AGI - Una legge che obblighi tutti i cittadini a vaccinarsi contro il Covid piacerebbe anche alla Coldiretti. Si allarga dunque il fronte del sì, dopo la richiesta avanzata, ieri al Parlamento, dal leader della Cisl Luigi Sbarra di varare una legge che preveda l’obbligo vaccinale per tutti, e non solo per alcune categorie di lavoratori. Tanti favorevoli e anche tanti contrari. Il presidente degli agricoltori Ettore Prandini affronta con l’AGI quello che è uno dei temi scottanti del giorno, una proposta destinata a dividere, da molti bollata come incostituzionale.
“Penso che in un momento delicato come quello che sta attraversando il nostro paese e tutto il mondo dobbiamo avere certezze nel riprogrammare la ripartenza. E in questo momento che piaccia oppure no il vaccino è l’unico mezzo che ci può tutelare”.
Va bene dunque la libertà di scelta ma non può prevalere sulla “responsabilità che sta in capo all’imprenditore” che deve tutelare tutti i suoi collaboratori.
“Di fronte a tutto questo - aggiunge - riteniamo che mai come oggi debba esserci l’obbligo vaccinale per chi si presenta in un luogo di lavoro” e non solo. “Questo vale per l’agricoltura, anche se in tanti casi abbiamo spazi all’aperto, ma penso valga anche in tutta la filiera agroalimentare, sia nelle fasi di trasformazione che di commercializzazione”. Vale per tutti. Dunque “Sì, sono assolutamente favorevole” a una legge che renda il vaccino obbligatorio.
Questo potrà non solo aiutarci a tornare il prima possibile a una vita ‘normale’ ma velocizzare i tempi della ripresa economica.
Più problemi per i lavoratori stranieri
“Nel mondo dell’agricoltura – osserva il presidente Prandini - lavorano tante persone che provengono da altri paesi” e ci creano problemi perché “manca un sistema legato alla comunicazione, anche rispetto a quelli che possono essere i punti di accesso precisi per sottoporsi al vaccino. Serve più informazione. Noi siamo disponibili a farla ma abbiamo bisogno di uno strumento, una legge che ci metta nelle condizioni di poter intervenire, perché paradossalmente io oggi come datore di lavoro, devo stare attendo a scrivere a un mio dipendente chiedendogli che venga sottoposto al vaccino, perché rientra nelle scelte individuali decidere cosa fare, senza che ci sia una pressione da parte del datore di lavoro”.
Il pensiero va subito ai braccianti ma in realtà il personale straniero è numerosissimo anche nel settore della zootecnia, “dove molti provengono dall’India, dall’Africa. Non solo braccianti, dunque, ma persone che lavorano stabilmente nelle nostre aziende. Proprio per questo riteniamo che mai come in questo momento debba esserci l’obbligo vaccinale” ribadisce Prandini.