AGI - "Se permangono certe condizioni nel giro di due mesi ci fermeremo con gravi ripercussioni sull'occupazione: ci sono 1.500 famiglie a rischio che arrivano a 5 mila considerando l'indotto". E' preoccupato Gianbattista La Rocca, amministratore delegato di Italo-Ntv, che in un'intervista a "la Repubblica" dice di sperare ancora in un ripensamento da parte del Cts, il Comitato tecnico scientifico, sulla questione del tetto alla capienza per i convogli dell'Alta velocità imposta dalla norma anti-Covid che limita al 50% dei posti solo Italo e i Frecciarossa, mentre a tutto il trasporto pubblico locale è consentito arrivare all'80%, e che La Roccca stesso definisce "norma Arlecchino".
Secondo l'ad di Italo, "c'è disparità tra i mezzi di trasporto e c'è anche tra imprese concorrenti. Trenitalia, da azienda di Stato, opera anche gli intercity e i regionali. Sono tratte sussidiate mentre noi andiamo avanti con le nostre forze, senza alcun aiuto pubblico. I nostri ricavi dipendono solo dai biglietti venduti. Abbiamo due conti economici completamente differenti".
"Lavoriamo in condizioni insostenibili per un'azienda: oggi non copriamo nemmeno i costi operativi", dice La Rocca mentre fa un po' di conti: "In 9 anni abbiamo acquistato 51 treni, che vanno pagati. La situazione è ingestibile e non vorrei che ciò apparisse come una minaccia: è solo la costatazione che con questo livello di ricavi l'azienda non ce la fa a stare in piedi. Se permangono certe condizioni - ripete La Rocca - dal 1 ottobre ridurremo i servizi da 87 a 60 giornalieri. Quindi nel giro di due mesi ci fermeremo con gravi ripercussioni sull'occupazione".