AGI - Dopo un secondo trimestre in cui la produzione industriale italiana è salita a un ritmo vicino a quello rilevato nel primo (1,0% vs 1,3%), il terzo parte con un abbrivio negativo. Secondo il Centro studi Confindustria, infatti, "in luglio si stima un calo dell’attività dello 0,7%".
Mancano materie prime
Il dato, spiega l'indagine rapida del Csc, è legato "sia a un maggiore ricorso alle scorte di magazzino, necessario per soddisfare l’afflusso di ordini, sia ad alcune strozzature dell’offerta lungo la filiera produttiva internazionale dovute alla scarsità di alcune componenti e materie prime".
Secondo quanto è stato rilevato dall’indagine Pmi Manifatturiero (Ihs-Markit), iniziano a emergere anche in Italia gli effetti della scarsità di materie prime e di componenti, fattori che hanno determinato un blocco delle catene globali di fornitura, provocando strozzature nell’offerta in particolare in alcuni settori (automotive, elettronica, macchinari). Il peggioramento degli indicatori relativi a lavoro inevaso e tempi medi di consegna dei fornitori riflette questi crescenti problemi di approvvigionamento che tendono a frenare l’espansione dell’attività - nonostante un aumento delle commesse - e creano pressioni sulla capacità produttiva.
La domanda interna resta vivace
La domanda interna mostra una maggiore vivacità rispetto a quella estera. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, aumenta in luglio del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2020 (+13,9% in giugno). Gli ordini in volume avanzano in luglio dell’1,2% sul mese precedente (+8,8% su luglio 2020) e in giugno del 2,3% su maggio (+13,6% annuo). "Gli indicatori congiunturali relativi al terzo trimestre continuano a segnalare una dinamica positiva dell’attività nell’industria, con ordini in aumento (specie nella componente interna) e attese di produzione favorevoli. Tuttavia non è escluso che nei mesi estivi si osservi un rallentamento rispetto alla dinamica registrata in primavera", spiega l'indagine.
L'incertezza frena la ripresa
Il "ritorno dell'incertezza" legato alla diffusione della variante Delta "rischia di diventare il principale ostacolo alla ripresa in corso". A sottolinearlo l'indagine rapida del Centro studi di Confindustria sulla produzione industriale, che evidenzia come gli imprenditori italiani restino per ora "ottimisti" ma come al tempo stesso la recrudescenza del virus inizia a "intaccare le attese di medio periodo".
Gli imprenditori, secondo le indagini qualitative condotte nella prima metà di luglio, continuano comunque "a essere ottimisti, benché i timori legati a nuove restrizioni conseguenti alla diffusione della variante Delta stiano iniziando a intaccare le attese di medio periodo. Le indagini di fiducia di agosto potrebbero cogliere in pieno tali preoccupazioni", spiega lo studio.
In un orizzonte di medio periodo si addensano rischi derivanti dall’aumento dei contagi dovuti alla variante Delta e dalle prospettive di reintroduzione di ulteriori limitazioni. In luglio, comunque, l’indagine sulla fiducia degli imprenditori manifatturieri - condotta nelle prime due settimane del mese - non ha colto tali preoccupazioni e l’indice è salito su livelli storicamente elevati. Non è escluso che in agosto si osservi un primo contraccolpo sulla fiducia di imprese e famiglie. "Già nell’indagine Ihs-Markit, che è stata condotta nella seconda metà di luglio, si è osservato un forte rallentamento delle aspettative, scese al livello più basso da aprile 2020 proprio per i crescenti timori di una recrudescenza del virus e un rafforzamento delle restrizioni", indica il Csc.