AGI- “Lo sciopero serve per convincere il datore di lavoro, in questo caso lo Stato, a rinnovare il contratto, esattamente come abbiamo fatto nel privato per alimentaristi e metalmeccanici. Parliamo del diritto al contratto, scaduto da due anni”. È quanto afferma in un’intervista al Corriere della Sera la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, in vista di una astensione dal lavoro dei dipendenti pubblici che viene vista con preoccupazione in un momento come questo, in piena pandemia.
Furlan spiega le motivazioni dell’azione di lotta: “Il governo ha stanziato solo 400 milioni con la manovra 2021. Ma così si avrebbe un contratto inferiore al precedente”, tanto più che “l’ultimo contratto fu rinnovato con 8 anni di ritardo”.
La leader della Cisl contesta il fatto che “non possiamo chiamare un giorno ‘eroi’ i dipendenti pubblici che stanno lavorando senza soste e in situazioni di rischio e il giorno dopo dimenticarcene” ed è “inaccettabile definire imboscato un lavoratore pubblico”, chiosa Furlan che precisa: “Noi avevamo chiesto un accordo sullo smart working, invece il governo ha lasciato tutto in mano ai dirigenti. Col rinnovo dei contratti la materia andrà regolamentata. Non c’è solo un tema di controlli, ma anche di tutele e diritti, a partire da quelli alla disconnessione, alla formazione e alla strumentazione.
Si tratta di accompagnare una vera e propria rivoluzione, uscendo dai luoghi comuni e affrontando il tema in modo serio”.
Il punto, per la segretaria Cisl è che “mancano 600 milioni” e “mi auguro – sottolinea – che il premier ci convochi.
Abbiamo chiesto queste risorse anche per sostenere il processo di digitalizzazione e ammodernamento della Pa, a partire dalla sanità che negli ultimi dieci anni ha subito tagli per 38 miliardi”. (AGI)