AGI - L'attivazione del meccanismo Sure di cassa integrazione europea ha l'effetto di sbloccare 100 miliardi di euro a sostegno dell'economia Ue, in attesa che il Recovery Fund progettato a luglio diventi realtà. L'assegnazione della gran parte di Sure (acronimo di Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) è già cosa fatta. Sui 100 miliardi messi a disposizione dalle garanzie statali dei 27 Paesi Ue, la Commissione ha già dato l'ok allo stanziamento di ben 87,3 miliardi a favore di 16 Stati membri.
All'Italia spetta la fetta più grossa di aiuti, con 27,4 miliardi per finanziare la cassa integrazione e dunque salvaguardare i posti di lavoro durante l'autunno caldo sul quale pende la spada di Damocle della fine del blocco dei licenziamenti. I soldi dello strumento, scrive Paolo Gentiloni su Twitter, sono pronti per essere usati "nelle prossime settimane". Ma affinché le somme arrivino agli Stati, occorre ancora un passaggio per il Consiglio Ue, dove sono rappresentati i Governi nazionali.
Fonti europee confermano all'AGI che il dossier arriverà oggi sul tavolo dei rappresentanti permanenti dei 27 Paesi e poi partirà la procedura scritta che permette di approvare lo stanziamento senza ulteriori riunioni e discussioni. Una scelta procedurale molto chiara, che evidenzia un accordo già raggiunto tra i Paesi e dunque un probabile via libera all'assegnazione già approvata dalla Commissione nella giornata di giovedì o, al più tardi, entro venerdì. Il sostegno al mercato del lavoro si aggiunge, almeno potenzialmente, a quello per le spese sanitarie.
I Paesi europei possono infatti già accedere al canale di credito denominato Pandemic crisis support istituito dal Meccanismo europeo di stabilità.
A disposizione c'è un totale di 240 miliardi di prestiti da spalmare tra chi fa richiesta, con un finanziamento massimo pari al 2% del prodotto interno lordo registrato nel 2019. Per l'Italia si tratta di circa 36 miliardi di euro disponibili da subito a tassi di interesse agevolati. Meno noto, e meno controverso, e' il 'Fondo di garanzia paneuropeo' messo su dalla Banca europea per gli investimenti.
In cassa ci sono 25 miliardi di euro che consentiranno al gruppo Bei di mobilitare fino a 200 miliardi grazie a una partnership con finanziatori locali e altri istituti di promozione nazionali. Almeno il 65% dei finanziamenti e' destinato alle piccole e medie imprese, mentre una quota massima del 23% andrà alle imprese con almeno 250 dipendenti, ma con restrizioni per i 'big' con un organico superiore ai 3.000 lavoratori.
Fino al 5% dei finanziamenti andrà alle imprese del settore pubblico e agli enti che operano nel settore della sanità o della ricerca medica. Oltre a Sure, Mes e Bei, la Commissione europea ha calcolato lo stanziamento - dall'inizio della crisi - di 70 miliardi di euro erogati dal bilancio corrente, ovvero dal quando finanziario pluriennale che scade nel 2020. A questi si dovrebbero aggiungere, dal prossimo anno, i 750 miliardi previsti dal piano Next Generation EU (meglio noto in Italia come Recovery Fund). Ma perché i fondi europei per la ripresa arrivino è necessario l'ok dei Parlamenti nazionali alle nuove risorse proprie, già ribattezzate 'eurotasse', necessarie come garanzia per consentire alla Commissione europea di reperire sul mercato la somma con l'emissione dei titoli comuni.