AGI - Mano tesa del governo tedesco al settore energetico fortemente penalizzato dall'acuirsi delle tensioni con Mosca: l'esecutivo guidato da Scholz ha appena annunciato che acquisirà il 30% di Uniper, colosso energetico fortemente indebitato, e che per far questo verranno investiti 15 miliardi di euro in garanzie e azioni, una cifra che va oltre le aspettative.
Dopo Edf in Francia, è quindi il secondo caso di nazionalizzazione di un'impresa energetica europea dallo scoppio del conflitto ucraino.
Proprio pochi giorni fa Uniper, società con sede a Dusseldorf, e che rappresenta il più grande importatore di gas russo in Germania, aveva chiesto un salvataggio pubblico: è la prima vittima eccellente della stretta di Mosca sulle forniture all'Europa.
Il gruppo, controllato dalla finlandese Fortum che con l'ingresso del capitale statale scenderà ora dall'80% al 56%, è in grave difficoltà, addirittura a rischio di insolvenza, in quanto si trova a dover compensare la riduzione delle consegne di gas russo con costosi acquisti dell'ultimo minuto sul mercato globale.
Il punto è che private delle forniture di Gazprom, le aziende energetiche tedesche in generale sono costrette a procurarsi il gas sul mercato spot a prezzi molto più alti.
Tuttavia, non sono in grado di trasferire questi costi elevati ai loro clienti, la maggior parte dei quali riceve il gas con contratti a lungo termine che non possono essere rinegoziati.
Ma Berlino non ha intenzione di attivare una clausola che consenta alle società del gas di trasferire i prezzi ai consumatori, e punta comunque a garantire la continuità delle forniture: per questo si è scelto di compiere un salvataggio secondo il modello Lufthansa.
Durante la pandemia, per venire incontro alla compagnia aerea in serie difficoltà, Berlino acquisì il 20% delle azioni garantendo un'iniezione di capitale di 9 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il comparto energetico, l'urgenza di intervenire è ancora più accentuata dal rischio di un razionamento del gas il prossimo inverno per i clienti industriali qualora la Germania non riuscisse a riempire in modo veloce gli impianti di stoccaggio del gas.
Uniper non è l'unico caso: la Germania sta valutando anche la possibilità di nazionalizzare le unità di Gazprom e Rosneft nel Paese che assumono un'impronta significativa nella più grande economia europea.
La prima gestisce impianti di stoccaggio del gas mentre la seconda rappresenta un quarto delle attività di raffineria della Germania. Secondo il quotidiano economico Handelsblatt, i piani di nazionalizzazione delle unità di Gazprom e Rosneft in Germania hanno già ricevuto l'approvazione della coalizione di governo.
Ma causando anche alcuni mal di pancia a Mosca: il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha già fatto sapere che una procedura del genere andrebbe a suo giudizio contro i principi di diritto internazionale. E oggi è arrivato anche lo stop del cancelliere Scholz, il quale ha sottolineato che il caso di Uniper resta "unico".
La Germania, che dipende fortemente dall'energia russa, nelle scorse settimane ha attivato un piano di emergenza per gestire le forniture di gas in vista del peggioramento delle relazioni con il Cremlino a seguito del conflitto ucraino e della risposta occidentale attraverso i diversi pacchetti di sanzioni.
Berlino ha invitato sia le industrie che le famiglie a risparmiare energia e a ridurre i consumi. E qualora la situazione dovesse peggiorare, non è escluso un razionamento del gas: una mossa che devasterebbe l'economia tedesca e porterebbe alla perdita di migliaia di posti di lavoro.
Il gas russo ha rappresentato il 55% delle importazioni di gas della Germania nel 2021 e il 40% delle importazioni di gas nel primo trimestre del 2022.
Entro il 2024, secondo quanto dichiarato dal ministro dell'Economia Robert Habeck lo scorso mese di marzo, il Paese si è impegnato a porre fine all'uso del gas russo.
Peraltro Germania e Francia non sono gli unici Paesi a pensare di entrare nel capitale delle imprese energetiche: come ricorda il Financial Times, il Regno Unito si starebbe preparando a nazionalizzare temporaneamente l'unità britannica di Gazprom.