AGI - L'Unione europea vuole liberarsi dal ricatto di Mosca sul gas. E per riuscirci deve fare a meno del gas proveniente dalla Russia, ovvero il 40% del totale importato ogni anno. La Commissione europea, con il piano RePowerEu presentato oggi, punta a tagliare i due terzi già entro la fine del 2022. E pretende che le riserve dell'Unione siano al 90% entro il primo ottobre.
La strategia si basa sulla diversificazione degli approvvigionamenti, grazie all'aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto e via gasdotto da fornitori non russi e all'aumento dei volumi di produzione e di importazione di biometano e idrogeno rinnovabile. Inoltre, sarà necessario ridurre più rapidamente l'uso delle fonti fossili nell'edilizia, anche abitativa, nell'industria, puntando molto su efficienza energetica, aumento rinnovabili ed elettrificazione.
"Dobbiamo diventare indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas russi. Semplicemente non possiamo fare affidamento su un fornitore che ci minaccia esplicitamente", ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
"Dobbiamo agire ora per mitigare l'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia, diversificare la nostra fornitura di gas per il prossimo inverno e accelerare la transizione verso l'energia pulita", ha aggiunto. Oltre al 40% di gas (155 miliardi metri cubi), l'Ue deve a Mosca anche il 27% del petrolio e il 46% del carbone, che nel 2021 hanno sommato 148 miliardi di euro di entrate per le casse russe.
Con l'adozione del Fit for 55, previsto entro il 2030, verrebbe ridotto il consumo annuo già di 100 miliardi di metri cubi, con il pacchetto RePowerEu si dovrebbe arrivare ai 155 miliardi. Ma nel frattempo bisogna accontentarsi di fare a meno dei due terzi. "È difficile, dannatamente difficile, ma è possibile", ha ammesso il vice presidente della Commissione, Frans Timmermans.
E ogni tentativo per riuscirci è ben accetto. Compreso quello di abbassare il termostato dei riscaldamenti nelle abitazioni. L'Ue "informa" che ridurre di un grado permette di risparmiare 10 miliardi di metri cubi di gas. "Anche questo è un modo per l'indipendenza dalla Russia", ha spiegato Timmermans.
L'energia non è solo questione geopolitica ma è anche un problema interno. Per affrontarlo, la Commissione ha messo sul tavolo nuovi strumenti che potenziano quelli presentati lo scorso ottobre (visto che nel frattempo è cambiato tutto). Non solo aiuti di Stato, stoccaggi comuni, ma anche tassazione sugli utili extra dal caro bollette e riforma del mercato.
L'esecutivo di Bruxelles, dopo mesi di insistenza di alcuni Paesi, tra cui Francia e Spagna, apre all'ipotesi di riformare il mercato dell'elettricita' e fissare un tetto ai prezzi. Bruxelles accetta di rivedere il sistema marginalista che governa i mercati dell'Ue, dove la tecnologia di generazione più costosa stabilisce il prezzo di tutta l'elettricità messa all'asta.
La Commissione analizzerà "tutte le possibili opzioni per misure di emergenza per limitare l'effetto contagio dei prezzi del gas sui prezzi dell'elettricità, come limiti di prezzo temporanei".
Il sistema marginalista, pensato per incoraggiare gli investimenti nelle fonti rinnovabili, fa sì che in un contesto di prezzi del gas esorbitanti, il megawatt venga pagato in media a 544,9 euro, mentre a marzo dello scorso anno era scambiato a 52 euro. Il modello del mercato fa sì che le aziende elettriche ottengano anche i cosiddetti 'windfall profits', che si hanno addebitando il prezzo della combustione del proibitivo gas per l'elettricità generata a costi inferiori (idroelettrico, eolico o solare).
"Gli Stati membri possono considerare imposte temporanee sui 'windfall profits' purché non siano retroattive e consentano ai produttori di energia elettrica di coprire i propri costi e tutelare il mercato a lungo termine", afferma la commissione. Secondo uno studio dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie), il potenziale introito delle casse pubbliche sarebbe di circa 200 miliardi di euro.