AGI - "Spero di dare un esempio sull'essere coraggiosi e orgogliosi del Made in Italy. Scegliendo New York abbiamo alzato l'asticella. Siamo pronti a partire". Le parole di Ermenegildo Zegna, detto 'Gildo', amministratore delegato del Gruppo Zegna, segnano lo sbarco del marchio italiano a Wall Street. Alle 9,30 americane, con il rito della 'campanella' e l'apertura delle contrattazioni, il brand universale dei completi da uomo di lusso diventerà ufficialmente il primo della moda italiana a quotarsi alla Borsa più famosa del mondo, il New York Stock Exchange.
La casa di abbigliamento fondata a Trivero, Piemonte, nel 1910, andrà sul mercato attraverso una 'business combination' con la Spac, acronimo di Special purpose acquisition corporation, creata da Investindustrial, guidata da Sergio Ermotti, ex amministratore delegato di Ubs. Zegna manterrà il controllo della nuova entità con il 66% delle azioni. Il valore iniziale globale sarà di circa 3,2 miliardi di dollari.
Il debutto nella finanza newyorkese segna quello che sarà il punto più alto dopo il momento più drammatico, per molte aziende, della pandemia da Covid, che aveva portato al crollo dei ricavi e alla chiusura di molti store. L'amministratore delegato, Ermenegildo Zegna, lo ha paragonato alla "Seconda guerra mondiale", ma l'arrivo dei vaccini ha riportato entusiasmo.
Secondo i dati forniti da Bain Consulting Group, il marchio italiano ha registrato una crescita del 30% rispetto al 2020. Il debutto a Wall Street, secondo gli analisti finanziari, segnerà idealmente un punto di passaggio per tutto il Paese. "Questo è stato l'anno dell'Italia - ha commentato Zegna in un'intervista al New York Times - sarà l'anno della nostra storia e penso anche quello del resto dell'industria. E' il momento in cui l'Italia ha una tale quantità di energia che vogliamo affermare il nostro ruolo nel mondo". Il brand conta su quasi 300 store in tutto il globo e dovrebbe chiudere l'anno con vendite per 1,2 miliardi di euro.
Con l'ingresso allo Stock Exchange di New York, il brand lancia la sfida ai giganti del lusso come Louis Vuitton, Tiffany & Company e Dior. In passato ci sono state offerte pubbliche di acquisto a Wall Street da parte di altri marchi italiani, come la Ferrari nel 2015 e il gruppo Luxottica nel '90, poi uscito dalla lista, mentre altri due brand della moda, come Prada e Ferragamo, hanno preferito quotarsi a Hong Kong e Milano.