AGI - Non aveva atteso neanche la comunicazione formale, che già era entrato negli uffici di San Francisco muovendosi (e facendosi filmare) con un lavandino (gesto di cui ancora adesso si ignorano le motivazioni). Più o meno in contemporanea aveva liquidato subito mezzo board e l’avvocato a capo della struttura che si occupava dei ban.
La seconda vita di Twitter è cominciata così, alla fine di ottobre. Poco meno di un mese fa, Elon Musk, il tycoon di Pretoria, ha dato il via libera all’acquisizione da 44 miliardi, trasformando (come aveva annunciato) la piattaforma di microblogging. Delisting, licenziamenti intensivi, servizio premium a 8 dollari, nuove policy in fatto di moderazione dei contenuti, riabilitazione di Trump e da ultimo l’amnistia generale per i bannati, questi i capitoli dei primi trenta giorni che hanno sconvolto Twitter.
L’amnistia
È l’ultimo colpo in ordine di tempo e dentro ci sono un po’ tutti gli elementi per dare un senso alla strategia (se ce n’è una) con cui Elon Musk vuole governare il social. Ieri il miliardario ha annunciato che avrebbe riammesso anche gli account che avevano postato messaggi violenti, d'odio e di disinformazione e che erano stati bannati da Twitter l’anno scorso.
L’annuncio è arrivato dopo la conclusione di un sondaggio lanciato, sempre ieri, tra i suoi follower a cui aveva chiesto se doveva offrire una “amnistia generale per gli account sospesi, a patto che non abbiano infranto la legge o fatto spamming”. Il sondaggio ha visto il 72,4% di voti favorevoli all’amnistia, contro il 27,6% contrari. “Il popolo si è espresso - ha scritto Musk in un tweet - l’amnistia comincia la prossima settimana. Vox Populi, Vox Dei”.
Donald trump e i primi riabilitati
“Vox Populi, Vox Dei” è la stessa frase che Musk aveva utilizzato una settimana prima per ‘certificare’ (anche in questo caso dopo un sondaggio sulla piattaforma) la riammissione di Donald Trump, il cui account era stato bannato a gennaio 2021, all’indomani dell’assalto dei sostenitori trumpiani al Congresso. Musk ha riammesso nei giorni scorsi anche gli account di personaggi controversi, come il podcaster di destra Babylon Bee e la suprematista bianca e cospirazionista QAnon Marjorie Taylor Greene.
L’ex presidente degli Stati Uniti non ha ancora twittato ma è tornato in possesso di oltre 80 milioni di follower (a ora sono 87,7). Potenzialmente una bomba politica. Poco dopo le elezioni di mid term, Trump ha deciso di candidarsi alla corsa alla Casa Bianca nel 2024 e la scelta di Musk di “riabilitare” il suo account ha portato alle stelle la tensione tra democratici e repubblicani, rivelandosi una formidabile operazione di marketing.
I primi lamentano le condizioni di scarsa sicurezza per gli utenti e il rischio che la piattaforma diventi terreno di fake news e haters. I secondi accusano i primi di voler mettere a tacere la libertà di parola e di essere collusi con le big tech, oltreché troppo orientati politicamente contro di loro.
Nuovo modello di business cercasi
La ricerca di un nuovo modello di business, che rendesse la società meno dipendente dagli inserzionisti è alla base della scelta di Elon Musk del progetto “spunta blu”, lanciato a inizio novembre e poi sospeso. Ad un certo punto su Twitter ci sono stati account segnati da due spunte, una blu e una grigia. La prima si otteneva dopo aver pagato 8 dollari, la seconda è legata alla rilevanza sociale dell’account, tipo gli enti governativi. Bene, la spunta grigia ha avuto vita breve. "L'ho appena ucciso", ha twittato Musk poche ore dopo che il nuovo tag era stato aggiunto agli account governativi, alle grandi aziende e ai principali media.
“Tenete presente che Twitter farà molte cose stupide nei prossimi mesi. Manterremo ciò che funziona e cambieremo ciò che non funziona" aveva cercato di rassicurare Musk. Per intendersi, per qualche ora hanno avuto la spunta grigia: la Casa Bianca, Agence France-Presse, BBC, Papa Francesco, Apple e Volkswagen.
Restava la spunta blu che, nelle intenzioni dell’iniziativa, doveva indicare che dietro quel profilo c’era una persona reale, con quella identità. Nelle intenzioni. Il progetto è partito, ma non i processi di verifica. La conseguenza? Un fiume di profili falsi che andavano da Super Mario Bros a Gesù che hanno sì pagato 8 euro, hanno ricevuto la spunta blu ma si sono presi beffa della piattaforma e di Elon Musk. Alcuni diffondendo informazioni false. Risultato? Tutto sospeso. Oggi, Musk ha scritto che saranno tre i segni di spunta di un account: dorato, grigio e blu. Il primo per le aziende, il secondo per gli enti governativi, il terzo per le persone (celebrità o meno). “Doloroso, ma necessario” ha scritto il tycoon. Tutti gli account verificati verranno autenticati manualmente prima che il controllo venga attivato, ha aggiunto. Partenza venerdì prossimo.
I licenziamenti
Prima che Elon Musk prendesse il controllo della piattaforma, Twitter aveva 7500 dipendenti. All’inizio di novembre, a pochi giorni dalle elezioni Usa di mezzo termine, il tycoon ha imposto un primo drastico taglio. Via 3700 (1 su 2) lavoratori. I licenziamenti hanno colpito molte divisioni, comprese le unità di ingegneria e apprendimento automatico, i team che gestiscono la moderazione dei contenuti e i dipartimenti di vendita e pubblicità.
Sulle modalità, molto è stato scritto e sarà oggetto di valutazione giudiziaria, in seguito alle centinaia di cause di lavoro che pioveranno sulla società. Musk però non si è fermato. Ai primi 3700 va aggiunto un altro migliaio di dipendenti che hanno deciso di andare via. Qualche settimana dopo, il miliardario si è rivolto a chi rimaneva, chiedendo di lavorare hardcore. A oggi Twitter può contare su circa 2 mila dipendenti.
Moderazione dei contenuti e meno personale
Per una visione complessiva di quello che sta succedendo in Twitter, i tagli al personale vanno messi accanto all'allentamento delle regole sui contenuti (uno dei cavalli di battaglia del tycoon). Questo duplice passaggio potrebbe portare a un aumento dell’odio online, di fake-news e a quanto di più tossico possa esserci in un social. Non potrebbe. È già successo.
Secondo un’analisi di NewsGuard, nella settimana successiva all’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, i più noti account che diffondono informazioni non affidabili hanno visto un aumento di engagement (ovvero di “Mi piace” e retweet) del 57,04%. Secondo Anti-Defamation League (gruppo internazionale impegnato “contro l'antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio”) nelle prime 24 ore dopo la notizia che Musk aveva completato l’acquisizione, più di 1.200 tweet e retweet hanno diffuso post e meme antisemiti.
Il 28 ottobre, un giorno dopo l'acquisizione di Musk, in un post su Twitter, la star dell’NBA LeBron James ha scritto che l’aumento dell’uso di “N-words” su Twitter, parole razziste, è stato “spaventoso”. Lo sportivo citava uno dei dati del Contagion Research Institute, società di ricerca sui social Network. Lo studio asseriva che l’uso delle N-words era aumentato del 500% su Twitter nelle 12 ore successive alla presa di controllo di Musk.
Gli inserzionisti
La nuova piattaforma di Elon Musk non piace agli inserzionisti, che hanno iniziato a bloccare accordi (leggi flussi di denaro), a darsi alla fuga dalla prospettiva di una piattaforma con meno regole o a sospendere le partnership: per essere chiari, il 90% delle entrate della piattaforma viene da lì. Tra le prime big che garantivano pubblicità all’azienda a mettersi in attesa, la compagnia automobilistica General Motors che a inizio novembre ha dichiarato di aver sospeso la sua attività di advertising sulla piattaforma fino a che non saranno chiare le policy in fatto di moderazione dei contenuti.
Perché? Il fatto è che molte aziende temono di veder accostato il proprio nome a contenuti fuori controllo o scarsamente moderati: esattamente la filosofia che Musk sta portando sulla sua piattaforma. Oltre a General Motors, Interpublic Group of Companies (gruppo di agenzie di comunicazione nato nel 1961 e che hanno in portafoglio clienti pesati come CVS Pharmacy, Nintendo e Unilever), e la global media agency Havas Media, hanno esortato i loro clienti a mettere in pausa i loro annunci pubblicitari su Twitter. A ora, hanno sospeso le attività anche Volkswagen, Audi, Stellantis, Pfizer, General Mills e Mondelez International (alimentari).
Fuori da wall street
Tra le prime mosse di Musk c’è stato il delisting. Dall’8 novembre Twitter è fuori dalla borsa (dove era arrivata nel 2013). Era tra le idee di Musk, messe nero su bianco, tweet su tweet sarebbe il caso di dire. I vantaggi? Le società non quotate non sono tenute a rendere pubblici i loro dati finanziari, sono soggette a un controllo normativo inferiore e possono essere tenute sotto controllo in modo più efficace dal proprietario.
Ma cos’altro succederà al social, ora che l’uccellino è libero, come ha enfaticamente twittato Musk da neoproprietario? Blockchain e il sogno di una super app potrebbero essere le parole chiave del nuovo Twitter. Solo che saranno mescolate in modo imprevedibile.
Web3, la blockchain e il nodo dei bot
Nella cordata di investitori che hanno sostenuto Musk nell’acquisizione di Twitter c’è anche Binance. L’exhange di criptovalute, alla ribalta per la vicenda che ha coinvolto la bancarotta di Ftx, ha messo sul tavolo 500 milioni di dollari.
Binance farà parte di un team che scriverà le nuove regole e che interverrà sul nodo chatbot e spam (centrale nel progetto di Elon Musk) facendo leva sulla blockchain, e porterà l’esperienza maturata nel settore delle criptovalute. “Siamo entusiasti di poter aiutare Elon a realizzare una nuova visione per Twitter. Miriamo a svolgere un ruolo nell'unire social media e Web3 al fine di ampliare l'uso e l'adozione della tecnologia cripto e della blockchain" aveva detto Changpeng Zhao (CZ), fondatore e CEO di Binance.
Il modello Wechat
A stare alle esternazioni di Musk “l’acquisto di Twitter è un acceleratore per creare X, l'app di tutto” (così su Twitter il 5 ottobre, 12.39 ora locale). Everything app? Sì, una sorta di sportello unico per tutte le esigenze: chat, pagamenti, social network, giochi, delivery, prenotazione taxi. Si tratta di prodotti molto popolari in Cina e in altre parti dell’Asia e sono spesso sviluppati da giganti tecnologici. Il primo nome è la cinese WeChat, gestita da Tencent, la più grande super app del mondo: un miliardo e passa di utenti.
Si stima che un cinese trascorra su WeChat un terzo della sua vita da sveglio. A giugno Musk aveva detto che non esiste un equivalente WeChat al di fuori della Cina e ai dipendenti di Twitter (ora i suoi): “Penso che ci sia una reale opportunità per crearlo. In pratica vivi su WeChat in Cina perché è così utile e così utile per la tua vita quotidiana. E penso che se potessimo raggiungere questo obiettivo, o anche avvicinarlo con Twitter, sarebbe un immenso successo”.
E ancora. Ha detto pure di volere che almeno un miliardo di persone utilizzi Twitter, rispetto ai 237,8 milioni alla fine del secondo trimestre. WeChat è una piattaforma di messaggistica e social media che si è evoluta in una delle più grandi app della regione in termini di gamma di servizi e numero di utenti. È anche una delle più grandi reti di pagamento cinesi e i consumatori la utilizzano per pagare beni e servizi e per scambiarsi denaro.
Musk di WeChat vuole soprattutto il modello di business. Se vuole davvero quintuplicare le entrate di Twitter a 26,4 miliardi di dollari, deve renderlo parte di una piattaforma che ospita molte attività di pagamento. WeChat ha generato circa 17,5 miliardi di dollari di entrate nel 2021, in gran parte attraverso la pubblicità e le transazioni che elabora per giochi, consegne e servizi digitali. Più di mezzo miliardo di persone usano poi migliaia di mini-app all'interno di WeChat ogni giorno.