AGI - Nel 2022 vi saranno una serie di ostacoli che rallenteranno la crescita dell'economia cinese: l'inasprimento normativo, i nuovi focolai di Covid, il crollo dei prezzi nel settore abitativo, la crisi nella produzione di energia.
Secondo Carlos Casanova, senior economist per l'Asia di Ubp, "Come previsto, l'economia cinese ha continuato a rallentare nel terzo trimestre 2021: la crescita del Pil si è indebolita al 4,9% , in calo dal 7,9% registrato nel secondo trimestre 2021, deludendo le aspettative di un'espansione del 5,0%", è la premessa dell'esperto. I fattori che hanno "sostenuto l'attività sequenziale - domanda esterna sostenuta e stabilizzazione sul fronte del lavoro - si dimostreranno insufficienti a compensare un insieme di ostacoli".
Quali sono i fattori chiave
In primo luogo, inizia la sua analisi, "il continuo inasprimento delle normative. A partire da novembre 2020, le autorità regolamentari hanno implementato in modo proattivo un'ampia gamma di strumenti politici per affrontare le carenze strutturali dell'economia cinese, tra cui il ruolo delle grandi piattaforme tecnologiche, le preoccupazioni sulla disparità di reddito, gli elevati livelli di debito societario e il verosimile logoramento del tessuto sociale cinese".
Di fronte a queste sfide, il presidente Xi Jinping ha annunciato una nuova era di "prosperità comune". Secondo questo nuovo paradigma, osserva l'esperto di Ubp, "l'obiettivo generale sarà quello di raggiungere lo status di economia ad alto reddito entro il 2025, un'ambizione che richiede che i livelli di reddito nazionale lordo (RNL) pro-capite aumentino sostanzialmente rispetto ai 10.610 dollari del 2020. Per raggiungere questo obiettivo, la Cina cercherà di riallineare i suoi fattori di produzione verso il lavoro attraverso misure redistributive e mobilitando il settore privato".
Sebbene si tratti di un piano pluridecennale, "i regolatori hanno anticipato le riforme al 2021 grazie a una 'finestra di opportunità' sul fronte della crescita e politico. Inoltre, le autorità si stanno attrezzando a una redistribuzione dei poteri senza precedenti. Questo sarà rivelato durante il Congresso previsto nel terzo trimestre 2022, ma altri spunti dovrebbero essere disponibili entro marzo del prossimo anno. Tutti, tranne due membri del Politburo, dovrebbero dimettersi nel 2022, permettendo così a Xi Jinping di mettere insieme un nuovo governo per portare avanti questo programma".
Il secondo fattore da considerare saranno i nuovi focolai di Covid: "La Cina mantiene una politica di tolleranza zero nei confronti dei casi di Covid - spiega l'esperto - rendendo la sua economia vulnerabile a epidemie localizzate, che richiedono misure di lockdown di diversa entità. Non ci aspettiamo che queste politiche vengano allentate fino a dopo l'Assemblea Nazionale del Popolo, anche se molto dipende da ciò che accadrà dopo che la Cina avrà ospitato le Olimpiadi invernali nel febbraio 2022".
Il terzo elemento è il crollo dei prezzi nel settore abitativo: "Le pressioni che circondano Evergrande si sono estese al settore abitativo in generale. Di conseguenza, diversi sviluppatori più piccoli non hanno rispettato gli obblighi di pagamento a ottobre, spingendo la Peoplès Bank of China (Pboc) a confutare i timori di rischi sistemici. Il 17 ottobre, il governatore della Pboc Yi Gang ha affrontato apertamente le preoccupazioni degli investitori per la prima volta, affermando che Evergrande non provocherà uno shock sistemico per il settore finanziario. La PBOC ha inoltre sottolineato che le istituzioni finanziarie sono state adeguatamente capitalizzate per resistere a un crollo del settore immobiliare, esortando le banche a estendere i prestiti e a evitare di reagire eccessivamente alla politica delle 'tre linee rosse'".
Le pressioni future
Ciò significa, spiega, "che vedremo ulteriori pressioni sul settore in futuro. I prezzi delle case a settembre sono scesi al 3,3%, ma prevediamo che diminuiranno ulteriormente. Le cifre sono state meno rosee sul fronte degli investimenti, con l'inizio di nuove costruzioni in calo a -4,5% e prevediamo che gli investimenti immobiliari saranno negativi nel 2022".
Infine, l'ultimo punto da considerare è la crisi nella produzione di energia. Per l'esperto, "la crisi energetica globale peggiorerà fino a costituire un ostacolo alla crescita, esasperando la carenza di energia mentre ci avviciniamo ai mesi invernali. I prezzi dell'energia sono aumentati da giugno 2021, come risultato delle interruzioni della catena di approvvigionamento globale e di fattori politici idiosincratici. Il carbone rappresenta circa il 60% del consumo primario di energia in Cina. L'attuale prezzo del carbone di fabbrica è di circa 1500 CNY per tonnellata.
Al contrario, i generatori di energia arrivano a pareggio anche intorno a 1.000 CNY per tonnellata, rendendo più economico interrompere l'operatività piuttosto che generare energia in perdita". In futuro, conclude, "prevediamo che le autorità allenteranno alcuni dei vincoli sull'offerta per ridurre le pressioni al rialzo sui prezzi. Ciò include l'importazione di più carbone termico, consentendo da un lato alle province ricche di carbone come la Mongolia Interna di aumentare la capacità produttiva oltre i limiti approvati, e dall'altro ai prezzi dell'elettricità a monte di aumentare oltre il 10% già implementato.
Queste misure allevieranno le pressioni ma non compenseranno del tutto i rischi, soprattutto in caso di temperature anormalmente fredde durante l'inverno. Di conseguenza, prevediamo che l'economia si indebolirà ulteriormente a circa il 4,0% a/a nel quarto trimestre 2021 e al 3,5% a/a nel 1 trimestre 2022. In assenza di un sostegno politico più risoluto, ciò si tradurrà probabilmente in una crescita complessiva più debole nel prossimo anno. Abbiamo quindi deciso di abbassare la nostra previsione di crescita del PIL 2022 al 5,0%, dal precedente 5,5%".