AGI - Sei ore di sciopero nazionale dei metalmeccanici: due a partire da subito con assemblee nei luoghi di lavoro e altre 4 ore di stop il 5 novembre. E' la risposta unitaria annunciata da Fiom, Fim e Uilm dopo la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto di un milione e 400 mila lavoratori. Dopo 11 mesi e 13 incontri, ieri il confronto con Federmeccanica si è interrotto dopo che l'associazione delle imprese ha ribadito alle organizzazioni dei lavoratori di volere ancorare l'aumento del salario minimo soltanto all'andamento dell'inflazione. Proposta che, secondo i sindacati, si tradurrebbe in un aumento di 40-42 euro nei prossimi tre anni a fronte dei 156 euro richiesti. "Oggi abbiamo proclamato 6 ore di sciopero, due ore subito facendo assemblee nei luoghi di lavoro, e 4 ore di sciopero generale della categoria il 5 novembre 2020 da realizzare in tutti gli stabilimenti", hanno annunciato i segretari generali di Fiom, Fim e Uilm Francesca Re David, Roberto Benaglia, Rocco Palombella, nel corso di una conferenza stampa.
I sindacati: "Da Confindustria attacco suicida"
Il leader della Fiom, Francesca Re David, definisce "inaccettabile" la posizione di Federmeccanica "di blocco sul salario" sottolineando che "è molto precedente" al Covid. Lo sciopero, ha spiegato, "lo facciamo per riaprire la trattativa, perché noi vogliamo il contratto". "La posizione di Federmeccanica segue la posizione del presidente di Confindustria, Bonomi, che sul contratto dei metalmeccanici ha sferrato un attacco senza precedenti e Federmeccanica non ha fatto altro che ascoltare le sirene di Confindustria", ha sottolineato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, definendo quella di Confindustria "una linea suicida" che mette a rischio tutti i contratti.
Per il segretario della Fim, Roberto Benaglia, "in questa situazione di incertezza c'è la necessità di regole certe. Questo contratto è il banco di prova e possiamo essere i primi a regolare alcune questioni come lo smart working, sul salario. Questo deve essere un autunno di trattativa".
Catalfo: "I contratti vanno rinnovati"
Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, interpellata sullo stop del confronto, ha spiegato che "il rinnovo è lasciato alle parti" ma ha anche sottolineato che "è importante non fermarsi rispetto al rinnovo dei contratti, rispetto a quello che ha colpito l'Italia negli ultimi decenni che è la stagnazione salariale".
I sindacati chiedono però al governo di prendere una posizione. "Ci aspettiamo che governo e maggioranza dicano se sono dalla parte di Bonomi o con le organizzazioni sindacali perché quando sono andati all'assemblea di Confindustria sembravano essere tutti d'accordo con la linea di Bonomi", ha tuonato Palombella. Sulla stessa linea Re David: "Questo contratto riguarda l'intero Paese e ci deve essere un ruolo della politica. Il governo deve usare le politiche industriali e defiscalizzare gli aumenti contrattuali".