AGI - Sono ore di attesa per il destino di Monte dei Paschi di Siena. Il mercato sembra essere ottimista visto che intorno al giro di boa di metà seduta il titolo della banca più antica d'Italia viaggia con un progresso che ha toccato il 5% e, anche se manca ancora una conferma ufficiale, molte delle incertezze stanno cominciando a dipanarsi. Una corsa contro il tempo visto che il Tesoro vorrebbe far partire la ricapitalizzazione il prossimo 17 ottobre.
In ballo c'è un aumento di capitale, l'ennesimo, il settimo in 14 anni, da 2,5 miliardi di euro per far fronte ad una profonda ristrutturazione aziendale. A cominciare dal finanziamento di un costoso piano di prepensionamento che coinvolgerebbe 3.500 dipendenti entro la fine dell'anno, senza dimenticare un altrettanto costoso accantonamento per coprire uno potenziale shorfall di capitale fino a 500 milioni di euro.
Il Cda di ieri aveva visto una fumata nera con il pool di banche capitanato da Mediobanca, Bofa, Citi e Credit Suisse che aveva chiesto impegni formali dagli investitori prima di siglare il contratto che garantisce la copertura delle quote inoptate. All'appello ci sarebbero quindi per ora gli 1,6 miliardi di euro del ministero del tesoro, che ancora oggi possiede il 64% della banca, i 100 milioni di euro della francese Axa, partner storico di Mps in una joint-venture assicurativa, e, secondo quanto riferito da Reuters, anche i 25 milioni di euro dell'asset manager Anima Holding (controllato al 20% da Banco Bpm).
Ma per una firma definitiva serve un accordo condiviso per i 900 milioni di euro di investitori privati. A portare ottimismo nella tarda mattinata sarebbero state alcune indiscrezioni secondo le quali i privati avrebbero garantito il reperimento di 450 milioni dei 900 a carico del mercato. Il nervosismo che accompagna da tempo la trattativa inizia a sciogliersi, anche se le quotazioni di quattro bond subordinati di Mps vedono ancora oggi scambi a circa la metà del loro valore nominale.