AGI - L'amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, ha venduto più di 6,9 miliardi di dollari di azioni della sua azienda in una settimana: lo rende noto il regolatore del mercato statunitense. In totale ha venduto oltre 5 milioni di azioni del produttore di veicoli elettrici, di cui circa 4,2 milioni sono stati tenuti in un trust.
In termini di valore, questa è una delle più grandi cessioni mai viste in un periodo di tempo così breve senza che la vendita sia stata forzata o fatta come parte di un'eredità.
L'operazione ha anche avuto un impatto significativo sul prezzo delle azioni, che ha perso il 15,4% nel corso della settimana. Sabato scorso Musk aveva condotto un sondaggio sul suo account Twitter per sondare se doveva vendere il 10% delle azioni Tesla. Circa il 57,9% dei 3,5 milioni di elettori aveva risposto che era a favore.
Anche prima che fossero pubblicati dalla Sec i documenti che riportano le vendite, Elon Musk aveva preso l'iniziativa di avvisare il mercato delle sue intenzioni. Lunedi', all'apertura di Wall Street, il titolo era gia' crollato, e da allora ha perso ulteriore valore. Ieri ha chiuso in perdita del 2,87% a 1.033,42 dollari.
Le azioni di cui Musk si è sbarazzato questa settimana sono state vendute a un prezzo significativamente inferiore a quello che avrebbero avuto se avesse venduto prima del suo tweet.
L'imprenditore ha dunque perso diverse centinaia di milioni di dollari in profitti non realizzati. Secondo gli ultimi depositi presso la Securities and Exchange Commission, Musk detiene ancora circa 167 milioni di azioni Tesla. La vendita sara' soggetta a un'imposta sulle plusvalenze di almeno 1,4 miliardi di dollari.
La ‘bancarotta’ del 2018
Forse l’apice è ancora quello del 2018, quando Elon Musk su Twitter scrisse: “Tesla è fallita. Nonostante gli sforzi per raccogliere nuovi fondi, Tesla non può fare altro che dichiarare fallimento”. Per l'occasione si fece anche fotografare, disteso sul cerchione di una Model 3, sfatto e coperto da un cartone su cui campeggiava una scritta: “Bankrupt!”. Fallito.
Tesla aveva davvero difficoltà in quei mesi a stare dietro le consegne del suo modello più venduto. Il titolo al Nasdaq era passato in 48 ore da 360 a 250 dollari. E molti credettero che quel tweet fosse vero cominciando a rilanciarlo, citarlo, commentarlo con i vari “ve lo avevo detto”.
I più accorti cominciarono a far notare però la data di quel tweet. Primo aprile. Forse tra tutti l’ “April fool's” (pesce d'aprile) meglio riuscito di uno degli imprenditori più discussi della storia recente. Il titolo non ne risentì. Ma solo in quell’occasione.
Il rapporto con i media
Il 14 maggio 2018 Musk attacca i media su Twitter per aver coperto - male, a suo dire - la notizia che una Tesla a guida semi autonoma aveva colpito un camion dei pompieri. L’effetto del tweet porta le azioni di Tesla a perdere il 7%. Ma avrà modo di ottenere l’effetto contrario un mese dopo.
In un altro tweet che Tesla è al centro di una profonda riorganizzazione del lavoro che la porterà a licenziare il 9% della forza lavoro. Il titolo guadagna il 10% nella seduta successiva.
L’annuncio del buyback di azioni
Il 7 agosto 2018, sempre su Twitter, Musk annuncia l’intenzione di ricomprarsi le azioni sul mercato di Tesla per 420 dollari. Il titolo in pochi minuti passa da 340 a 380 dollari. Ci vorranno due giorni prima che Musk smentirà tutto rassicurando che Tesla rimarrà sul mercato azionario.
Dopo questi mesi di attività nel 2018, complice anche la maggiore attenzione degli investitori, Musk non avrà altre uscite su Tesla, fino al sondaggio sulla vendita delle sue azioni perlomeno. Ma si concentrerà invece su altri temi, con effetti altrettanto dirompenti.
Ha twittato molto spesso su Bitcoin. Ma è solo qualche anno dopo che assumerà il ruolo di timoniere di una serie di fenomeni di mercato capace di muovere molti soldi, e orde di micro investitori.
Tesla e Bitcoin
Musk ha da sempre flirtato col mondo delle criptovalute. L’8 febbraio 2021 Tesla annuncia un investimento da 1,5 miliardi in criptovalute e apre alla possibilità di acquistare le proprie auto in Bitcoin. La moneta digitale schizza a 44 mila dollari in poche ore toccando un nuovo record storico.
Il 13 maggio sempre Musk inverte la rotta e sconfessa Bitcoin, sempre via Twitter, e diventa uno dei fattori che porterà la criptovaluta dai 58 mila dollari ai 27 mila di un mese dopo. Solo nelle ore successive al tweet di Musk si è calcolato che il mercato delle cripto abbia bruciato 370 miliardi.
Sempre per rimanere al mondo cripto, Musk ha giocato più volte con Dogecoin, causando impennate improvvise per la moneta che non ha particolare valore intrinseco ma ha visto più volte acquistare valore dopo i tweet del fondatore di Tesla.
Il caso Gamestop e i meme stock
Un altro caso clamoroso è il suo ruolo nel fenomeno dei ‘Memestock’, quel gruppo di azioni quotate a Wall Street diventate oggetto di acquisti senza motivo da parte di micro investitori. Gennaio 2021. Scoppia il caso Gamestop: la catena di negozi di videogiochi registra forti rialzi grazie all’azione coordinata di piccoli e micro azionisti organizzati su un forum di Reddit.
Musk è stato uno dei principali motori di questo rialzo, con un tweet del 26 gennaio in cui, semplicemente, scrisse: “Gamestonk”. Giocando sul nome della società, e sulla ‘tempesta’ (stonk, ndr) che stava causando in borsa. Solo dopo quel tweet il titolo guadagno il 9% aumentando i già forti rialzi di quei giorni.
Tweet diventati un caso
A volte i tweet di Musk hanno creato problemi, anche seri alla reputazione sua e della sua azienda. Come quando si fece fotografare con mentre fumava dell’erba durante una trasmissione radiofonica, oppure quando ha dato del ‘pedofilo’ (‘pedo guy’) a uno dei soccorritori dei ragazzini bloccati in una grotta di Tham Luang, in Tailandia, nel 2018.
Ma resta un fatto che i tweet di Musk oggi sono market mover, motori del mercato, capaci di muovere miliardi, investimenti, e le aspettative di investitori: grandi, ma anche piccoli e piccolissimi, come il popolo di Robinhood, l’app di trading molto usata dai teenager americani, che lì compravano e vendevano azioni Gamestop, criptovalute e opzioni.
Quello aperto in questi giorni su Tesla e le plusvalenze è solo l’ultimo, e hanno il sapore di un esperimento che non è ancora chiaro fin dove può arrivare.