pesanti" di Wall Street con poco meno di 500 miliardi di dollari di capitalizzazione, con una quotazione che in due anni ha registrato un +470%, con un punta a fine dello scorso anno di un +1370%, per anni è stata caratterizzata da ordinativi al di sotto delle attese e utili in pesante perdita.