AGI - A marzo si stima una decisa diminuzione dell'indice del clima di fiducia dei consumatori che passa da 112,4 a 100,8, ai minimi da gennaio del 2021. Lo rileva l'Istat. Tutte le componenti dell'indice di fiducia dei consumatori sono in calo seppur con intensità diverse. In particolare, il clima economico e quello futuro cadono, rispettivamente, da 129,4 a 98,2 e da 116,6 a 93,5; il clima personale scende da 106,8 a 101,7 e quello corrente cala da 109,6 a 105,7.
Anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese è in calo e passa da 107,9 a 105,4. Per l'Istituto è una "flessione più contenuta" rispetto alla fiducia dei consumatori. Con riferimento alle imprese, tutti i comparti indagati registrano una diminuzione dell'indice di fiducia a eccezione di quello delle costruzioni.
Più in dettaglio, l'indice di fiducia diminuisce nel comparto manifatturiero (da 112,9 a 110,3), nei servizi di mercato (da 100,4 a 99,0) e nel commercio al dettaglio (da 104,5 a 99,9). In controtendenza, nelle costruzioni l'indice sale da 159,7 a 160,1.
Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione in presenza di una stabilità delle scorte di magazzino; per quanto attiene le costruzioni, migliorano i giudizi sugli ordini mentre si registra un peggioramento per le attese sull'occupazione. Infine, nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio tutte le componenti si deteriorano ad eccezione dei giudizi sulle scorte nel commercio.
In relazione alle domande sulle esportazioni rivolte alle imprese manifatturiere trimestralmente, si stima un aumento del numero di imprese che segnala ostacoli all'attività di esportazione (la relativa percentuale passa da 44,5% del quarto trimestre 2021 a 53,5%). In particolare, cresce fortemente (dall'8,2 al 24,8%) la quota di imprese che evidenzia "Altri motivi" tra i principali ostacoli che condizionano l'export.
L'analisi di Confcommercio
"Il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese nel mese di marzo era prevedibile, ma non con l'intensità con cui si è manifestato. Per i consumatori, si tratta di un'erosione totale del miglioramento del sentiment faticosamente conquistato dopo la fase peggiore della pandemia".
Questo il commento dell'Ufficio Studi di Confcommercio ai dati diffusi oggi dall'Istat sulla fiducia di famiglie e imprese a marzo. "Legato ad attese di peggioramento dell'occupazione e dell'inflazione e di conseguenza della situazione personale e delle possibilità di risparmio, questo brusco ridimensionamento produrra' inevitabilmente un'ulteriore frenata nel processo di recupero del livello dei consumi", si legge in una nota.
"Tale tendenza", prosegue il comunicato, "potrebbe coinvolgere in misura più significativa i beni durevoli e più in generale gli acquisti di beni e servizi considerati meno necessari, in perfetta coerenza con i riflessi della crescita dei costi delle spese obbligate".
"Più contenuto, ma non meno preoccupante, è il calo della fiducia delle imprese, su cui pesa, in modo più diretto, l'evoluzione del quadro internazionale. In questo contesto vi sono anche segnali positivi come la ripresa della fiducia degli operatori turistici, legata al venir meno di molte restrizioni. Anche in questo caso i prossimi mesi rappresentano un test per verificare se l'inversione di tendenza ha basi solide o si esaurirà rapidamente", conclude Confcommercio.