AGI - La partita non è affatto finita e il voto del Parlamento europeo sullo stop alle auto benzina e diesel, a partire dal 2035, "va rimesso in discussione, pena la distruzione dell'industria dell'auto europea". Questa l'analisi fatta dal presidente del Gruppo Omr e membro del consiglio generale di Confindustria, Marco Bonometti, intervistato dall'AGI.
"Il 28 giugno - esordisce Bonometti - il Consiglio europeo, che riunisce i governi nazionali dell'Ue, dovrà prendere in considerazione la proposta passata in Commissione e al Parlamento europeo e dovrà dire l'ultima parola. Quello che rimane da fare è che il Consiglio europeo rimetta in discussione questa proposta. Come industrie del settore chiediamo un intervento forte del governo italiano".
L'obiettivo della riduzione del 100% delle emissioni attraverso l'utilizzo di sole auto elettriche "è una situazione irrealizzabile, è impossibile, mancherà l'energia pulita per alimentare le batterie delle auto e le materie prime necessarie a produrle". Senza contare, aggiunge il cavaliere del lavoro, "che ci legheremmo alla Cina, come ci siamo legati alla Russia sul gas".
Dunque, secondo Bonometti, "il governo italiano deve trovare una convergenza sul compromesso di una riduzione al 90% invece del 100% e sull'approvazione della neutralità tecnologica per raggiungere l'obiettivo". In sostanza non si deve puntare solo su una tecnologia, in questo caso l'elettrico. Anche perché "le case automobilistiche stanno già lavorando su motori alimentati da carburanti non fossili, oltre a metano, biometano o idrogeno".
Bisogna, suggerisce il presidente del Gruppo Omr, "riaprire questa discussione e tornare in Commissione a riesaminare il tutto. Il problema parte dal green deal, un documento pensato in momenti in cui la guerra in Ucraina non esisteva. Un conflitto che ha accelerato problemi già esistenti". Quando si parla di riduzione delle emissioni si deve considerare che "l'Europa contribuisce all'8% delle emissioni di CO2 nel pianeta, contro il 30% della Cina e il 17% degli Usa. Di quell'8%, poi, solo l'1% è dovuto alla mobilità".
Quindi "abbiamo fatto delle scelte senza tenere conto di altri Paesi e di altri fattori". Tra l'altro bisognerebbe anche "stabilire una regola oggettiva di come misurare la CO2, non solo alla marmitta ma nella vita del veicolo: dalla produzione allo smaltimento".
Bonometti non esita a definirle "scelte suicide, perché distruggerebbero l'industria dell'auto europea. Prima di fare una transizione tecnologica bisogna fare una transizione energetica. Ma a oggi non esiste un piano energetico europeo e tanto meno italiano. Se fino ad adesso siamo dipesi da gas russo, domani con l'auto elettrica dipenderemo solo dalla Cina, perché le materie prime necessarie sono appannaggio dei cinesi".