AGI - Il Pil mondiale supererà per la prima volta i 100 trilioni di dollari nel 2022, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni. È la stima dell'ultimo report del Centre for Economics and Business Research, secondo cui la crescita dell'economia mondiale è sostenuta dalla ripresa dalla pandemia, anche se l'inflazione resta una minaccia e potrebbe far scivolare le economie in recessione nel 2023 o 2024.
Inoltre la Cina diventerà la prima economia al mondo nel 2030 togliendo il primato agli Usa con 24 mesi di ritardo sui calcoli precedenti. E nel 2022 l'India supererà la Francia mentre nel 2023 batterà la Germania per diventare la terza economia al mondo nel 2031, un anno dopo le stime.
L'Italia da parte sua manterrà l'ottava posizione in classifica nel 2022, ma nei prossimi 15 anni la sua situazione conomica peggiorerà ed entro il 2036 scivolerà al 13esimo posto.
"L'ex presidente della Bce Mario Draghi - si legge nel capitolo sull'Italia - ha guidato con successo il paese negli ultimi mesi dopo essere divenuto premier nel febbraio 2021. Tuttavia, non è chiaro quanto durerà questo periodo di relativa stabilità politica: i governi italiani cadono il più delle volte prima della loro naturale scadenza e comunque le nuove elezioni sono previste per l'inizio del 2023. Ci sono anche voci che Mr Draghi possa essere un candidato per la presidenza della Repubblica" visto che "l'attuale capo di Stato Sergio Mattarella lascerà il suo ufficio nel febbraio 2022".
Tornando alla situazione globale, per il Centre for Economics and Business Research la crescita dell'economia è dovuta principalmente agli stimoli dei governi messi in campo per contrastare la crisi innescata dalla pandemia.
Una ripresa - si sottolinea - che però è stata accompagnata da un'impennata dell'inflazione che, se sarà persistente, rischia di causare una recessione nel 2023 o nel 2024. Il caro prezzi, accentuato dalle strozzature alle catene di approvvigionamento, è oramai diffuso a livello globale e sta accelerando in tutto il mondo. Un fattore che sembra aumentare l'inflazione salariale mondiale - sottolineano gli esperti - è una contrazione dell'offerta di lavoro durante la pandemia, poiché molti lavoratori più anziani hanno deciso di andare in pensione. Un contesto generale che sta spingendo le banche centrali ad accantonare il concetto di "inflazione temporanea" e accelerare il ritiro degli stimoli.
L'Italia resta vulnerabile a un improvviso aumento degli oneri finanziari
Per questo riguarda l'Italia, lo studio sottolinea che la posizione di bilancio è ancora preoccupante, con lo stock di debito passato dal 135% del Pil nel 2019 al 155% nel 2021.
La previsione è che i livelli di debito diminuiranno solo lentamente nei prossimi anni, raggiungendo il 146% del Pil nel 2026.
L'Italia, quindi - viene fatto notare - resta vulnerabile a un improvviso aumento degli oneri finanziari.
Tuttavia, poiché la Banca centrale europea è diventata uno dei maggiori detentori di debito sovrano italiano ed è anche profondamente consapevole dei potenziali effetti a catena di un default italiano, sembra improbabile che la banca centrale consenta il verificarsi di un tale evento.