AGI - La partita per il futuro del Monte dei Paschi, o almeno per il suo futuro più immediato, si giocherà in buona parte sull'asse Roma-Bruxelles, con il ministro dell'Economia, Daniele Franco, che dovrà convincere la vicepresidente della Commissione Ue, la danese Margrethe Vestager titolare della Dg Comp, a concedergli più tempo per uscire dal capitale della banca più antica del mondo.
"La Commissione europea segue da vicino i recenti sviluppi riguardanti la Banca Monte dei Paschi di Siena ed è in contatto con le autorità italiane", ma "come sempre, è responsabilità degli Stati membri rispettare gli impegni in materia di aiuti di Stato ed è loro compito proporre le modalità per adempiere a tali impegni", è stato l'unico commento arrivato da Bruxelles, per bocca di un portavoce della Commissione.
"Spetta quindi all'Italia decidere e proporre modalità di uscita dalla proprietà Mps tenendo conto degli impegni in materia di aiuti di Stato del 2017", viene aggiunto.
Le tempistiche, stando agli accordi presi allora (che secondo molti osservatori in questi anni hanno ingessato eccessivamente l'istituto senese, impedendone un vero rilancio), sono stringenti: in teoria il Mef dovrebbe individuare la strada per la propria uscita entro fine anno. Lo scenario, insomma, non è certo semplice.
L'idea che rimbalza in queste ore da Roma è innanzitutto di chiedere più tempo - almeno altri sei mesi, forse 12 - per individuare una nuova strategia per la privatizzazione del Monte e nel frattempo di sfruttare parte del lavoro fatto durante le trattative con Unicredit per continuare la 'ripuliturà della banca, sia sul fronte dei crediti deteriorati che su quello dei rischi legali.
Due dei grandi nodi che fino ad ora, assieme a quello sul capitale, hanno scoraggiato i pretendenti e hanno impedito, con conti miliardari, di arrivare fino in fondo con la banca guidata da Andrea Orcel. Unicredit, ha rivendicato il banchiere, ha spinto "sempre al massimo per portare a termine con successo" un'operazione vista come "un'occasione per rafforzare il settore bancario di questo Paese, e al tempo stesso garantire un futuro brillante tanto ai clienti quanto ai dipendenti del Monte dei Paschi".
La strada che si appresta ora a percorrere il Mef è invece molto più stretta. La priorità è quella di ricapitalizzare Mps, che agli ultimi stress test dell'Eba è stata la peggior banca europea: per farlo servono almeno 2 miliardi di euro, nonostante le buone performance della prima metà dell'anno abbiano ridotto il fabbisogno di capitale.
Il ministro Franco e i suoi uomini sono determinati a farlo tramite un'operazione di mercato, che consentirebbe di evitare le forche del 'burden sharing', un meccanismo che porterebbe al coinvolgimento degli obbligazionisti. Fra gli investitori, tuttavia, in attesa di rassicurazioni, ci sono dubbi sulle possibilità di riuscita di questa strategia.
Le obbligazioni del Monte, infatti, hanno reagito malamente, peggio delle azioni, alle ultime novità e anche i 'credit default swap' sui bond della banca si sono impennati. Anche in vista di una possibile intesa con Unicredit, che avrebbe richiesto comunque un'iniezione di risorse fresche da parte del Mef, c'era l'intenzione di proteggere i detentori delle obbligazioni: le riflessioni in questo senso, dunque, sono in corso.
Già nella serata di ieri, dopo lo stop alle trattative, da via XX Settembre si respirava un cauto ottimismo in vista del nuovo round negoziale con l'Ue: il Tesoro insomma si mostra "fiducioso che si creino le condizioni" per ottenere dalla Commissione una proroga, soprattutto per la possibilità di mettere sul piatto le misure pensate per arrivare a un accordo con Unicredit ma in definitiva in grado di rafforzare la banca e renderla più appetibile.
Un'ulteriore leva potrebbe essere quella rappresentata dai conti dei nove mesi del Monte: già a giugno la banca aveva registrato 202 milioni di utili e le attese sono per una trimestrale solida, in grado di ridurre ulteriormente il fabbisogno di capitale e di mostrare un istituto ben avviato sulla via del risanamento.