AGI - I mercati viaggiano a strappi, volatili e altalenanti, dopo la Fed, condizionati dalle incertezze sui negoziati e sulla guerra in Ucraina, dagli aumenti delle materie prime che alimentano l'inflazione e dai timori di stagflazione. In Asia Hong Kong vira in positivo e guadagna, dopo aver lasciato sul terreno il 2,3% in avvio. Questa settimana l'indice Hang Seng di Hong Kong ha registrato il peggior risultato da sei anni a questa parte, a causa dei lockdown nell'area di Shenzhen e nella provincia di Jilin, uno dei distretti industriali più grandi del mondo.
Ieri però l'Hang Seng è rimbalzato a +7%, sulla scia dell'impegno del governo di Pechino a stimolare i mercati e per aumentare la crescita economica. Shanghai avanza dell'1,2%, dopo aver aperto in leggero calo e dopo il +1,4% di ieri. Sale Tokyo, che chiude a +0,69%, dopo che la Boj ha lasciato invariata la sua politica ultra-accomodante. I future a Wall Street tornano in calo, dopo il rally di ieri a New York e quelli sull'EuroStoxx salgono leggermente, dopo una chiusura mista delle Borse europee.
I mercati sembrano volersi prendere una pausa oggi, mentre s'impenna il prezzo del petrolio, che in Asia balza di oltre il 2%, con il Wti sopra 105 dollari e il Brent sopra 108 dollari al barile. A Wall Street i future perdono tra lo 0,3% e lo 0,6%, dopo che ieri il Dow Jones e il Nasdaq hanno chiuso rispettivamente a +1,22% e +1,33%, all'indomani del primo aumento dei tassi della Fed da tre anni a questa parte.
I mercati hanno già prezzato le sei graduali future strette già prefigurate ma si domandano se le mosse di Powell basteranno a fermare l'inflazione e a fronteggiare il rallentamento dei consumi che ne conseguirà. Intanto soppesano l'andamento ondivago dei negoziati tra Russia e Ucraina, da cui trapelano alcuni spiragli, come quello prefigurato ieri sera dal capo delegazione ucraino, Podolyak, secondo il quale un accordo si potrebbe delineare "nell'arco di 10 giorni".
Oggi inoltre è in programma una telefonata tra Joe Biden e Xi Jinping, la prima tra i leader delle due principali economie mondiali dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Il colloquio precede un viaggio in Europa che Biden farà la prossima settimana per incontrare i principali alleati a una riunione del Consiglio Ue e a un vertice Nato.
Secondo il Ft, che cita funzionari dell'amministrazione Usa, Biden minaccerà ritorsioni alla Cina se Pechino dovesse sostenere la guerra di Putin in Ucraina. I future sull'EuroStoxx guadagnano lo 0,04%, dopo la chiusura mista di ieri, che ha visto Milano cedere lo 0,66%, zavorrata dai titoli del comparto bancario, Francoforte perdere lo 0,36%, Parigi salire dello 0,3% e Londra dell'1,28% dopo l'atteso rialzo dei tassi da parte della Bank of England.
A pesare sono stati soprattutto i timori di Christine Lagarde sull'inflazione. Secondo il numero uno della Bce "i prezzi al consumo saliranno del 5,1% nel 2022", anche se "in uno scenario più grave l'inflazione potrebbe superare il 7%". Lo spread Btp-Bund ha chiuso attorno ai 152 punti base, con il gas in crescita del 2,5%. Intanto sono tornati a salire i prezzi del petrolio, dopo una breve discesa nei giorni scorsi sotto i 100 dollari. A far decollare l'oro nero è l'allarme dell'Aie sulle forniture dalla Russia: secondo l'Agenzia potrebbero essere persi 3 milioni al giorno di barili, pari al 3% della produzione mondiale, a partire dal mese prossimo. Secondo l'Aie il mancato arrivo del petrolio russo da aprile potrebbe diventare la "più grande crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni".
Oggi, oltre alla telefonata tra Biden e Xi, che costituisce il 'piatto forte' della giornata, proseguono i negoziati tra Russia e Ucraina e la Banca del Giappone conferma, come previsto, la sua politica monetaria. Anche la banca centrale russa discuterà di tassi, ma non dovrebbe rialzarli ulteriormente, dopo averli portati al 20%. Inoltre il presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin parla nel Maryland all'Economic Outlook Forum dell'associazione dei banchieri americani.
Oro in ribasso, stabili rendimenti treasury a 10 e 2 anni
Il prezzo dell'oro scivola dello 0,2% a 1.938,29 dollari l'oncia oncia. Il valore del bene rifugio per eccellenza ha perso circa il 2,4% finora nella settimana, il che è abbastanza normale, visto che in genere l'aumento dei tassi è negativo per l'oro. A far calare il prezzo dell'oro è anche il mancato default della Russia, che sembrerebbe essere stato scongiurato dal pagamento delle cedole da 117 milioni di dollari sui bond in dollari emessi dallo Stato russo in scadenza il 16 marzo.
Anche il dollaro ha perso attrazione come bene rifugio, dopo il rialzo dei tassi della Fed, e si appresta a chiudere la settimana in calo sulle principali altre valute. Inoltre, nonostante l'aggressivo programma di rialzo dei tassi della Fed, i rendimenti sul Treasury decennale, si stabilizzano al 2,17% dopo aver toccato il top da tre anni al 2,196%, sulla scia della Fed. Poco mosso anche il tasso del biennale all'1,932%.
"Un rialzo dello 0,25% è ancora poco" commentano gli analisti, riferendosi alla mossa di ieri della Fed. Tuttavia la curva dei rendimenti registra un leggero rimbalzo, dopo aver raggiunto ieri il livello più piatto da due anni a questa parte, che per gli analisti è un segnale di rischio recessione. Intanto prosegue il caos sul nichel al London Metal Exchange. L'inizio del secondo giorno di negoziazione dopo una sospensione di una settimana è stato ritardato di 45 minuti per una serie di problemi. Quando poi finalmente le cose sembravano essersi risolte i prezzi del nickel sono scesi di nuovo al di sotto del limite dell'8%.
La Boe rialza tassi di un quarto di punto contro inflazione
La Banca d'Inghilterra ha rialzato il tasso d'interesse ai livelli pre-pandemici per contrastare l'inflazione, che, spiega l'istituto di Londra, "potrebbe superare l'8% entro il 2022", spinta soprattutto dai costi dell'energia, mentre l'invasione russa in Ucraina potrebbe "mettere a rischio la crescita economica".
"Il comitato di politica monetaria della Bank of England ha aumentato i tassi di interesse di 0,25 punti percentuali allo 0,75%", scrive la Boe nei verbali della riunione. E' la terza volta di fila che l'istituto monetario ha inasprito la sua politica monetaria.
Lagarde teme rialzi inflazione
La presidente della Bce, Christine Lagarde avverte: "In base alle ultime proiezioni i prezzi al consumo saliranno del 5,1% nel 2022, ponendo rischi significativi per la crescita, in particolare a breve termine. In uno scenario più grave l'inflazione potrebbe superare il 7% nel 2022". "La Banca centrale europea è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario, se fosse necessario di fronte ai rischi posti dalla guerra", aggiunge Lagarde, spiegando che la Bce resta pronta a mettere in atto nuovi strumenti, se serviranno.
Parlando alla conferenza 'The Ecb and its Watchers" la presidente ha rimarcato come l'aggressione russa dell'ucraina "porta l'economia europea in un territorio sconosciuto" e ha "rivelato la nostra vulnerabilità collettiva che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili".
Nel corso dello stesso evento, ha parlato anche il capo economista della Bce, Philip Lane. "La calibrazione degli acquisti netti nel terzo trimestre - ha detto - sarà dipendenti dai dati". Lane ha fatto riferimento al piano, approvato dal Consiglio direttivo Bce la scorsa settimana, di porre termine agli acquisti netti di titoli se le statistiche saranno coerenti con il quadro di un'inflazione di medio termine convergente verso l'obiettivo del 2%. Secondo il capo economista ci sono ragioni per credere che l'inflazione di fondo - al netto dei prezzi alimentari ed energetici - tendera' a rallentare.
La stagflazione è dietro l'angolo
La forte volatilità dei mercati è legata al timore che le vicende belliche e i prossimi rialzi dei tassi possano frenare la crescita senza riuscire a raffreddare l'inflazione. Insomma, la temibile stagflazione è dietro l'angolo. Che significa? Diciamo che un'economia entra in stagflazione, quando soffre non solo per l'assenza di crescita ma anche per un forte rincaro dei prezzi.
"La stagflazione - sostiene Antonio Cesarano - in questo contesto diventa uno scenario sempre più probabile almeno per l'Europa e successivamente potrebbe interessare anche gli Usa". Ci sono tutte le premesse perché si entri in stagflazione in Europa, dove l'inflazione è prevista sopra il 5% nel 2022 e la crescita è sotto stress. "Diciamo che la stagflazione è attesa in Europa tra il primo ed secondo semestre ed è in ritardo di almeno un paio di mesi negli Stati Uniti".
In questa fase l'Europa è più a rischio in quanto risente maggiormente dei crescenti prezzi dell'energia, mentre a proteggere gli Stati Uniti è la sua autonomia in termini energetici. L'effetto stagflazione comporterà un forte dilemma di politica monetaria. Dopo il focus quasi monotematico sull'inflazione potrebbe seguire un maggior equilibrio per tenere conto anche del tema crescita per far ripartire l'economia.
"Per prima comincerà la Bce - dice Cesarano - tra qualche mese potrebbe essere il turno anche della Fed, che prima però potrebbe tentare di avviare una breve fase di rialzo tassi/riduzione del bilancio". A vantaggio della Fed c'è anche un altro fattore, ossia che vi sono componenti dell'inflazione che possono essere ridimensionate tramite il rialzo dei tassi come ad esempio i prezzi degli affitti e delle auto".
In Europa invece l'inflazione dipende in gran parte dal caro energia, una componente su cui i tassi incidono poco.
La Russia per ora ha scongiurato il default
Default in Russia scongiurato, almeno per ora. Gli obbligazionisti hanno iniziato a ricevere il pagamento delle cedole da 117 milioni di dollari sui bond in dollari emessi dallo Stato russo in scadenza il 16 marzo. Lo hanno confermato alla Reuters fonti di mercato. I pagamenti sono stati ricevuti dalla banca JPMorgan, che a sua volta li ha girati all'agente pagatore Citibank. Si tratta del primo pagamento in scadenza dal 24 febbraio, il giorno in cui è iniziata l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe russe. Il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, ieri mattina aveva dichiarato che il Paese ha pagato in dollari gli interessi sui due bond.
Il ministero delle Finanze russo ha assicurato di aver eseguito l'ordine di pagamento su due cedole eurobond da 117 milioni di euro. Il timore era che la Russia pagasse i rimborsi in rubli, il che, secondo Fitch e altri esperti, avrebbe comportato una dichiarazione di default parziale, in quanto non sarebbe scattato da subito ma avrebbe portuto giovarsi di un periodo di grazia di 30 giorni prima di diventare ufficiale. Il portavoce del Cremlino Peskov assicura che la "Russia ha le risorse necessarie e potenziali per scongiurare l'insolvenza".