AGI - Gli economisti e gli investitori si aspettano che gli aumenti aggressivi dei tassi di interesse da parte della Fed continuino oltre settembre. Dopo che il dato dell'inflazione di agosto ha deluso le aspettative, si sono infatti riaccesi i timori sulla capacità della banca centrale statunitense di controllare le persistenti pressioni sui prezzi.
C'è chi scommette su un rialzo di un punto percentuale già nel direttivo della prossima settimana, e questo solleva a sua volta le preoccupazioni di un'imminente recessione economica. Il fatto che i prezzi al consumo negli Stati Uniti abbiano registrato un'ulteriore accelerazione, contro le stime di un calo mensile dello 0,1%, testimonia il fatto che il forte calo dei prezzi dell'energia non è riuscito a compensare l'aumento dei costi altrove.
Anche l'inflazione "core", che esclude le voci volatili come l'energia e gli alimenti, ha registrato un allarmante aumento dello 0,6% nel mese. Secondo gli esperti, interpellati dal Financial Times, la Fed non sarà in grado di ammorbidire la sua politica 'falco'. "Definirla una delusione sarebbe un eufemismo", ha dichiarato David Rosenberg, capo economista e presidente di Rosenberg Research a proposito del dato dell'inflazione. "Qualunque fossero le probabilità di recessione prima di questo dato - ha aggiunto - sono ora aumentate".
La maggior parte degli economisti si aspetta che il FOMC attui un terzo rialzo consecutivo dei tassi di 0,75 punti percentuali nella riunione di fine mese, in modo da portare il tasso dei federal funds in una forchetta compresa tra il 3% e il 3,25%. Ma aumentano anche le aspettative di un rialzo di un punto percentuale: per questo motivo, spiegano gli analisti, la Borsa di New York ha reagito in modo particolarmente negativo.
Il Ft sottolinea però come sia più probabile che la Fed scelga di prolungare la serie di aumenti dei tassi di 0,75 punti percentuali oltre questo mese, mantenendo i tassi di interesse a un livello tale da frenare l'attività economica nel lungo termine. I mercati dei futures prevedono che il tasso di riferimento salga al di sopra del 4% entro la fine dell'anno, prima di raggiungere un picco di circa il 4,3% nel marzo 2023.
"Il risultato più probabile è che i rialzi siano consistenti per un periodo più lungo", ha dichiarato Jonathan Millar, ex economista della Fed ora in Barclays. Tuttavia, la preoccupazione principale degli economisti è che le aspettative di inflazione futura possano andare fuori controllo, innescando un circolo vizioso in cui i lavoratori chiedono salari piu' alti e le imprese sono costrette a continuare ad aumentare i prezzi, portando a un aumento dell'inflazione complessiva.
Diana Amoa, chief investment officer di Kirkoswald, ha avvertito che questa eventualità diventa tanto piu' plausibile quanto piu' a lungo l'inflazione rimane elevata. Se da un lato il balzo dell'inflazione rappresenta un duro colpo per la Fed, dall'altro giustifica la decisione dei membri del board di fissare una soglia elevata dei tassi e di riconsiderare il loro approccio alla politica monetaria in modo più aggressivo