AGI - “C’è un’unica via per mantenere la produzione dell’acciaio a Taranto ed è la decarbonizzazione della fabbrica”: questo il commento del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all’indomani della pubblicazione su “The Lancet Regional Health Europe” di un articolo dal titolo “Benefici della Decarbonizzazione sulla Salute: La Transizione delle Regioni ad Elevato Consumo di Carbone nel Quadro del Green Deal Europeo” per portare all’attenzione della comunità internazionale il problema di Taranto e le innovazioni tecnologiche già disponibili che potrebbero garantire la minimizzazione degli impatti dell’acciaieria sull’ambiente e in primis sulla salute delle persone.
“La Puglia ha scelto di adottare un approccio scientifico, come di recente confermato nella conferenza stampa di presentazione in anteprima dello studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità su richiesta della Regione, che ha ribadito l’impatto negativo dell’acciaieria sulla salute dei tarantini.” – prosegue il presidente Emiliano – “Ed è per questo che ci rivogliamo ai decisori nazionali ed europei dalle pagine di una prestigiosa rivista scientifica, portando a modello le sperimentazioni già condotte in altri Paesi, per spronare il Governo a puntare sul piano di decarbonizzazione proposto dalla Regione Puglia come unica possibile tipologia di piano industriale che consentirebbe all’acciaieria di Taranto - ritenuta da Roma produzione strategica nazionale - di coniugare il diritto al lavoro con quello alla salute dei nostri cittadini”.
La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) plaude e supporta la visione della Regione Puglia come scientificamente fondata.
Secondo il professore Alessandro Miani, presidente Sima: “La Puglia è la prima Regione italiana per emissioni di carbonio a causa della presenza dell’acciaieria di Taranto e della centrale termo-elettrica di Brindisi, impianti tra i più grandi d’Europa per consumo di carbone e classificati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nella top-50 delle industrie fonte di maggior danno ambientale e sanitario sulla base delle emissioni.
Non c’è quindi alternativa alla decarbonizzazione di questi mega-impianti visto che l’Italia ha sottoscritto gli impegni europei legati agli Accordi di Parigi e intende rispettare quanto previsto nei piani d’implementazione del Green Deal Europeo, peraltro sostenuti dai grandi investimenti del cosiddetto Recovery Fund - non a caso denominato “Next Generation EU” perché intende offrire un futuro migliore per le nuove generazioni - attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Gli ingenti fondi necessari per la riconversione industriale di Taranto non rappresenterebbero un problema grazie ai grandi investimenti strategici europei.
“Taranto è l’unica area italiana, insieme ai bacini carboniferi sardi, a essere inserita nei territori beneficiari del JUST Transition Fund, il meccanismo UE che raccoglie 19,2 miliardi di euro di contributi diretti alle zone in cui il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio potrebbe produrre i maggiori impatti sociali”, spiega Claudio Stefanazzi, economista e Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Puglia, oltre che rappresentante delle Regioni italiane nel Comitato Direttivo dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, fulcro delle politiche di programmazione dei fondi comunitari.
“La Regione Puglia è già da subito disponibile a condividere con il Governo le proprie ricerche per la definizione di un Piano Industriale che rappresenti un nuovo orizzonte per la produzione sostenibile dell’acciaio a Taranto”, conclude il presidente Emiliano.