AGI - Mentre i venti di guerra in Ucraina fanno temere il peggio all'Europa sul fronte dell'approvviginamento, gli Usa si riposizionano all'interno scenario energetico e, per la prima volta in assoluto, le loro esportazioni di gas naturale liquefatto verso l'Europa superano le consegne dei gasdotti russi. È quanto si legge i un'analisi sul Wall Street Journal di Daniel Yergin, economista americano ed esperto di energia, nonché vicepresidente di IHS Markit. "Le esportazioni russe, che normalmente rappresentano circa il 30% del consumo di gas in Europa, sono diminuite notevolmente a causa dei prezzi. E con i prezzi del gas europei circa quattro volte più alti del normale, le esportazioni statunitensi sono aumentate per colmare il divario".
Secondo Yergin "le attuali tensioni in Ucraina sottolineano che la straordinaria crescita della produzione statunitense di petrolio e gas rappresenta una risorsa geopolitica ed economica che contribuisce alla sicurezza energetica globale".
"Con i mercati petroliferi ristretti e la capacità inutilizzata limitata, la ripresa della produzione di greggio statunitense, che potrebbe aggiungere più di 900.000 barili al giorno quest'anno, è una compensazione importante", scrive spiegando che "senza la ripresa dell'offerta statunitense, i prezzi del petrolio sarebbero probabilmente ancora più alti".
Mentre l'industria nazionale del petrolio e del gas continua a riprendersi dal crollo dei prezzi della primavera 2020, causato dall'inizio della pandemia Covid, gli Stati Uniti sono di nuovo il primo produttore mondiale di petrolio, quasi il 20% sopra l'Arabia Saudita e la Russia.
"Il Paese - scrive ancora Yergin - è pronto a diventare il più grande esportatore mondiale quest'anno" e questo, aggiunge "si sta rivelando fondamentale per evitare una carenza mondiale e mantenere le luci accese in Europa".
"Oggi non c'e' dubbio sull'importanza geopolitica della nuova posizione americana nel settore petrolifero", scrive Yergin secondo cui proprio la crisi ucraina e la crisi energetica europea stanno facendo luce sull'impatto globale della produzione statunitense di petrolio e gas". "Un nuovo accordo con l'Iran potrebbe moderare in parte l'ascesa. Ma a meno di una nuova ondata di Covid virulenta, o che la variante Omicron rallenti l'economia cinese), i prezzi rimarranno alti" conclude l'economista.
Tig