AGI - È in gioco l'unità dell'Europa, bisogna intervenire quanto prima e farlo anche con fondi comuni. Perché l'Italia chiede il price cap sul gas da marzo e ora, sette mesi dopo, ci sono Paesi che hanno esaurito il proprio spazio fiscale. Questo è il messaggio che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha portato al tavolo dei Ventisette riuniti nel vertice informale di Praga.
Chi ha ascoltato il suo intervento, ha riferito di un discorso ampio e ragionato. A tratti duro per la lentezza nel processo decisionale europeo (Draghi aveva chiesto un vertice straordinario sull’energia già per luglio) e per i rischi che l’Unione ha di fronte.
Ha esortato quindi la Commissione europea e i leader all’unità e a dare una risposta forte e comune per far fronte alla crisi energetica. Anche con fondi europei, in modo tale che tutti i Paesi europei possano stare sullo stesso terreno di gioco sul piano finanziario. Ha portato dalla sua parte il presidente francese, Emmanuel Macron, con il quale ha stretto un asse per un nuovo Sure, il meccanismo di debito comune per prestiti agli Stati attivato durante la pandemia per salvare l’occupazione durante il lungo lockdown.
E ha dato la rassicurazioni sulla politica estera italiana che dovrebbe essere invariata, indipendentemente dal governo.
“Sull’energia le cose si stanno muovendo. La Commissione presenterà al prossimo Consiglio europeo una proposta in cui i tre elementi - far diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e un inizio di riforma del mercato dell’elettricità - ci saranno”, ha spiegato Draghi ai giornalisti a conclusione dell’incontro di cui si è detto “abbastanza soddisfatto”.
“Non abbiamo parlato tanto in dettaglio delle questioni, anche perché tra ora e il 20-21 ottobre la presidenza ceca ha detto che convocherà tanti consigli dell’Energia quanti sono necessari ad arrivare a una proposta concreta. Ora dobbiamo aspettarci il 20 e 21 ottobre, come ha affermato la stessa presidente della Commissione, non più vaghe proposte ma qualcosa di più chiaro, più concreto e in parte addirittura già proposte di regolamento”, ha aggiunto.
Roadmap confermata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha assicurato “proposte dettagliate nelle prossime settimane” che riguarderanno “un corridoio per prezzi equi con i fornitori affidabili; limiti di prezzi nel mercato del gas in generale; e limiti all'influenza del gas nella formazione dei prezzi dell'elettricità”.
Per von der Leyen “una cosa è molto chiara: c'è un ampio sostegno che la prossima primavera, alla fine dell'inverno, quando i nostri depositi saranno esauriti, è di fondamentale importanza avere un approvvigionamento congiunto di gas, in modo da evitare di farci concorrenza l'un l'altro, ma di avere un potere contrattuale collettivo da mettere in atto”. Anche questa era un'idea avanzata dall’Italia a marzo.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha riconosciuto “l’ambizione collettiva degli Stati membri di intervenire per abbassare i prezzi dell’energia”. Intanto a fine vertice, al Ttf di Praga il prezzo del gas è sceso del 12% a quota 155 euro e megawattora.
Tempi probabilmente ancora più lunghi serviranno per arrivare alla concretizzazione di un nuovo strumento di debito comune, come suggerito dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton a inizio settimana. “Condivido la loro proposta, tra l’altro proposte simili le avevo fatte anche 5-6 mesi fa. Perché è una proposta molto naturale in questa situazione, tanto più ovviamente dopo la decisione tedesca. E’ quello che serve per cercare di mettere tutti i Paesi, sia quelli che hanno spazio fiscale sia quelli che non hanno spazio fiscale, su un livello uguale”, ha evidenziato l’ex presidente della Bce.
E sulla “decisione tedesca” si è discusso tanto perché quel piano aiuti da 200 miliardi di euro rischia di affossare il Mercato unico. “Il finanziamento dei piani energetici di alcuni Paesi ha creato tensioni nell'Unione europea", sono le parole usate da Macron, alcune tra le più morbide. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, l’ha definito “l’egoismo tedesco che rischia di distruggere il Mercato unico”.
Ma il cancelliere Olaf Scholz si è ancora una volta difeso: “Siamo economicamente forti e lo possiamo fare. Anche Italia, Francia, Spagna e Paesi Bassi hanno programmi simili", ha detto in conferenza stampa.
Per evitare questa tensione, soprattutto durante il duro inverno che ci attende, Draghi e Macron propongono la “solidarietà finanziaria” con strumenti comuni dell’Unione.
“Questa solidarietà, su cui il consenso deve essere ampio, non deve passare attraverso meccanismi di sovvenzioni, ma dei meccanismi di garanzia o di prestiti che corrispondono a quelli che abbiamo deciso al momento della crisi Covid, che permettono di ridurre la pressione sui Paesi, quelli più fragili finanziariamente, e di evitare la frammentazione dell’Europa. E per me è un elemento chiave”, ha sottolineato il capo dell’Eliseo.
Qualche apertura in merito è già arrivata da von der Leyen: “Cercheremo fondi aggiuntivi europei per il RepowerEu per dare a tutti gli Stati la stessa capacità di investire nella transizione energetica”, ha promesso.
Quasi certamente al vertice del 20 ottobre (a questo punto cruciale) ci sarà ancora Draghi a rappresentare l’Italia. Ma la questione è stata ovviamente affrontata anche a Praga. Il premier uscente risponde con un secco “no” a chi gli chiede se ci sia preoccupazione tra i leader europei per il cambio di governo.
“Ovviamente quando c'è un cambio di governo e di politica così importante c'è molta curiosità, ma non c’è preoccupazione. C'è gran rispetto delle scelte degli italiani e c’è interesse nel sapere come eventualmente si evolverà la linea politica del nuovo governo. Cosa che uno, ovviamente, si trova in difficoltà a dire”, ha spiegato il presidente del Consiglio. “Però, per esempio, sulle scelte di politica estera - almeno se uno guarda le decisioni prese in passato - la linea di politica estera dovrebbe essere invariata”, ha rassicurato.