AGI - Il percorso verso modalità più flessibili “non potrà essere abbandonato”: tre lavoratori su quattro desiderano proseguire (almeno in parte) il lavoro da remoto anche dopo la pandemia. Lo afferma il Work Trend Index, il rapporto di Microsoft che – grazie a interviste e un osservatori privilegiati come LinkedIn e Teams - analizza l’evoluzione degli ambienti di lavoro. L'ultima edizione, intitolata “The Next Great Disruption is Hybrid Work – Are We Ready?” ha particolare peso perché arriva nel corso di un'accelerazione (obbligata) senza precedenti.
Il digitale ci rende più umani?
I dati raccolti tramite Microsoft Teams e Outlook indicano una contrazione dei gruppi di lavoro. Nonostante le piattaforme collaborative, le mansioni sono state più frammentate. Ma si tratterebbe solo di uno scenario limite, con un parziale ritorno alle origini nell'era del “lavoro ibrido”. Senza faccia a faccia, non sorprende che il tempo trascorso nei meeting (digitali) è più che raddoppiato a livello globale. A febbraio 2021 sono state inoltre inviate oltre 40 miliardi di e-mail in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Eppure, nonostante un utilizzo molto più intenso degli strumenti digitali, il lavoro – scrive Microsoft – sembra diventare anche “più umano”: circa il 40% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi più libero di essere se stesso rispetto a prima della pandemia e una persona su sei ha ammesso di aver pianto con un collega nel corso dell’ultimo anno. Non mancano però le controindicazioni. Nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) il 42% dei lavoratori si sente esausto e il 46% si è definito stressato.
Alla ricerca del lavoro agile
Il giudizio del lavoro da remoto, nel complesso, è positivo: il 73% dei lavoratori desidera proseguirlo. Eppure il 67% desidera un lavoro più collaborativo e in presenza. I dati sono contraddittori solo in apparenza. Trovano la loro sintesi nella voglia di avere maggiore flessibilità. Un ibrido tra casa e ufficio con meno obblighi. Questo desiderio è così forte che il 40% della forza lavoro globale intende lasciare il proprio datore di lavoro attuale nel corso dell’anno e il 46% prevede di trasferirsi cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto. In altre parole: la flessibilità sarà un requisito valutato per scegliere il prossimo impiego. Anche le imprese sembrano andare nella stessa direzione: le offerte di lavoro da remoto su LinkedIn sono aumentate di oltre cinque volte durante la pandemia.
Sette tendenze (positive e negative)
Non tutto quello che è remoto, quindi, luccica. Partendo dai dati delle piattaforme Microsoft e intervistando 3 mila persone in 31 Paesi, il Work Trend Index 2021 ha individuato sette punti del lavoro ibrido che, nel bene e nel male, “ogni dirigente aziendale deve considerare per prepararsi a una nuova era”: il lavoro flessibile non potrà essere abbandonato; i leader rischiano di perdere il contatto con i dipendenti e hanno bisogno di essere sensibilizzati; un elevato livello di produttività nasconde una forza lavoro esausta; i lavoratori della Generazione Z sono in difficoltà e hanno bisogno di nuove energie; gruppi di lavoro sempre più ristretti mettono a rischio l’innovazione; l’autenticità spronerà la produttività e il benessere; in un mondo del lavoro ibrido, il talento è ovunque.
Cinque strategie a prova di lavoro ibrido
“L’evoluzione digitale del mondo del lavoro – afferma Luba Manolova, direttore della divisione Microsoft 365 di Microsoft Italia - ha subito una rapida accelerazione nel corso dell’ultimo anno, portando importanti benefici in ottica di produttività e flessibilità ma anche causando difficoltà nella comunicazione e nella collaborazione”. Come risposta ai sette punti, il Work Trend Index ha evidenziato cinque strategie che le imprese dovrebbero adottare per supportare un'evoluzione definita dal rapporto irreversibile. È necessario: definire un piano per garantire alle persone la massima flessibilità; investire negli spazi e nelle tecnologie per unire il mondo fisico a quello digitale; contrastare dall’alto la sensazione di “spossatezza digitale”; dare priorità al capitale sociale e alla cultura aziendale; ripensare l’esperienza dei lavoratori per supportare i migliori talenti e promuovere la diversità.