AGI - I trader europei di gas naturale sanno che il prossimo inverno non sarà facile, ma sono ottimisti al punto che alcuni di loro hanno iniziato a fare una previsione azzardata: forse, solo forse, i prezzi hanno raggiunto il picco massimo. Lo rileva il Financial Times, ricordando che il 26 agosto il prezzo del gas all'ingrosso in Europa ha raggiunto un massimo intraday di 343 euro per megawattora - l'equivalente in termini di petrolio di quasi 580 dollari al barile - ma da allora è sceso a circa 200 euro/MWh. I prezzi, osserva la testata britannica, rimangono comunque molto elevati rispetto agli standard storici, quasi 10 volte il livello medio dell'ultimo decennio e più del doppio del livello di inizio giugno, prima che la Russia riducesse le forniture del gasdotto Nord Stream 1, il suo principale canale di esportazione verso l'Europa.
Secondo gli operatori, però, l'andamento del prezzo negli ultimi giorni suggerisce che il mercato potrebbe essere arrivato ad un punto di svolta e quindi stabilizzarsi nelle prossime settimane, come è successo questa primavera dopo l'iniziale impennata seguita all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
"Potremmo avere una gradita tregua verso l'inverno", ha dichiarato un analista di una società di trading energetico in Svizzera al Ft. "Non significa - ha osservato - che la situazione sia risolta, tutt'altro, ma anche un momento temporaneo di prezzi leggermente più bassi è benvenuto". Recentemente, gli economisti di Goldman Sachs hanno previsto che i prezzi europei del gas scenderanno, potenzialmente al di sotto dei 100 euro/MWh entro la primavera, prima di risalire la prossima estate quando si ripeterà la corsa degli operatori a riempire gli impianti di stoccaggio.
Secondo alcuni analisti, il fatto che la Russia abbia già tagliato le forniture di gas all'Europa di circa l'80% potrebbe comunque significare che sia esaurita la capacità di Putin di riservare sorprese al mercato. Inoltre, gli obiettivi di stoccaggio del gas in Europa, che hanno spinto gli operatori ad acquistare forniture in vista dell'inverno in modo più frenetico, sono ora in netto anticipo rispetto alla tabella di marcia, avendo raggiunto l'84% della capacità. Sebbene permangano le preoccupazioni sulla disponibilità di scorte sufficienti per l'inverno, la frenesia degli acquisti si è insomma leggermente attenuata. Gli analisti ritengono che anche ragioni tecniche abbiano influenzato il ribasso dei prezzi.
E' comunque troppo presto per cantare vittoria: il raffreddamento dei prezzi potrebbe non durare, poichè il costo del gas è ancora volatile. Mercoledì e giovedì scorsi le quotazioni sono balzate di circa il 25%, a dimostrazione di come il mercato rimanga volubile mentre la Ue sta discutendo di potenziali tetti di prezzo alle importazioni e nulla ancora è stato definito. Insomma, anche se i prezzi sono scesi di oltre 100 euro rispetto al picco estivo, ci sono ancora molti fattori di rischio da valutare, oltre al fatto che i governi dovranno sostenere ulteriori costi per aiutare famiglie e imprese penalizzate dall'aumento vorticoso dei prezzi.
Ad esempio, un inverno molto freddo nell'emisfero settentrionale - in Europa, in Asia o in entrambi - aumenterebbe la concorrenza per i carichi marittimi di gas naturale liquefatto, dato il ruolo critico di questo combustibile per i riscaldamenti, il che potrebbe far salire nuovamente i prezzi. A preoccupare è anche la stagione degli uragani negli Stati Uniti, che sono ora il principale esportatore di GNL verso l'Europa: eventuali danni causati dalle tempeste ai terminali di esportazione potrebbero far aumentare drasticamente il prezzo attraverso l'Atlantico