AGI - La prossima settimana i principali market mover saranno una serie di dati Usa, a partire da quelli di mercoledì prossimo sull'inflazione a giugno, fondamentali per capire le mosse della Fed. Sempre dagli Usa sono attesi giovedì i prezzi alla produzione a giugno, che forniranno indicazioni sui listini di fabbrica e quindi sull'evoluzione futura dell'inflazione.
Il giorno dopo, venerdì, sarà la volta delle vendite al dettaglio, da valutare alla luce della debolezza dei consumi registrata negli ultimi mesi. Sempre venerdì la Cina diffonderà i dati sulla produzione industriale e sulle vendite al dettaglio a giugno, nonché il Pil del secondo trimestre, previsto in contrazione su base congiunturale per effetto della politica di 'tolleranza zero' sul Covid.
Sul fronte azionario, da giovedì in poi, l'ottava sarà influenzata dall'apertura della stagione delle trimestrali Usa con i bilanci dei colossi bancari statunitensi tra cui JPMorgan, Wells Fargo, Citigroup e Morgan Stanley.
Infine, per i riflessi che si potrebbero avere sul mercato petrolifero, ci sarà da monitorare l'evoluzione dei colloqui che il presidente Joe Biden terrà coi principali Paesi produttori, a partire dall'Arabia Saudita, nel suo viaggio di 4 giorni in Medio Oriente, che includerà anche Israele.
Lunedì è prevista la chiusura per circa 10 giorni per manutenzione del gasdotto Nord Stream 1, il canale chiave per l'Europa del gas naturale dalla Russia, che passa per la Germania, e il timore è che Mosca, finiti i lavori, non lo riapra più, per rappresaglia contro le sanzioni europee.
La scorsa settimana il Nasdaq ha chiuso la settimana a +4,6%, in rialzo per la quinta sessione consecutiva, il Dow Jones è salito settimanalmente dello 0,8% e l'S&P dell'1,9%. "Quello della scorsa settimana - commenta Vincenzo Bova, strategist di Mts Capitalservice - è stato un rimbalzo tecnico. I mercati si sono sentiti sollevati per la discesa dei prezzi delle materie prime, che probabilmente proseguirà nei prossimi mesi. Tuttavia va detto che non è ancora arrivato il momento di un rimbalzo duraturo. Non siamo fuori pericolo. I mercati hanno recuperato ma restano spaventati dalla recessione e dall'aggressività delle banche centrali. La settimana prossima tutto dipenderà dai dati in arrivo, specie quelli sull'inflazione e quelli sulle vendite al dettaglio Usa".
Il 'mood' dei mercati resta ribassista
"La scorsa settimana i "mercati sono andati bene - commenta Bova - il problema semmai è stato l'euro che ha risentito sia della forza del dollaro, galvanizzato dai toni da 'falco' dei membri Fed, sia del rialzo del prezzo del gas, perche' la situazione dei rifornimenti, specie in Germania, è critica e non si escludono razionamenti, soprattutto se Mosca stopperà i flussi del Nord Stream".
Inoltre, il dato sull'occupazione Usa di venerdì scorso, con la disoccupazione che resta ai minimi storici, ha un po' allentato i timori di una brutta recessione imminente, ma allo stesso tempo rappresenta uno stimolo per i rialzi dei tassi Fed. Secondo Phillip Toews, ceo di Toews Corporation, il mercato la scorsa settimana si è "spostato verso l'alto" ma l'aggressività della Fed continuerà a premere in senso ribassista a breve termine.
"Purtroppo - commenta Toews - la Fed continuerà a deprimere per qualche mese le attività finanziarie, dobbiamo farci l'abitudine. È quindi giusto sforzarci di ridurre i prezzi e arriverà il giorno in cui potrò esprimermi positivamente sul mercato azionario, ma quel giorno non è oggi".
I rendimenti dei Treasury la settimana scorsa hanno ripreso a salire e la curva dei rendimenti tra il 2 anni e il 10 anni si è invertita nuovamente e ora è a zero. "È interessante notare - spiega Bova - che la parte lunga della curva, cioè il 10 anni, inizia a guardare di più alla crescita. In 10 anni è salito ma è ben al di sotto del 3,5% di giugno, il che significa che i mercati prezzano alla lunga un rallentamento degli aumenti dei tassi della Fed, per via del rallentamento della crescita economica. Il tasso del 2 anni, più sensibile alle mosse a breve della Fed, è infatti salito più del decennale".
Cina: a giugno si raffreddano prezzi produzione e si riscaldano quelli al consumo
I prezzi alla produzione in Cina si sono raffreddati, toccando a giugno il minimo da 15 mesi, a causa delle severe misure anti-Covid adottate dalle autorità di Pechino che hanno sfavorito la domanda interna, mentre i timori di recessione globale hanno innescato una svalutazione dei prezzi dei metalli ferrosi destinati all'export.
I prezzi dei listini delle fabbriche cinesi sono saliti del 6,1% annuale, in calo rispetto al +6,4% di maggio e contro un atteso +6%. In compenso, sempre a giugno, i prezzi al consumo sono saliti del 2,5% annuale, toccando il top da un anno, in rialzo rispetto al 2,1% di maggio.
"La Cina continuerà a convivere con la doppia pressione dell'inflazione strutturale e dell'inflazione importata. Alla lunga la lenta ripresa della domanda interna aumenterà anche i prezzi al consumo", ha commentato Ying Xiwen, analista senior di Minsheng Bank. Nel complesso, secondo Ying, l'inflazione al consumo dovrebbe salire moderatamente e molto probabilmente superare il 3% nella seconda metà dell'anno.
Mercoledì i dati sull'inflazione Usa
Il dato clou della settimana è quello sull'inflazione Usa, atteso per mercoledì prossimo. La previsione è che i prezzi al consumo passino dall'8,6% annuale di maggio all'8,8% di giugno. Le aspettative dei mercati sono quindi gia' elevate, soprattutto per il boom del prezzo benzina che negli Usa vola a circa 5 dollari al gallone.
In compenso il dato 'core', l'inflazione al netto di energia ed energia, è atteso in lieve rallentamento per il venir meno delle pressioni sulle auto usate. Per i mercati il dato sull'inflazione di mercoledì sarà un market mover importante.
"Se l'inflazione sarà quella prevista - dice Bova - cioè se salirà a giugno all'8,8% dall'8,6%, di maggio i mercati resteranno fiduciosi, mentre se dovesse salire troppo, arrivando a toccare il 9%, allora ripartiranno i selloff sui bond e le Borse ne risentiranno".
Venerdì escono vendite al dettaglio Usa
I dati sulle vendite al dettaglio Usa, considerati una proxy dei consumi, sono attesi in lieve rialzo venerdì prossimo. La previsione è di un aumento dello 0,9% mensile, dopo il -0,3% di maggio. Un dato importante sarà quello delle vendite al dettaglio al netto del prezzo della benzina, che negli Usa è salita in modo molto consistente.
La previsione è che le vendite al netto delle auto salgano dello 0,3% mensile, contro il +0,5% di maggio e quelle al netto del gas restino stagnanti contro il +0,1% di maggio. Si tratta quindi di incrementi inferiori a quello del dato complessivo sul retail, che rischia di essere drogato dall'aumento del prezzo della benzina.
Cina: Pil -2,3% congiunturale nel secondo trimestre
Settimana 'calda' per la Cina, dopo i dati sull'inflazione di sabato 9 luglio. Mercoledì prossimo sarà la volta della bilancia commerciale e sempre lo stesso giorno la Banca centrale deciderà sul livello del lending rate a 1 anno, atteso invariato.
Venerdì avremo la produzione industriale, le vendite al dettaglio e l'atteso dato sul Pil del secondo trimestre, previsto in contrazione del 2,3% su base trimestrale per effetto delle politiche di contenimento del Covid, contro il +1,3% del primo trimestre.
Su base annuale il Pil dovrebbe rallentare a +1%, contro i +4,8% del primo trimestre. Tuttavia, secondo Reuters, Pechino starebbe valutando di varare dei grossi stimoli all'economia in difficoltà, consentendo ai governi locali di raccogliere miliardi di dollari attraverso l'emissione di obbligazioni per progetti infrastrutturali.
Più nel dettaglio la nuova misura consentirebbe ai governi locali di vendere altri 1,9 miliardi di yuan (280 miliardi di dollari) di obbligazioni per contribuire a colmare un deficit di finanziamento stimato in mille miliardi di dollari.
Finora i funzionari municipali cinesi hanno dovuto accelerare l'emissione di questi titoli speciali del governo locale, che sono il principale strumento per il finanziamento i progetti infrastrutturali, che sono il volano dell'economia cinese. Tuttavia, senza questa misura di spesa straordinaria, la quota di quest'anno è per lo più esaurita. Secondo l'agenzia Reuters la Cina è ora pronta a attingere a circa 1,5 miliardi di yuan dalle quote del 2023.
Le banche commerciali di proprietà dello Stato saranno indirizzate ad acquistare le obbligazioni e gli investimenti potrebbero rappresentare una boccata d'ossigeno per la stagnante economia cinese.
Biden va per 4 giorni in Medio Oriente
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden parte mercoledì prossimo per un viaggio di 4 giorni in Medio Oriente, dove chiederà ai paesi produttori del Golfo di pompare più barili. Biden visiterà Israele sulla strada per l'Arabia Saudita, dove cercherà di ricucire i legami con il principe della Corona, Mohammed Bin Salman, dopo averlo pesantemente criticato per le violazioni dei diritti umani, in particolare in occasione dell'omicidio di Jamal Khashoggi, il giornalista arabo ucciso dai servizi segreti sauditi in Turchia.
Il prezzo del petrolio la settimana scorsa è sceso sotto i 100 dollari al barile, per la paura della recessione, e nel finale è rimbalzato per i timori sulle forniture russe all'Europa. La settimana prossima il greggio ruoterà intorno al viaggio di Biden.
La trasferta del presidente Usa non sarà una 'passeggiata', sia per i passati dissapori di Washington con Bin Salman, sia per il delicato equilibrio che Riad deve mantenere con Mosca all'interno dell'Opec+.
Inoltre Biden deve giocarsi il tutto per tutto in vista delle elezioni di midterm di novembre, che lo vedono in netto svantaggio. Per gli americani l'aumento del prezzo della benzina rappresenta una 'spina nel fianco' e strappare un impegno arabo a pompare più petrolio potrebbe essere una carta vincente per Biden agli occhi dell'elettorato americano.
Tuttavia con Bin Salman per lui la strada è tutta in salita, anche perché la capacità residua di produzione di Riad non è alta. Secondo Bloomberg l'Arabia ha una capacità di 11,5 milioni di barili e ne produce 10,5. Potrebbe, in teoria, produrre un milione di barili al giorno di più, ma non è detto che voglia farlo.