AGI - L’economia dell’area dell’euro ha proseguito la sua "ripresa vigorosa, sebbene a un ritmo in certa misura più moderato". Lo scrive la Bce nel consueto bollettino economico, spiegando che "nel breve periodo le strozzature dal lato dell’offerta e l’incremento dei prezzi dell’energia rappresentano i principali rischi per il ritmo della ripresa e per le prospettive di inflazione".
Dunque, "il protrarsi delle carenze dell’offerta e dei più elevati prezzi dell’energia potrebbe rallentare la ripresa". Ripresa, scrivono nero su bianco gli esperti della banca centrale, che comunque "continua a dipendere dall’andamento della pandemia e dagli ulteriori progressi nelle vaccinazioni".
Inoltre, "a causa dell’aumento dell’inflazione dei beni alimentari ed energetici", che riflette il rimbalzo dei prezzi dai bassi livelli su cui si collocavano subito dopo l’insorgere della pandemia di Covid, "le pressioni sui prezzi rimangono elevate" anche se la tendenza si ritiene "sia di natura temporanea".
L’inflazione nell’area dell’euro "è salita al 3,4 per cento a settembre e dovrebbe aumentare ulteriormente nell’anno in corso - si legge nel bollettino - l’attuale fase di rialzo durerà più a lungo di quanto inizialmente atteso, ma si prevede che nel corso del prossimo anno l’inflazione si riduca".
In questo contesto, il Consiglio direttivo "è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l'inflazione si stabilizzi sull'obiettivo fissato dalla Bce del 2% nel medio termine".
Rischi da strozzature dal lato dell’offerta e caro energia
Nel breve periodo le strozzature dal lato dell’offerta e l’incremento dei prezzi dell’energia rappresentano i principali rischi per il ritmo della ripresa e per le prospettive di inflazione. Il protrarsi delle carenze dell’offerta e dei più elevati prezzi dell’energia potrebbe rallentare la ripresa. Allo stesso tempo, se le persistenti strozzature si traducessero in aumenti salariali maggiori del previsto, o se l’economia tornasse più rapidamente alla piena capacità produttiva, le pressioni sui prezzi potrebbero accentuarsi. Tuttavia, l’attività economica potrebbe superare le attuali aspettative se i consumatori, grazie all’accresciuta fiducia, risparmiassero meno rispetto alle attese correnti.
A settembre i tempi di consegna dei fornitori hanno continuato ad attestarsi su massimi storici a livello mondiale. Secondo stime della Bce, i fattori della domanda incidono per circa due terzi sull’allungamento dei tempi di consegna. I vincoli dal lato dell’offerta si stanno dimostrando piuttosto persistenti, in quanto le strozzature già esistenti, come la carenza di semiconduttori, vengono aggravate da altri fattori, quali le tensioni a livello mondiale nei mercati dell’energia, la crescente carenza di manodopera e, in alcune regioni, le turbative causate dalla pandemia, come la chiusura di fabbriche e porti.
A livello mondiale le pressioni sui prezzi rimangono elevate
Nei paesi Ocse ad agosto l’inflazione sui dodici mesi misurata sull’indice dei prezzi al consumo (Ipc) è aumentata marginalmente, al 4,3 per cento, per effetto dell’aumento dell’inflazione dei beni alimentari ed energetici, continuando a riflettere il recupero dai bassi livelli dei prezzi registrati dopo l’insorgere della pandemia di Covid. Nel contempo, l’inflazione di fondo è rimasta stabile, al 3,1 per cento, invariata da giugno. Si continua a considerare che gran parte delle attuali pressioni sui prezzi sia temporanea. Ciononostante, a settembre nelle economie avanzate le aspettative di inflazione per il 2022 sono lievemente aumentate. Nel contempo, i prezzi di input e output ricavati dagli indici Pmi per le economie avanzate sono rimasti prossimi a livelli storicamente elevati, in un contesto caratterizzato da tariffe di trasporto eccezionalmente alte, mentre nei mercati emergenti le pressioni sui prezzi sono tornate ad aumentare.
Bce pronta ad adeguare gli interventi
Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo fissato dalla Bce del 2 per cento nel medio termine.
Nella riunione di politica monetaria di ottobre il Consiglio direttivo ha continuato a ritenere che possano essere mantenute condizioni di finanziamento favorevoli con un ritmo di acquisti netti di attività nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, Pepp) moderatamente inferiore rispetto al secondo e al terzo trimestre dell’anno. Il Consiglio direttivo ha inoltre confermato le altre misure tese all’adempimento del mandato di stabilità dei prezzi conferito alla Bce, ovvero il livello dei tassi di interesse di riferimento, le indicazioni prospettiche (forward guidance) formulate dal Consiglio sulla loro probabile evoluzione futura, gli acquisti dell’Eurosistema nell’ambito del programma di acquisto di attività (PAA), le politiche di reinvestimento adottate dal Consiglio e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine.
Le condizioni del mercato del lavoro continuano a migliorare
Nell'area euro, scrivono gli esperti della Banca centrale, le condizioni del mercato del lavoro continuano a migliorare. La disoccupazione è diminuita e il numero dei beneficiari delle misure di integrazione salariale è sceso significativamente dal picco dello scorso anno. Ciò sorregge la prospettiva di un incremento dei redditi e della spesa. Tuttavia, sia il numero di persone incluse nelle forze di lavoro, sia le ore lavorate nell’economia restano inferiori ai livelli pre-pandemia.
Durante la pandemia, gli andamenti dell’offerta di lavoro nei maggiori paesi dell’area dell’euro sono stati piuttosto eterogenei. Il numero di lavoratori appartenenti alle forze di lavoro rimane ben al di sotto dei livelli antecedenti la pandemia in Germania e in Italia, si colloca in prossimità dei livelli pre-pandemia in Francia e in Spagna e registra un livello nettamente più elevato nei Paesi Bassi. Questa eterogeneità fra i vari paesi, che si riflette anche nei corrispondenti tassi di partecipazione alle forze di lavoro, potrebbe essere riconducibile a diversi fattori. In primo luogo, i vari paesi si trovano in fasi diverse del processo di invecchiamento della popolazione e in alcuni di essi la popolazione in età lavorativa è già in diminuzione (ad esempio, in Germania), mentre in altri è ancora in aumento (ad esempio, in Spagna).