AGI - L'Istat rivede al ribasso le stime di crescita del III trimestre, mentre perde vigore a novembre la ripresa del manifatturiero con l'indice Pmi elaborato da Ihs Markit che cala a 51,5 punti dai 53,8 di ottobre.
Tra luglio e settembre il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del 15,9% rispetto al trimestre precedente contro il +16,1% indicato il 30 ottobre scorso. Nei confronti del terzo trimestre del 2019, l'economia italiana si è invece contratta del 5% contro il calo tendenziale del 4,7% rilevato a fine ottobre.
Secondo le nuove stime dell'Ocse, alla luce della seconda ondata della pandemia da Covid il Pil italiano si contrarrà quest'anno del 9,1% per poi rimbalzare del 4,3% nel 2021 e del 3,2% nel 2022. L'organizzazione di Parigi migliora le stime rispetto al rapporto di giugno, quando aveva previsto un calo del Pil italiano nel migliore dei casi dell'11,3% e nel peggiore del 14%.
Le stime diffuse oggi da Standard & Poor's vedono il Pil dell'Italia avviarsi a chiudere l'anno a -8,7% (meglio del -8,9% stimato in precedenza). Per l'agenzia di rating nel 2021 ci sarà poi un rimbalzo del 5,3% e nel 2022 una crescita del 3,2% che scenderà all'1,7% nel 2023. Le stime evidenziano, invece, un aumento della disoccupazione, il cui tasso passerà dal 9,1% di quest'anno al 10,5% del 2021 per poi scendere al 10,1% e al 9,5% negli anni seguenti. Ma andiamo con ordine.
Istat, Pil III trimestre +15,9%. Su i consumi +9% e boom degli investimenti (+31%)
Tra luglio e settembre il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del 15,9% rispetto al trimestre precedente contro il +16,1% indicato il 30 ottobre scorso. Nei confronti del terzo trimestre del 2019, l'economia italiana si è invece contratta del 5% contro il calo tendenziale del 4,7% rilevato a fine ottobre. A essere rivista al ribasso è anche la stima del cosiddetto Pil acquisito, quello che si otterrebbe con una variazione nulla nel quarto trimestre: dal -8,2% si è passati a -8,3%.
La stima completa dei conti economici trimestrali, osserva l'Istat, conferma comunque che l’economia italiana "dopo la forte contrazione registrata nella prima metà dell’anno per gli effetti dell’emergenza sanitaria, registra un consistente recupero nel terzo trimestre".
Nel dettaglio, nel terzo trimestre tutti i principali aggregati della domanda interna risultano in crescita rispetto al trimestre precedente, con un aumento del 9,2% dei consumi finali nazionali e del 31,3% degli investimenti fissi lordi. In particolare, la spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato un aumento in termini congiunturali del 15%. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 15,9% e del 30,7%. Aumentano poi le ore lavorate, con un incremento del 21% rispetto al trimestre precedente.
Pmi manifatturiero novembre scende a 51,5 da 53,8
Gli ultimi dati Pmi hanno segnalato un nuovo miglioramento dello stato di salute del settore manifatturiero italiano. La ripresa però ha perso vigore e la crescita della produzione è diminuita a causa dell’ennesimo crollo del volume dei nuovi ordini collegato alle più rigide misure di contenimento collegate al Covid-19.
L'Indice Pmi (Purchasing Managers Index) elaborato da Ihs Markit del settore manifatturiero italiano – che con una sola cifra dà un’immagine degli sviluppi delle condizioni generali del settore manifatturiero – ha registrato a novembre 51,5 e ha segnalato il quinto mese consecutivo di miglioramento dello stato di salute del settore manifatturiero. Diminuendo da 53,8 di ottobre, l’Indice Pmi ha tuttavia segnalato un tasso di crescita più lento.
Guardando all'economia dell'Eurozona, si riconferma a novembre la forte crescita nel manifatturiero. Malgrado l’indice principale si sia contratto a 53,8, da 54,8 di ottobre, è risultato leggermente migliore della precedente stima flash (53,6) e ha segnalato il quinto miglioramento mensile consecutivo delle condizioni operative del settore manifatturiero dell’eurozona. A eccezione dei Paesi Bassi e dell’Irlanda, nel corso dell’ultima indagine tutte le nazioni hanno riportato un indebolimento dei loro rispettivi Pmi.
La Germania è stata la nazione a riportare i risultati migliori, seguita dai Paesi Bassi e l’Irlanda. Forti crescite sono state osservate in Austria e Italia, a differenza delle marginali contrazioni riportate in Spagna e Francia. La Grecia è rimasta la nazione che di gran lunga ha registrato i risultati peggiori.
Ocse migliora stime Pil Italia 2020, -9,1%
Il Pil italiano si contrarrà quest'anno del 9,1% per poi rimbalzare del 4,3% nel 2021 e del 3,2% nel 2022. Lo afferma l'Ocse nell'Economic Outlook di dicembre che migliora le stime rispetto al rapporto di giugno quando aveva previsto un calo del Pil, nel migliore dei casi dell'11,3% e nel peggiore del 14%.
"L'aumento dei contagi, le limitazioni all'attività e l'incertezza hanno arrestato la forte ripresa dell'attività in il terzo trimestre", spiega l'Ocse parlando della seconda ondata della pandemia che ha colpito l'Italia e il resto del mondo. Proprio per questo le previsioni sul Pil per il 2021 sono peggiori rispetto all'outlook di giugno, quando il rimbalzo era previsto tra il 5,5% e il 7,7%. Per l'anno in corso il governo ha previsto nella Nadef un -9%, la Banca d'Italia -9,5% e il Fondo Monetario Internazionale -10,6%.
S&P, in Italia rimbalzo del 5,3% nel 2021
Il Pil italiano, dopo un calo dell'8,7% quest'anno, nel 2021 rimbalzerà del 5,3%. A stimarlo è S&P in un report sull'economia dell'Eurozona alla luce della seconda ondata della pandemia da Covid-19. Per il 2022 l'agenzia di rating prevede una crescita del 3,2%, che scenderà all'1,7% nel 2023. Le stime di S&P evidenziano, invece, un aumento della disoccupazione, il cui tasso passerà dal 9,1% di quest'anno al 10,5% del 2021 per poi scendere al 10,1% e al 9,5% negli anni seguenti.
Ampliando lo sguardo all'economia dell'Eurozona, la crescita si contrarrà del 7,2% quest'anno prima di rimbalzare del 4,8% il prossimo. Secondo S&P, i nuovi lockdown introdotti per contrastare la seconda ondata della pandemia "sebbene molto meno stringenti di quelli di marzo e aprile, hanno interrotto la ripresa in atto".